Il caso forse più grottesco, tanto da sembrare una triste barzelletta, è quello del Consiglio economico-sociale delle Nazioni Unite che un anno fa ha ritenuto di condannare per violazione dei diritti delle donne uno e un solo paese: Israele.
Con l’attacco aereo contro l’impianto di Osirak del giugno 1981, Israele impedì all’Iraq di Saddam Hussein di acquisire la bomba atomica, e nel settembre 2007 impedì alla Siria di Bashar Assad di sviluppare l’atomica attaccando l’impianto di Al Kibar.
Ogni tanto qualcuno se ne esce con una sesquipedale baggianata. Poi qualcun altro, anziché sbellicarsi e buttarla nel cestino, la piglia per buona e inizia a farla circolare.
Probabilmente molti in Occidente pensano che i sentimenti di orrore e di condanna per il massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del settembre 1972 siano un fatto universale, un po’ come il raccapriccio e la riprovazione per le agghiaccianti decapitazioni in video o il turpe mercato di schiave del sesso yazide perpetrati pochi anni fa dall’Isis.
In questa stagione non c’è mass-media che non si senta in dovere di consigliare ai propri lettori un po’ di libri da “portarsi in vacanza” nel fiducioso assunto che in vacanza i lettori non abbiano molto altro da fare
Nell’episodio 10 della terza stagione della geniale serie di cartoni animati Rick and Morty, compare un funzionario che dà questa notizia al presidente americano: “Israele e Palestina hanno annunciato una tregua permanente: hanno firmato una certa cosa chiamata Accordo Abbastanza Ovvio Se Ci Pensi”.
L’ex parlamentare britannico George Galloway non è che un vecchio arnese del più vieto pregiudizio anti-israeliano. Se ci occupiamo di lui è solo perché è incorso in un infortunio web troppo gustoso per non essere ricordato, seppure a qualche mese di distanza.
Esiste un poster degli anni ’30 che affascina i palestinesi tanto da essere diventato un’icona del loro irredentismo. Contiene un’accattivante immagine stilizzata della città vecchia di Gerusalemme accompagnata dalla scritta: Visit Palestine, “visitate la Palestina”. Ciò che sfugge ai tantissimi palestinesi e loro sostenitori che lo esibiscono orgogliosi nelle case, nei negozi, negli uffici o sui social network, è che si tratta di un poster squisitamente sionista.
Da tempo le critiche più severe alla “corrotta, litigiosa e incompetente” leadership palestinese provengono dall'interno dello stesso mondo palestinese, tanto che quasi non fanno più notizia.