A conclusione di un articolo appassionante anche se un po’ disordinato che abbiamo proposto su israele.net, Ira Sharkansky, professore di scienze politiche all’Università di Gerusalemme, scrive: “Ogni commento è ben accetto, ma si resista alla tentazione di offrire la ricetta per la soluzione
Il punto, come al solito, è l’informazione. Certo, ognuno ha diritto alla propria opinione sulla nomina di Avigdor Lieberman a ministro della difesa e – se crede – ad esprimere preoccupazione.
Era il mese di marzo del 1996: vent’anni fa. Il processo di pace di Oslo era stato lanciato da due anni e mezzo con la celebre stretta di mano Rabin-Arafat alla Casa Bianca
Benché fossimo tutti comprensibilmente assorbiti dai tragici fatti di Parigi e dalle loro conseguenze, pare perlomeno curioso – in realtà, inquietante – che sia passata sotto silenzio una notizia che dovrebbe far saltare sulla sedia chiunque si occupi con qualche competenza del conflitto israelo-arabo-palestinese e del (mancato) processo di pace.
I sassi possono uccidere. Lo sanno gli italiani che ricordano la piccola Maria Jlenia Landriani, due mesi e mezzo di vita, uccisa il 22 aprile 1986 da sassi lanciati sulla provinciale Milano-Lentate
Lo sanno tutti. Le ricorrenti, ossessive campagne per boicottare Israele, per espellerlo dagli enti internazionali, per condannarlo davanti ai “tribunali” delle Nazioni Unite, per dipingerlo come uno stato che pratica l’apartheid, per isolarlo e diffamarlo davanti all’opinione pubblica mondiale non migliorano di una virgola la condizione degli arabi palestinesi
Certamente animati dalle migliori intenzioni (il che talvolta comporta l’aggravante della stoltezza), nella parrocchia dell’ameno paesino di Ambivere, in provincia di Bergamo, si sono inventati un toccante memoriale dedicato ai morti della guerra di Gaza.
In un editoriale sul Corriere della Sera del 14 agosto, l’ottimo Giovanni Belardelli si interroga sulla “singolare schizofrenia” di cui sembrano preda “le autorità e le opinioni pubbliche dei paesi occidentali” visto il “ritardo con cui hanno preso atto” dei crimini e dei massacri inenarrabili che si stanno consumando contro minoranze cristiane, curde e yazidi nell’Iraq conquistato dall’ISIS
Circola da molto tempo quella che vorrebbe essere una sintetica e definitiva narrazione della “questione palestinese” costruita accostando quattro mappe storiche in ordine cronologico
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