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Giovedì sera, dopo un colloquio telefonico con il presidente Usa Joe Biden, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiarito la sua posizione circa il riconoscimento di uno stato palestinese. “La mia posizione si riassume nelle due frasi seguenti – ha detto Netanyahu – 1. Israele rifiuta categoricamente i diktat internazionali per quanto riguarda una composizione permanente con i palestinesi. Tale composizione sarà raggiunta solo attraverso negoziati diretti tra le parti, senza precondizioni. 2. Israele continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese. Un tale riconoscimento, sulla scia del massacro del 7 ottobre, darebbe un’enorme ricompensa a un terrorismo senza precedenti e impedirebbe qualsiasi futuro accordo di pace.”

Secondo le Forze di Difesa israeliane, le perquisizioni in corso nell’ospedale Nasser di Khan Younis (striscia di Gaza meridionale) hanno finora portato all’arresto di più di 20 terroristi che hanno attivamente preso parte ai massacri del 7 ottobre. Le forze d’élite israeliane hanno anche trovato all’interno dell’ospedale mortai, granate e altre armi appartenenti a Hamas. L’esercito afferma che “continuerà a operare in conformità con il diritto internazionale contro il gruppo terrorista Hamas che agisce sistematicamente dall’interno di ospedali e altre infrastrutture civili”.

Secondo quanto riferito giovedì dall’organo d’informazione saudita Al-Arabiya, Hamas avrebbe rifiutato l’offerta israeliana di liberare tutti gli ostaggi deportati nella striscia di Gaza in cambio della scarcerazione di 1.500 palestinesi detenuti per terrorismo.

Il Coordinatore delle attività governative israeliane nei territori ha pubblicato foto del contenuto di 500 camion di aiuti umanitari sul versante di Gaza del valico di Kerem Shalom, già ispezionati da Israele, che attendono da giorni di essere distribuiti dalle organizzazioni Onu. “Le Nazioni Unite devono incrementare le loro operazioni”, afferma il Coordinatore.

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Il portavoce delle Forze di Difesa israeliane, Daniel Hagari, ha affermato giovedì sera che le truppe hanno arrestato decine di sospetti terroristi nell’ospedale Nasser, a Khan Younis, nel sud della striscia di Gaza. Tra gli arrestati nell’ospedale, un autista di ambulanza di Hamas che ha partecipato all’assalto del 7 ottobre, un altro sospetto che ha ammesso d’aver preso parte agli attacchi e un agente del gruppo terrorista FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina). I soldati hanno trovato armi, esplosivi e mortai all’interno dei locali dell’ospedale. Secondo l’interrogatorio di un agente di Hamas catturato, almeno 10 ostaggi sono stati tenuti nell’ospedale Nasser, circostanza che corrisponde a quanto testimoniato da alcuni ostaggi rilasciati.

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Il Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Martin Griffiths ha tentato di spiegare la sua affermazione secondo cui “Hamas non è un gruppo terrorista ma un movimento politico”. Pur riconoscendo che il 7 ottobre Hamas ha commesso “atti di terrorismo orribili e riprovevoli” tuttavia, ha twittato Griffiths giovedì, “Hamas non è sulla lista dei gruppi designati come organizzazioni terroristiche dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.

Servizi di sicurezza e Forze di Difesa israeliane hanno annunciato l’uccisione mirata in un attacco con droni, mercoledì, di Ahmad Gol, un comandante del Battaglione Shati di Hamas che aveva partecipato al massacro del 7 ottobre e, una volta rientrato a Gaza, aveva tenuto in ostaggio la soldatessa Noa Marciano all’interno dell’ospedale Shifa, dove venne uccisa. La salma venne successivamente recuperata dalle Forze di Difesa israeliane.

Il Sottosegretario generale Onu e capo dell’agenzia “UN Relief” Martin Griffiths ha detto mercoledì a Sky News che non considera Hamas un gruppo terroristico. “Hamas non è un gruppo terroristico – ha detto Griffiths – Come sapete, per noi è un movimento politico”. Commento su X del portavoce del governo israeliano, Elyon Levy: “Martin Griffiths nega che Hamas sia un’organizzazione terroristica. Non c’è da stupirsi che stia abusando del suo potere per salvare la pelle a Hamas, dopo l’attacco terroristico più sanguinoso dall’11 settembre, invece di chiederne la resa”. Anche l’account nazionale di Israele su X ha commentato l’intervista, scrivendo: “Secondo il capo di UN Relief, Hamas non è un’organizzazione terroristica. E’ un’organizzazione politica che di tanto in tanto uccide, stupra e rapisce civili per sfogarsi. Che abominio sono diventate le Nazioni Unite”.

La Federazione Sionista d’Australia ha condannato una dichiarazione congiunta rilasciata da Australia, Nuova Zelanda e Canada che esorta Israele a non lanciare un’operazione contro le roccaforti di Hamas nella città di Rafah, nel sud della striscia di Gaza. “È estremamente sconfortante e francamente irragionevole che il governo chieda la rimozione di Hamas dal potere come unica via per porre fine alla guerra e contemporaneamente chieda a Israele di astenersi dall’entrare a Rafah per rimuovere l’ultima roccaforte rimasta di Hamas – afferma il presidente della Federazione Sionista d’Australia, Jeremy Leibler – Ciò pone Israele in una posizione impossibile e costituisce un precedente secondo cui le organizzazioni terroristiche godranno di immunità nascondendosi dietro i civili. La guerra tra Hamas e Israele potrebbe finire domani se solo Hamas si arrendesse e liberasse gli ostaggi. Il governo australiano ha giustamente ribadito questo punto, ma noi esortiamo tutti i governi, compreso quello australiano, a concentrare i propri sforzi per esercitare questa pressione su Hamas. Questa è l’unica via per affrontare la rilevante crisi umanitaria a Gaza e porre fine alla guerra”.

“Le autorità di sicurezza israeliane hanno approvato la fornitura di servizi Starlink presso l’ospedale da campo degli Emirati Arabi Uniti che opera a Rafah”. Lo afferma mercoledì una nota del Ministero delle Comunicazioni israeliano, che spiega: “Le connessioni Starlink a bassa latenza e alta velocità consentiranno video-conferenze con altri ospedali e diagnostica remota in tempo reale”.