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Con un ulteriore atto di crudele terrorismo psicologico, dopo aver mostrato tre ostaggi in vita in un video diffuso domenica, Hamas ha annunciato lunedì la morte di due di loro (Yossi Sharabi, 53 anni, e Itai Svirsky, 38 anni) con un video in cui fa dire al terzo ostaggio, la 26enne Noa Argamani, che i suoi due compagni di prigionia sono rimasti uccisi a causa di operazioni militari israeliane. Svirsky era stato rapito il 7 ottobre dal kibbutz Be’eri. Sua madre Orit, 70 anni, e suo padre Rafi, 71 anni, erano stati ucciso sul posto. Anche Sharabi e suo figlio Oren, di 13 anni, erano stati rapiti dal kibbutz Be’eri. Il figlio Oren è stato rilasciato durante la tregua di fine novembre.

Le Forze di Difesa Israeliane hanno pubblicato domenica una serie di dati relativi alle loro operazioni. Secondo i dati, nella striscia di Gaza dall’inizio della guerra sono stati uccisi dalle Forze di Difesa israeliane più di 9.000 combattenti di Hamas e altri gruppi terroristici, che vanno ad aggiungersi ai circa 1.000 terroristi uccisi all’interno di Israele immediatamente dopo l’attacco del 7 ottobre. In Libano, reagendo ai continui attacchi del gruppo sciita libanese Hezbollah sostenuto dall’Iran, le Forze di Difesa israeliane stimano d’aver ucciso più di 170 operativi terroristi, per lo più membri di Hezbollah. Dall’inizio della guerra, circa 9.000 ordigni sono stati lanciati da Gaza su Israele, altri 2.000 dal Libano e circa 30 dalla Siria. In totale finora Israele ha agevolato l’ingresso nella Striscia di Gaza di 7.653 camion di aiuti umanitari, previamente ispezionati dalle autorità israeliane ai valichi di Nitzana e Kerem Shalom. I camion hanno trasportato un totale di 137.920 tonnellate di aiuti (generi alimentari, forniture per alloggi, materiale medico, acqua potabile ecc.). Per avvertire i civili di mettersi al ripario dalle zone di combattimento, le Forze di Difesa israeliane hanno effettuato 79.000 telefonate dirette, distribuito 7,2 milioni di volantini, inviato 13,7 milioni di SMS e 15 milioni di chiamate registrate. Dall’inizio della guerra sono entrati in servizio complessivamente 295.000 riservisti (81% uomini, 19% donne) di età compresa fra 20 e 69 anni. Circa 45.000 riservisti prestano servizio nonostante siano titolari di esenzione. Dei riservisti, circa 115.000 sono padri e 3.000 sono madri. Dal 7 ottobre sono rimasti uccisi 522 soldati (188 dall’inizio della controffensiva di terra il 27 ottobre), altri 2.536 sono rimasti feriti o mutilati. Israele conta anche 19 soldati uccisi per errore da fuoco amico a Gaza, e altri 36 morti in vari incidenti collegati alle operazioni militari.

Hamas ha pubblicato un nuovo video di terrorismo psicologico che mostra tre ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza: Noa Argamani, Yossi Sharabi e Itay Svirsky. Non ci sono informazioni che indichino quando sono stati girati i video. La maggior parte dei media israeliani danno la notizia, ma non pubblicano i video dei terroristi Hamas.

Le Forze di Difesa israeliane hanno diffuso domenica la registrazione di telefonate di abitanti di Gaza che, parlando con ufficiali dell’Unità 504 della Divisione Intelligence, stramaledicono Hamas e i suoi capi e chiedono a Israele di ucciderli. “Dì ai tuoi leader: gli uomini di Hamas sono all’estero, fuori dalla Palestina, fotteteli fuori dalla Palestina, uccideteli – dice un palestinese di Gaza – Ve lo dico a nome della nostra nazione. Sto qui da solo e sono fregato. Tutto è distrutto. Sono tutti all’estero, stanno negli alberghi. Si fottano. Siano maledetti i loro padri. Se ne stanno nelle camere d’albergo”. Un altro abitante di Gaza definisce Hamas “cani” e dice che Allah li maledirà. “Ascolta, ascolta quello che dicono le persone intorno a me, che Allah ci protegga da te, Hamas – dice il palestinese – Allah maledirà loro e quelli che hanno votato per loro. Ci hanno distrutto, portandoci indietro di cento anni. Possa Allah portare il disastro su di loro. Il nostro popolo è loro ostaggio. Quei cani si approfittano del loro potere su di noi”. Clicca per gli audio originale sul Jerusalem Post (con sottotitoli in inglese)

Shawan Jabarin, direttore di Al-Haq, un’organizzazione palestinese per i “diritti umani”, è stato notato la settimana scorsa nella delegazione sudafricana alla Corte Internazionale di Giustizia. Ma Jabarin ha una storia come importante membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), un gruppo armato designato come terrorista da circa 30 paesi occidentali oltre che da Israele. In una sentenza del 2007, la Corte Suprema israeliana ha descritto Jabarin come un “Dr. Jekyll e Mr. Hyde” dal doppio ruolo: nella ong Al-Haq reclutava membri per il gruppo terrorista Fplp. Secondo un rapporto del ministero israeliano per la Diaspora e la Lotta all’Antisemitismo, l’Fplp ha pubblicamente rivendicato una propria responsabilità nell’attacco del 7 ottobre, esortando i palestinesi a parteciparvi tramite il suo account Telegram.

La zona cuscinetto della striscia di Gaza lungo il confine egiziano, conosciuta come Corridoio Filadelfia, deve essere sigillata per prevenire un ulteriore contrabbando di armi. “Non possiamo porre fine alla guerra senza sigillare quella breccia”, ha spiegato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in conferenza stampa sabato sera, perché altrimenti elimineremo Hamas e smilitarizzeremo Gaza solo per ritrovarci nuovamente con altre armi che entrano a Gaza attraverso l’accesso meridionale. Palando poche ore dopo che il Wall Street Journal aveva riferito che le Forze di Difesa israeliane stanno pianificando un’operazione militare al confine fra Egitto e Gaza, Netanyhau ha precisato che “ci sono diverse opzioni” su come sigillare le brecce in quell’area “ma non è stata nessuna decisione, tranne una: che deve essere bloccata”. In base al trattato di pace con l’Egitto del 1979, Israele ha mantenuto il controllo sullo stretto corridoio lungo 14 km, ma l’ha abbandonato quando si è ritirato da tutta la striscia di Gaza nell’estate 2005. L’Egitto gestisce un valico di frontiera con Gaza a Rafah, ma è noto che Hamas ha costruito e utilizzato numerosi tunnel sotto il corridoio per contrabbandare armi e terroristi. Oggi Israele teme che i tunnel possano essere usati anche per portar via degli ostaggi, già ora usati come scudi umani a protezione dei capi di Hamas.

Da un sondaggio d’opinione condotto dall’Arab Center for Research and Policy Studies su 8.000 cittadini arabi in 16 paesi diversi risulta che il 67% degli intervistati definisce “una legittima operazione di resistenza” quella che il questionario stesso indicava come “l’operazione militare attuata da Hamas” il 7 ottobre. Secondo il sondaggio, il 19% degli intervistati ha risposto che l’attacco era legittimo ma “con difetti”, il 3% che era legittimo ma “ha comportato atti atroci o criminali”. Solo il 5% degli arabi intervistati ha definito “illegittimo” il massacro del 7 ottobre. Circa le motivazioni dell’attacco di Hamas, il 35% ritiene che la ragione principale fosse “l’occupazione israeliana della terra palestinese”, il 24% dà come motivo principale “difendere la moschea di al-Aqsa (di Gerusalemme) dalle aggressioni”. Solo l’8% degli intervistati ritiene che la ragione principale fosse “il blocco della striscia di Gaza”, e soltanto il 2% condivide l’idea che dietro all’attacco ci fosse la mano dell’Iran.

Manifestazione a sostegno degli Houthi il 12 gennaio 2024 a Sanaa, nello Yemen. Le bandiere degli Houthi recano la seguente scritta: “Dio è grande, morte all’America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei, vittoria per l’islam” (clicca per ingrandire)

“Le affermazioni del Sudafrica contro Israele sono prive di fondamento. Non è stata presentata alcuna prova, tranne quelle di una guerra difensiva e morale senza eguali”. Lo ha dichiarato venerdì il ministro degli esteri israeliano Israel Katz dopo le udienze alla Corte Internazionale di Giustizia per l’accusa di genocidio mossa dal Sud Africa a Israele. “A quando pare – ha aggiunto Katz – quando si tratta di Israele il doppio standard di alcuni paesi è sorprendentemente sfacciato”. Katz ha accusato il Sudafrica stesso di violare la Convenzione sul Genocidio “sostenendo l’organizzazione terroristica Hamas, che invoca l’eliminazione dello stato di Israele”.

Successivamente Katz ha twittato: “Il presidente della Turchia, il paese che ha commesso il genocidio degli armeni e pensava che il mondo avrebbe taciuto, oggi si è detto ‘orgoglioso’ d’aver consegnato al tribunale dell’Aia materiali che accuserebbero Israele di genocidio. Noi non abbiamo dimenticato i massacri degli armeni, dei curdi. La vostra storia parla da sola. Siete voi i veri autori di genocidio. Noi ci stiamo difendendo dai vostri barbari alleati”.

“Un’organizzazione terroristica commette il peggior crimine contro il popolo ebraico dai tempi della Shoà e ora arriva qualcuno a difenderla in nome della Shoà. Che faccia tosta”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un video messaggio diffuso giovedì. “L’ipocrisia del Sudafrica urla dal cielo: dov’eri, Sud Africa, quando milioni di persone venivano uccise o sfollate dalle loro case in Siria e Yemen, e da chi? Dai soci di Hamas!”, ha aggiunto Netanyahu accusando il Sudafrica di “rappresentare dei mostri” e di “accusare Israele di genocidio mentre Israele sta combattendo il genocidio”. Netanyahu ha ribadito che Israele “continuerà a combattere i terroristi” e continuerà “a respingere le menzogne e a proteggere il nostro giusto diritto di difenderci e garantire il nostro futuro”.

Con una dichiarazione pubblicata giovedì sul suo canale Telegram, Hamas ha espresso apprezzamento e sostegno all’accusa del Sudafrica contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia. “Il Sudafrica – ha dichiarato Mark Regev, portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in un’intervista giovedì a Sky News in arabo – sta lavorando come braccio legale di Hamas”.