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Durante lo scorso fine settimana una squadra composta dal Abed Khalaileh, direttore del dipartimento trapianti di rene dell’ospedale Hadassah di Gerusalemme, e Sammer Diab, chirurgo vascolare del Rambam Health Care Campus di Haifa, accompagnati da 25 medici e paramedici israeliani membri della ong Physicians for Human Rights, sono entrati nella striscia di Gaza dove hanno eseguito trapianti di rene su due giovani donne palestinesi. La delegazione ha anche portato a Gaza medicinali e attrezzature mediche, ha curato altri pazienti e ha condotto corsi di formazione sulla salute mentale per il personale medico locale. L’operazione è stata realizzata dopo alcune settimane di preparazione e coordinamento con l’ospedale di Gaza.

Due israeliani sono stati feriti martedì sera al raccordo di Tapuach (Cisgiordania) in quello che è apparso come un deliberato investimento con auto di matrice terroristica. L’investitore inizialmente è fuggito. In serata, un palestinese 21enne di Nablus si è consegnato alle forze di sicurezza sostenendo che si era trattato di un incidente dovuto a scarsa visibilità.

La Commissione affari interni e ambiente della Knesset ha approvato lunedì mattina, con ampio sostegno sia da parlamentari di maggioranza che di opposizione, un disegno di legge volto a revocare la cittadinanza israeliana a terroristi che ricevono compensi monetari dall’Autorità Palestinese. Una volta approvata dalla Knesset in sessione plenaria, la nuova norma consentirà l’espulsione nei territori dell’Autorità Palestinese o a Gaza dei terroristi pagati anche solo una volta dall’Autorità Palestinese. Israele non è l’unico stato che prevede la revoca della cittadinanza ai terroristi. Durante il dibattito in commissione è stato più volte citato il caso di Shamima Begum, una cittadina britannica arruolatasi nello Stato Islamico (Isis) in Siria, dove ha prestato servizio come esecutrice e reclutatrice per il gruppo terroristico. Dopodiché il ministro dell’interno britannico Sajid Javid le ha revocato la cittadinanza britannica, decisione confermata dalla Corte Suprema del Regno Unito.
In serata il disegno di legge è passato in prima lettura alla Knesset con 89 contro 8.

Domenica le Forze di Difesa israeliane in servizio sulle alture del Golan meridionali hanno avvistato due uomini armati che tentavano di superare la barriera di confine per introdursi dalla Siria in Israele. I soldati hanno sparato ferendo mortalmente uno dei due, mentre l’altro è fuggito in territorio siriano. Sabato notte un palestinese armato di pistola che tentava di infiltrarsi nell’abitato ebraico di Kedumim, Cisgiordania nord, è stato avvistato grazie alle telecamere di sorveglianza, affrontato e ucciso dall’intervento delle guardie di sicurezza. Poche ore prima, un altro palestinese aveva aperto il fuoco verso un ristorante presso il raccordo Almog, vicino a Gerico (Cisgiordania), per poi darsi alla fuga quando la sua arma si è inceppata.

Molti palestinesi in Cisgiordania e Gaza hanno festeggiato per le strade la strage terroristica di sette ebrei israeliani falciati a sangue freddo, venerdì sera, all’uscita da una sinagoga nel quartiere Neve Ya’akov di Gerusalemme nord. I mass-media palestinesi hanno riferito di celebrazioni in varie città della Cisgiordania, tra cui Ramallah, Nablus e Jenin, e in alcune parti di Gerusalemme est. I video mostrano fuochi d’artificio, spari in aria, automobilisti che suonano il clacson, folle che ballano e cantavano per le strade. In diverse località della striscia di Gaza, centinaia di palestinesi hanno inscenato festeggiamenti con la pubblica distribuzione di grandi vassoi di dolci. Clicca qui per foto e video L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, ha postato un video delle celebrazioni definendolo “nauseante”. E ha aggiunto: “Ecco il risultato di decenni di istigazione palestinese all’odio, ignorata dal resto del mondo”.

La vittime dell’attentato palestinese del 27 gennaio 2023 a Gerusalemme. In senso orario da destra in alto: Asher Natan 14 anni; Eli, 48 anni, e Natali Mizrahi, 45 anni; Ilya Sosansky, 26 anni; Rafael Ben Eliyahu, 56 anni; Irina Korolova, 59 anni; Shaul Hai, 68 anni (clicca per ingrandire)

Due israeliani gravemente feriti, sabato mattina, nel sito archeologico Città di Davide, a Gerusalemme, nel secondo attentato terroristico delle ultime 24 ore. L’attentatore, un ragazzino palestinese sui 13 anni residente nel vicino quartiere di Silwan (Gerusalemme est), ha aperto il fuoco su un gruppo di cinque civili ebrei in via Ma’alot Ir David, all’ingresso del sito archeologico, ed è stato immediatamente colpito e ferito da due civili in possesso di porto d’armi. Gli israeliani feriti sono un 22enne volontario dei servizi di soccorso Magen David Adom (Stella Rossa di Davd) e suo padre di 59 anni. Il portavoce di Hamas, Hasem Kassem, ha celebrato l’attentato definendolo “l’eroica azione a Silwan”.

Filmati delle telecamere di sicurezza mostrano il giovanissimo terrorista palestinese in agguato dietro auto parcheggiate prima di sparare sul gruppo di visitatori ebrei (clicca per ingrandire)

L’arma usata dal terrorista 13enne palestinese nell’attentato a Gerusalemme di sabato mattina (clicca per ingrandire)

Due delle sette vittime dell’attentato di venerdì sera a Gerusalemme: Eli e Natali Mizrachi, marito e moglie di 48 e 45 anni, uccisi dal terrorista palestinese quando sono usciti di casa per prestare soccorso alle prime vittime davanti alla sinagoga Ateret Avraham (clicca per ingrandire)

Almeno 7 israeliani uccisi e tre feriti in un attacco con armi da fuoco venerdì sera (alle 8.15 ora locale) presso la sinagoga Ateret Avraham di Neve Yaakov, un quartiere di Gerusalemme nord vicino al confine con l’Autorità Palestinese. Lo hanno riferito fonti mediche e della polizia israeliana. Il terrorista, un 21enne di Shuafat (quartiere arabo palestinese di Gerusalemme nord), ha aperto il fuoco “per diversi minuti” sulle persone che uscivano dalla sinagoga dopo le preghiere del venerdì sera (inizio dello Shabbat) ed è stato poi ucciso in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza mentre cercava di raggiungere il quartiere arabo di Beit Hanina. Il portavoce locale di Hamas, Mohammed Hamada, ha definito l’attentato di Gerusalemme un “eroico atto di vendetta per il massacro di Jenin”, con riferimento allo scontro a fuoco di giovedì fra terroristi palestinesi e soldati israeliani. Un alto esponente della Jihad Islamica Palestinese a Gaza ha elogiato l’attentato definendolo “un segno che Cisgiordania e striscia di Gaza sono unite contro il nemico israeliano”. Segnalati festeggiamenti in varie località palestinesi, con fuochi d’artificio e spari in aria. Giovedì notte erano stati lanciati sette razzi da Gaza contro Israele. Quattro sono stati intercettati dal sistema di difesa “Cupola di ferro”, mentre tre si sono abbattuti su aree non edificate. Alcuni altri razzi sono ricaduti all’interno della striscia di Gaza. In risposta, le Forze di Difesa israeliane avevano attaccato obiettivi terroristici a Gaza. La Jihad Islamica ha rivendicato la responsabilità dei lanci di razzi.

Neve Yaakov, Gerusalemme, venerdì 27 gennaio (giornata internazionale delle memoria della Shoà): attentato terrorista palestinese contro ebrei all’uscita da una sinagoga (clicca per ingrandire)

Unità delle Forze di Difesa israeliane sono intervenute giovedì mattina a Jenin (Cisgiordania nord) per sventare un imminente attacco terroristico da parte di un commando locale del gruppo terroristico Jihad Islamica Palestinese. I terroristi della Jihad Islamica hanno tentato di impedire gli arresti attaccando i militari con con armi da fuoco ed esplosivi. Ne è seguito un violentissimo scontro a fuoco durante il quale – secondo fonti dell’Autorità Palestinese – sono rimasti uccisi nove palestinesi: otto miliziani armati e  donna di 60 anni. L’ala locale della Jihad Islamica ha confermato che i suoi membri hanno aperto il fuoco e lanciato ordigni esplosivi sulle truppe israeliane. Diversi mezzi delle forze israeliane sono stati danneggiati, ma non si registrano vittime fra i militari. L’esercito ha detto che sta cercando di verificare la notizia di fonte palestinese relativa alla morte di una donna non coinvolta negli scontri. Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, ha dichiarato che Israele “sta compiendo un massacro a Jenin nel silenzio del mondo”. In seguito, Abu Mazen ha proclamato tre giorni di lutto, ordinando di mettere le bandiere a mezz’asta per piangere “le anime dei martiri nel massacro dell’occupazione nel campo profughi di Jenin”. Un ufficiale israeliano citato da Times of Israel ha detto che le Forze di Difesa israeliane si preparano “a qualsiasi scenario”, compreso il possibile lancio di razzi dalla striscia di Gaza come reazione dei terroristi di Hamas e Jihad Islamica.

Uno dei miliziani palestinesi morti nello scontro a fuoco di giovedì 26 gennaio a Jenin, identificato da fonti palestinesi come Izzidin Yassin Salahat, membro delle Brigate Martiri di Al-Aqsa, gruppo terroristico affiliato Fatah (clicca per ingrandire)

Adham Jabarin, una capo delle Brigate Martiri di al-Aqsa, morto lo scorso 19 gennaio in uno scontro a fuoco con soldati israeliani a Jenin (clicca per ingrandire)

Il gruppo terroristico Hezbollah ha costruito non meno di 20 torri d’osservazione lungo il confine tra Libano e Israele. Lo ha riferito lunedì YnetNews spiegando che le torri sono presidiate da membri di Hezbollah in abiti civili 24 ore al giorno. Israele ha più volte documentato e denunciato attività illegali condotte da Hezbollah lungo il confine israelo-libananese sotto le mentite spoglie di un gruppo ambientalista chiamato “Green Without Borders”. Hezbollah ha intrapreso la costruzione delle torri nel periodo in cui Israele ha iniziato a costruire una barriera rafforzata lungo i 140 km di confine. Le torri di Hezbollah, alte 18 metri, si trovano a ridosso della barriera. La risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite vieta la presenza di qualunque forza armata a sud del fiume Litani (ad eccezione del regolare esercito libanese e dei caschi blu Unifil). Le Forze di Difesa israeliane tengono monitorate le attività di Hezbollah e ai residenti israeliani che vivono presso il confine è stato assicurato che gli avamposti verrebbero immediatamente rasi al suolo qualora il gruppo terroristico sostenuto dall’Iran avviasse un’escalation militare.

Una torre illegale di Hezbollah a ridosso del confine con Israele (clicca per ingrandire)