Sezione: News

La fazione Fatah, che fa capo al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, ha rilasciato una dichiarazione in cui respinge il coinvolgimento iraniano negli affari interni palestinesi. “Questa interferenza esterna, in particolare da parte dell’Iran – si legge nella nota – non ha altro obiettivo che seminare il caos nell’arena interna palestinese, il che andrà solo a vantaggio dell’occupazione israeliana e dei nemici del nostro popolo. Non permetteremo che la nostra sacra causa e il sangue del nostro popolo vengano sfruttati per ambigui complotti, che non hanno nulla a che fare con loro. Staremo all’erta e taglieremo la mano che cerca di intromettersi nei nostri affari”. L’Iran è considerato uno dei principali sponsor statali dei gruppi terroristici Hamas e Jihad Islamica Palestinese ai quali da anni fornisce denaro, armi e addestramento.

In una video-dichiarazione diffusa martedì sera, il capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, ha espresso le scuse ufficiali delle Forze di Difesa israeliane per il mortale attacco condotto per un “errore di identificazione” ad un convoglio umanitario a Gaza. “Sette dipendenti della World Central Kitchen sono rimasti uccisi – dice Halevi – La World Central Kitchen è un’organizzazione le cui persone lavorano in tutto il mondo, anche in Israele, per fare del bene in condizioni difficili. Le Forze i Difesa israeliane operano a stretto contatto con la World Central Kitchen e apprezzano molto l’importante lavoro che svolgono”. Halevi afferma che l’esercito ha già completato una indagine preliminare: “Si è trattato di un errore conseguente ad un’errata identificazione, di notte, durante una guerra combattuta in condizioni molto complesse. Non sarebbe dovuto succedere”. Ribadendo che non c’era “nessuna intenzione di colpire gli operatori umanitari della World Central Kitchen”, Halevi aggiunge che le Forze israeliane hanno istituito un nuovo Centro di comando umanitario “per migliorare il modo in cui coordiniamo la distribuzione degli aiuti a Gaza: continueremo a intraprendere azioni immediate per garantire che venga fatto di più per proteggere gli operatori umanitari”. L’incidente sarà indagato anche da un organismo “indipendente”, continua Halevi, e le Forze di Difesa attueranno immediatamente le sue conclusioni, che verranno condivise con la World Central Kitchen e altre rilevanti organizzazioni internazionali. “Questo incidente è stato un grave errore – conclude il capo di stato maggiore – Israele è in guerra con Hamas, non con la popolazione di Gaza. Siamo addolorati per il danno involontario e condividiamo dal profondo del cuore il dolore delle famiglie e dell’intera World Central Kitchen. Consideriamo di grande importanza la continua fornitura di aiuti umanitari e continueremo ad adoperarci per facilitare tale sforzo vitale”.

Il presidente d’Israele Isaac Herzog ha telefonato martedì al fondatore della World Central Kitchen, José Andrés, per esprimere “profondo dolore e scuse sincere”, aggiungendo che Israele è impegnato a svolgere un’indagine approfondita sull’incidente e “a fornire e potenziare gli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza”. Herzog ha ringraziato Andrés e la World Central Kitchen per il loro “impegno per il bene di israeliani e palestinesi e i valori di umanità”.

Circa mezza giornata dopo la tragica uccisione per errore di sette operatori della World Food Kitchen nel centro della striscia di Gaza, le Forze di Difesa israeliane hanno comunicato che il Comando Sud e il Coordinamento delle attività governative israeliane nei territori stanno istituendo un Centro di comando congiunto per gestire la distribuzione degli aiuti umanitari. Il Centro di comando era in fase di pianificazione già prima del tragico incidente, ma ora è stato accelerato e si prevede che inizi a funzionare già a partire da martedì sera con l’obiettivo di migliorare il coordinamento tra le unità di combattimento e quelle di coordinamento umanitario. Un funzionario israeliano citato da Times of Israel ha detto che Israele spera che la World Central Kitchen torni a operare nella striscia di Gaza, aggiungendo che non esiste alcun piano B nel caso in cui essa non riprendesse al suo lavoro umanitario.

In una video-dichiarazione in inglese (qui il video su Times of Israel), il portavoce delle Forze di Difesa israeliane Daniel Hagari ha dichiarato: ““La scorsa notte si è verificato un incidente a Gaza che ha provocato la tragica morte di dipendenti della World Central Kitchen che svolgevano la loro missione vitale di portare cibo alle persone bisognose. In quanto forze armate professionali impegnate al rispetto del diritto internazionale, ci impegniamo a esaminare le nostre operazioni in modo approfondito e trasparente. Ho appena parlato con Jose Anders, fondatore della World Central Kitchen, e ho espresso le più sentite condoglianze delle Forze di Difesa israeliane alle famiglie e all’intera comunità della World Central Kitchen” e “sincero dolore alle nazioni alleate che hanno fatto e continuano a fare così tanto per assistere i bisognosi. Stiamo esaminando l’incidente ai massimi livelli per comprendere le circostanze di ciò che è accaduto e come è accaduto”. Hagari ha spiegato che il “grave incidente” sarà indagato dal Meccanismo di accertamento dei fatti dello Stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, un organismo militare indipendente responsabile delle indagini su incidenti eccezionali nel corso della guerra. “Questo ci aiuterà a ridurre il rischio che un simile evento abbia a ripetersi”, ha aggiunto. “Negli ultimi mesi – ha proseguito Hagari – le Forze di Difesa israeliane hanno operato a stretto contatto con la World Central Kitchen per assisterla nell’adempimento della sua nobile missione di aiutare a portare cibo e aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. La World Central Kitchen è venuta anche in aiuto degli israeliani dopo il massacro del 7 ottobre: è stata una delle prime ong a farlo. L’opera della World Central Kitchen è fondamentale: è sulla prima linea dell’umanità. Andremo fino in fondo e condivideremo i nostri risultati in modo trasparente”.

Decine di migliaia di israeliani hanno partecipato per il secondo giorno consecutivo ad un evento di protesta di quattro giorni per chiedere elezioni anticipate organizzato davanti alla Knesset, a Gerusalemme, dove sono state impiantate centinaia di tende.

(clicca per ingrandire)

Soldati della Brigata Nahal delle Forze di Difesa israeliane hanno scoperto un deposito di armi nel reparto maternità dell’ospedale Shifa di Gaza. Mortai, ordigni esplosivi, fucili d’assalto e di precisione, pistole e altro equipaggiamento militare sono stati trovati all’interno dei letti e dei cuscini delle pazienti, nei controsoffitti e nelle pareti dell’edificio. Circa 350 pazienti e personale medico dell’ospedale Shifa erano stati evacuati in un’altra parte del complesso, dove l’esercito ha fornito aiuti umanitari e rifornimenti. Durante l’operazione nel reparto maternità le truppe hanno anche incontrato e ucciso in uno scontro a fuoco alcuni importanti terroristi di Hamas come Fadi Dweik (autore di un attento nel 2002 costato la vita a 4 persone, poi scarcerato nel 2011 nel ricatto per la liberazione dell’ostaggio Gilad Schalit) e Zakaria Najib (agente di alto grado, responsabile del collegamento attentati tra Gaza e Cisgiordania, anche lui scarcerato nel 2011 nel ricatto per Gilad Schalit). Sabato, sempre nell’ospedale Shifa i soldati hanno ucciso in un combattimento faccia a faccia diversi terroristi usciti sparando dal pronto soccorso tra cui Ra’ad Thabat, un comandante di Hamas, e Mahmoud Khalil Ziqzouq, vice capo dell’unità missilistica a Gaza City.

Armi dei terroristi trovate nel reparto maternità dell’ospedale Shifa di Gaza (clicca per ingrandire)

Duro attacco alle Nazioni Unite del Coordinatore delle attività governative israeliane nei territori per la mancata distribuzione di aiuti all’interno della striscia di Gaza. “Ancora una volta – afferma in un post su X sabato sera – il contenuto di 400 camion è in attesa di essere ritirato e distribuito dal lato di Gaza [del valico Kerem Shalom] dopo essere stato ispezionato dalla parte israeliana. Unrwa e agenzie umanitarie delle Nazioni Unite non hanno la capacità logistica di svolgere il loro lavoro. Devono migliorare e ammettere i propri fallimenti”.

Sempre sabato sera, la rete Al-Mayadeen, affiliata a Hezbollah, ha riferito che le “fazioni palestinesi” in Siria hanno respinto la proposta di istituire una forza militare multinazionale di paesi arabi, con il sostegno degli Stati Uniti, che verrebbe temporaneamente incaricata di gestire legge e ordine nella striscia di Gaza e di scortare i convogli di aiuti umanitari. Israele aveva manifestato interesse per la proposta

Nel contesto delle trattative per la liberazione degli ostaggi, una delegazione israeliana è in partenza domenica alla volta dell’Egitto dove dovrebbe essere discusso un nuovo quadro di accordo. Lo ha riferito sabato sera l’emittente KAN, aggiungendo che Stati Uniti, Egitto e Qatar si incontreranno nei prossimi giorni, forse già domenica, per discutere il quadro in via di sviluppo. Al momento si ritiene che vi siano nella striscia di Gaza 130 ostaggi, non tutti ancora in vita. Degli ostaggi sequestrati e deportati a Gaza dai terroristi palestinesi il 7 ottobre, 105 civili sono stati rilasciati durante una tregua durata una settimana a fine novembre, altri quattro erano stati rilasciati poco prima. Tre ostaggi sono stati liberati dai militari israeliani, che hanno anche recuperato i corpi di 11 ostaggi, di cui tre uccisi per errore dai soldati. Sulla base di informazioni di intelligence ed elementi rinvenuti dalle truppe che operano a Gaza, le Forze di Difesa israeliane ritengono che 34 degli ostaggi ancora trattenuti da Hamas siano deceduti. Un’altra persona risulta mancante sin dal 7 ottobre e la sua sorte è sconosciuta. Oltre agli ostaggi rapiti il 7 ottobre, Hamas trattiene due civili israeliani con disturbi mentali, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, che si ritiene siano entrambi vivi dopo che sono entrati di propria iniziativa nella striscia di Gaza rispettivamente nel 2014 e nel 2015. Inoltre Hamas trattiene in ostaggio anche i corpi di Oron Shaul e Hadar Goldin, due soldati israeliani caduti combattendo contro i terroristi nal 2014.

Hamas ha ribadito sabato il suo rifiuto di qualsiasi accordo sugli ostaggi che non comporti l’accoglimento di tutte le sue pretese, cioè in pratica la sua vittoria su tutta la linea. “Affermiamo la nostra posizione nazionale – ha dichiarato Hamas – secondo cui non ci sarà alcun accordo o accordo di scambio con l’occupazione (=Israele) se non con la cessazione totale dell’aggressione, il ritorno degli sfollati, il ritiro completo [israeliano] dalla striscia di Gaza, la fornitura di rifugi e la ricostruzione, la fine dell’assedio, l’apertura dei valichi e la consegna di aiuti”.