Sharansky: clima da genocidio nel discorso pubblico palestinese

Una presentazione del Palestinian Media Watch documenta lopera di de-umanizzazione.

image_554Ad una conferenza convocata in coincidenza con le celebrazioni per il 60esimo anniversario della liberazione di Auschwitz, il ministro per la Diaspora Natan Sharansky ha affermato che l’Autorità Palestinese, anche sotto la nuova presidenza di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), continua di fatto a “promuovere il genocidio” del popolo ebraico.
La presentazione “Uccidi un ebreo e vai in paradiso”, preparata dal Palestinian Media Watch (centro studi israeliano per il monitoraggio della propaganda nella società palestinese) e distribuito con il patrocinio di Sharansky, documenta l’opera di “de-umanizzazione” degli ebrei riscontrabile nei mass-media palestinesi e la paragona a quella che facevano i nazisti. Il messaggio di fondo veicolato da sermoni, discorsi accademici e persino spettacoli per bambini, secondo la presentazione alla cui stesura ha contribuito il direttore del centro studi Itamar Marcus, è che “gli ebrei sono una forza maligna, che il male è connaturato agli ebrei e che pertanto essi vanno uccisi”.
Durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali palestinesi del 9 gennaio scorso, Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha incontrato il capo della Palestinian Broadcasting Authority chiedendogli di controllare che i programmi trasmessi dalla televisione dell’Autorità Palestinese non contenessero istigazioni all’odio e alla violenza. Da allora, dice Marcus, i programmi nazionalisti che incitano esplicitamente alla violenza contro Israele sono un po’ diminuiti, ma la retorica anti-ebraica continua senza sosta.
Marcus cita ad esempio un imam che il 14 gennaio ha dichiarato nel suo sermone trasmesso dalla tv palestinese: “I giorni del pellegrinaggio alla Mecca ricordano al musulmano il legame con la sua storia e gli ricordano il suo passato di gloria e la bassezza degli ebrei, che oggi governano il mondo, e di come Muhammad (Maometto) li espulse da Medina per castigarli dei loro atti, della loro ostilità e della loro corruzione, e non per false accuse né ingiustamente. No, fu il castigo per la loro ostilità verso l’islam”.
Il 21 dicembre lo storico dell’Autorità Palestinese Issam Sissalem dichiarava alla televisione palestinese: “Gli ebrei sono come un verme parassita che divora una lumaca e vive nella sua conchiglia. Non lasceremo che nessuno viva nella nostra conchiglia”.
Il 7 gennaio un sermone dello sceicco Ibrahim Mudayris trasmesso dalla tv dell’Autorità Palestinese diceva: “Gli ebrei sono ebrei: la loro indole e le loro abitudini sono la corruzione e la distruzione di questa terra. Vi avvertiamo continuamente: gli ebrei sono un cancro che si diffonde all’interno del corpo della nazione araba e islamica… Essi investono nei paesi del sud est asiatico che sono stati devastati (dallo tsumani) a causa della corruzione e della distruzione di ebrei e americani”.
È importante documentare questo fenomeno, continua l’esperto, perché molte persone considerano il conflitto israelo-palestinese come centrato su questioni politiche, mentre la propaganda palestinese collega il riscatto all’uccisione di ebrei: “Non ha a che fare con i confini – spiega – non è collegata a un compromesso, e nessun compromesso è possibile se è in corso una battaglia di Dio contro gli ebrei”.
“Come nella Germania nazista, oggi nella società palestinese è all’opera una vera e propria ‘cultura dell’odio’ – denuncia Sharansky in una nota diffusa prima della conferenza stampa – che va dai libri di testo scolastici alle parole crociate, dai campeggi estivi ai video musicali trasmessi in tv. L’effetto finale è un appello all’assassinio degli ebrei in quanto ebrei”.
La presentazione sarà resa disponibile anche in inglese ed ebraico a partire da giovedì, Giornata Nazionale della lotta contro l’antisemitismo in Israele, in coincidenza con le celebrazioni del 60esimo anniversario della liberazione di Auschwitz, alo scopo di sensibilizzare la comunità internazionale. “Tutto il mondo deve esser consapevole dell’antisemitismo – spiega Sharansky – perché non è solo un problema per gli ebrei. È il problema di ogni società democratica. Il mondo deve capire con cosa abbiamo a che fare. Il punto non è solo se ieri c’è stato o meno un altro attentato. Se non cambia l’atmosfera nei libri, nei giornali, nelle scuole, nelle moschee e in televisione, il resto non è sufficiente”. Secondo Sharansky, l’idea che la comunità internazionale debba essere paziente e comprensiva verso gli sforzi per contrastare il terrorismo, perché il terrorismo non si può eliminare dalla sera alla mattina, non ha nessun valore quando si tratta di istigazione e cultura dell’odio. “Questo genere di trasmissioni possono essere fermate immediatamente dall’Autorità Palestinese e dal suo presidente Abu Mazen”, conclude il ministro israeliano, già dissidente sovietico incarcerato per nove anni in un gulag.

(Da: Jerusalem Post, 25-26.1.05)

Vedi:
Rapporto francese: L’antisionismo estremo tende a giustificare gli atti di antiebraismo

https://www.israele.net/articles.php?id=411

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