Sharon: 2005, anno di opportunità da non perdere

Ma Abu Mazen ha già respinto lofferta di coordinare con Israele il ritiro dalla striscia di Gaza.

image_487Il primo ministro israeliano ha dichiarato giovedì sera che il suo piano di disimpegno serve a unire la nazione, aggiungendo che per Israele “il 2005 sarà l’anno di una grande opportunità storica”.
Il leader dell’Olp e principale candidato alla presidenza dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha reagito al discorso di Sharon respingendo l’offerta di coordinare con Israele il previsto ritiro dalla striscia di Gaza e da parte della Cisgiordania settentrionale.
Il piano di disimpegno, ha spiegato Sharon nel suo intervento alla Conferenza annuale di Herzliya, ha migliorato la posizione di Israele nell’arena internazionale tanto più che “è chiaro a tutti che noi non saremo più a Gaza una volta che sarà raggiunto l’accordo per la composizione definitiva del conflitto”.
“Nel 2005 – ha poi detto Sharon – saremo di fronte alla grande, storica opportunità di cambiare la situazione di Israele” e uno degli elementi chiave sarà proprio l’attuazione del piano di disimpegno. “Per farlo – ha detto Sharon – bisogna fare concessioni da entrambe le parti. Per questo dobbiamo prendere l’iniziativa”.
Sharon ha spiegato che l’uscita di Israele da Gaza allenterà la pressione demografica sul paese, che deve continuare a essere uno stato democratico con una solida maggioranza ebraica.
A proposito delle elezioni per la presidenza dell’Autorità Palestinese del 9 gennaio, Sharon ha detto che Israele “sosterrà in ogni modo possibile” gli sforzi dei palestinesi perché le elezioni siano valide e corrette. Secondo Sharon, la scomparsa di Yasser Arafat lo scorso 11 novembre offre una nuova chance per l’emergere di leader palestinesi che siano disposti a fare un accordo di pace con Israele. “Ci troviamo di fronte a una finestra di opportunità unica. Chissà quando avremo un’occasione simile in futuro. Non dobbiamo perdere questa occasione di arrivare a un accordo”.
Rivolgendosi direttamente ai palestinesi, il primo ministro israeliano ha detto: “Non abbiamo nessun desiderio di governare su di voi né di gestire le vostre vite. Mi sono assunto dei grossi rischi per garantire una strada aperta alla pace. Mi auguro che anche voi sappiate fare passi rischiosi per arrivare a una pace possibile”.
Israele aveva già annunciato che ritirerà le proprie truppe fuori dai centri abitati palestinesi per almeno 72 ore a cavallo delle operazioni di voto. Tuttavia, ha aggiunto Sharon, i palestinesi devono “eliminare il terrorismo”, cioè “prendere misure concrete contro il terrorismo e fermare l’insegnamento della cultura dell’odio”, come condizione indispensabile per fare progressi verso una composizione di pace.
Sharon ha specificato che Israele sarebbe pronto a coordinare il suo ritiro da Gaza con una nuova dirigenza palestinese che fosse pronta ad assumersi la responsabilità di combattere il terrorismo. L’offerta di coordinamento, tuttavia, è stata respinta la stessa sera di giovedì dal leader palestinese Abu Mazen. “Le condizioni poste da Sharon non sono nuove – ha detto Abu Mazen in un’intervista telefonica dal Qatar – e sono inaccettabili”.
I palestinesi devono avere il loro stato, ha affermato inoltre Sharon nel suo intervento a Herzliya, giacché continuare con il controllo israeliano sui palestinesi “significa un popolo che controlla un altro popolo”, e cioè una situazione insostenibile.
Circa il recente miglioramento dei rapporti con l’Egitto, Sharon ha ringraziato il presidente egiziano Hosni Mubarak per la scarcerazione del cittadino druso israeliano Azzam Azzam, rilasciato all’inizio del mese dopo otto anni di detenzione al Cairo con un’accusa di spionaggio. Sharon ha aggiunto che una efficace prevenzione da parte egiziana del traffico palestinese di armi tra Sinai e Gaza permetterebbe a Israele di ritirarsi dalla Philadelphi Route, la striscia di terra larga 25 metri al confine fra Egitto e striscia di Gaza che i soldati israeliani pattugliano in base agli accordi di Oslo.
Sharon ha elogiato le forze di sicurezza israeliane per la loro difficile lotta contro le organizzazioni terroristiche, ricordando come negli ultimi quattro anni, dopo l’inizio dell’intifada, Israele abbia dovuto affrontare terrorismo, recessione economica e isolamento internazionale. “Abbiamo dovuto evitare un collasso sul piano economico e della sicurezza. Ci siamo riusciti grazie ai nostri coraggiosi soldati e alle riforme finanziarie, che hanno posto Israele in condizione di tornare a crescere e integrarsi nell’economia globale. Il miglioramento delle condizioni di sicurezza ci permetterà di investire di più in campo sociale ed educativo e di operare per restringere i gap socio-economici”.
Il sostegno che Iran e Siria offrono alle organizzazioni terroristiche ostacola gli sforzi degli Stati Uniti per portare riforme e democrazia in Medio Oriente. L’Iran e gruppi come Hamas, Jihad Islamica e Hezbollah invocano pubblicamente ed esplicitamente la distruzione dello Stato di Israele. Dunque l’esistenza di Israele è ancora in pericolo. Ma oggi, secondo Sharon, ci troviamo di fronte a una grande opportunità. “Siamo costretti a difenderci dal terrorismo e lo sappiamo fare. Ma il 2005 può essere l’anno della grande occasione, l’occasione di porre fine alle minacce contro la pace e dare inizio a un duraturo accordo fra israeliani e palestinesi. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per assicurarci che il prossimo anno sia un anno di opportunità e non un anno di occasioni mancate”.

(Da: Ha’aretz, Jerusalem Post, 16.12.04)