Shoà: chi la nega e chi la dimentica
Musulmani che la negano, occidentali che la banalizzano, sempre in funzione anti-israeliana.
Da un articolo di Sever Plocker

Una giovane vittima della Shoà ricordata nella Sala dei Nomi del memoriale Yad VaShem, a Gerusalemme.
La memoria della Shoà non sta diminuendo, nonostante gli forzi di coloro che la negano e di coloro che la dimenticano.
Fino a poco tempo fa i negatori della Shoà erano considerati una sorta di anomala banda di antisemiti, taciti o espliciti, sprofondati nell’immondezzaio degli studi storici. Ci si può chiedere se sia o meno appropriato processarli per le menzogne che diffondono, ma le loro attività non hanno mai causato molti danni. Al contrario: la verità storica della Shoà è stata rafforzata e consolidata dai suoi negatori “professionisti”, che costituiscono un panorama in via di estinzione.
C’è invece un altro gruppo, assai più rumoroso e pericoloso, che sta prendendo il loro posto: i musulmani negatori della Shoà, i cui obiettivi sono politici e ideologici. Moltissimi musulmani sono convinti che il massacro di sei milioni di ebrei durante la seconda guerra mondiale non abbia mai avuto luogo, o per lo meno che le sue dimensioni siano state enormemente gonfiate da una cospirazione ebraica occidentale (è quello che ad esempio sostiene Hamas) allo scopo di sfruttare la Shoà per giustificare il sionismo.
Quando su questo terreno fertile cadono le parole del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che lega la negazione della Shoà all’appello per la liquidazione di Israele, quelle parole vengono perfettamente assorbite nella coscienza sociale e mettono rapidamente radici nel discorso pubblico e quotidiano.
Nel mondo islamico non è una vergogna negare la Shoà. È considerato anzi un giusto diritto: si può gridare pubblicamente che gli ebrei hanno falsificato la storia e hanno inventato gli orrori della Shoà per rubare terre arabe.
Oggi esiste anche un sinistra allucinata che usa la Shoà per attaccare Israele. Un rinomato scrittore come il portoghese Jose Saramago ha esplicitamente paragonato ad Auschwitz la Ramallah dell’intifada al-Aqsa.
Si tratta di un nuovo ciclo di quella campagna anti-sionista così diffusa in passato nel blocco sovietico. Anche se i comunisti di allora non osavano negare le dimensioni dello sterminio del popolo ebraico, essi ne negavano il carattere unico e le motivazioni razziste, cercando di dipingere gli ebrei vittime della Shoà come un caso fra gli altri di “vittime dell’imperialismo nazista”. Il loro obiettivo era squisitamente politico: negare agli ebrei rimasti qualunque connotazione nazionale e presentarli come una minoranza meramente culturale.
Oggi precisi obiettivi politici guidano non solo i negatori della Shoà, ma anche coloro che preferirebbero semplicemente dimenticarla. Costoro sono molto più diffusi e più scaltri. Per loro il genocidio del popolo ebraico non è stato che una passeggera deviazione dall’illuminato cammino dell’Europa. Presentano la Shoà come un evento anomalo e fugace che non c’entra con l’essenza colta e immacolata dell’Europa e dell’occidente. Pertanto diventa lecito, ed anzi necessario, lasciarsela dietro le spalle e dimenticarla.
Ma si tratta di una volgare menzogna storica. La Shoà è parte integrante della civiltà europea del XX secolo. Cittadini europei vi parteciparono in modo rimarchevole: cittadini tedeschi normali, non geneticamente modificati né clinicamente psicopatici. Tedeschi che amavano la musica, la natura e gli animali domestici, uccisero gente a milioni non per procurarsi denaro né per servire gli interessi di capitalisti rapaci, ma semplicemente perché odiavano l’ebreo per quello che era. Non furono influenzati dalla televisione o dall’industria hi-tech, ascoltavano semplicemente gli appelli dei loro leader a “purificare” l’Europa dagli ebrei.
La Shoà non è letteratura dell’orrore, e non è nemmeno un evento cosmico. Accadde non moltissimo tempo fa – solo 65 anni – e non lontano da qui. Persone che la subirono camminano ancora tra noi, a testa alta anche se spesso senza un centesimo in tasca. Noi li aiuteremo a vivere il resto della loro vita con il massimo rispetto: anche questo è un modo per combattere coloro che negano o che dimenticano la Shoà.
(Da: YnetNews, 25.04.06)
Vedi anche:
Quando la memoria della Shoa’ viene usata per criminalizzare gli ebrei