Si vuole la pace? Si ponga fine all’indottrinamento all’odio dei giovani palestinesi

Praticamente non c’è aspetto della vita palestinese che non venga usato per diffondere messaggi di odio contro ebrei e Israele attraverso i mass-media, la religione, la letteratura, le canzoni, la scuola e ogni luogo pubblico

Di James Sinkinson

James Sinkinson, autore di questo articolo

Perché non c’è pace tra Israele e palestinesi? Questo mese il Dipartimento di Stato americano ha criticato Israele per aver demolito la casa di un terrorista, un’azione che, secondo Washington, “ostacola gli sforzi per far avanzare una soluzione negoziata a due stati”. Non c’è dubbio che lo spietato assassinio di un innocente 19enne israeliano e il ferimento di altri due – che è ciò che ha fatto il terrorista in questione – “ostacola” molto le prospettive di pace. Ed è certo che ricompensare quel terrorista per il suo sanguinoso attentato mediante il noto programma “pagati per ammazzare” sistematicamente attuato dall’Autorità Palestinese compromette gli sforzi per la pace ben più della demolizione della casa di un terrorista. Ma quella del Dipartimento di Stato è solo una delle tante false giustificazioni che vengono addotte per spiegare il mancato conseguimento di una pace israelo-palestinese (per non parlare della “soluzione a due stati”). Per trovare la vera ragione è meglio considerare le cause profonde del terrorismo palestinese, che sono state coltivate per generazioni nella società palestinese.

Purtroppo, molti dei maggiori mass-media e leader mondiali che dicono d’avere a cuore la fine al conflitto sostengono che gli ostacoli alla pace sono, in varia misura, gli insediamenti israeliani, l’occupazione israeliana (non è sempre chiaro se di una parte o di tutta la “Palestina” storica) o l’unificazione di Gerusalemme (dopo l’illegale occupazione giordana della sua parte est). In verità, nessuno di questi nodi può essere la causa principale del conflitto per il semplice motivo che il conflitto esiste da prima di tutti questi “ostacoli”.

La “Mappa della Palestina” in un testo scolastico palestinese. Il testo dice che la Palestina si estende “dal Mar Mediterraneo a ovest al fiume Giordano a est e dal Libano e dalla Siria a nord al Golfo di Aqaba e all’Egitto a sud: un’area di circa 27.000 kmq”. Israele non esiste (clicca per ingrandire)

In sintesi, il conflitto iniziò a causa del rifiuto arabo e palestinese di accettare il diritto degli ebrei di creare uno stato nella loro patria originaria, una terra dove non esisteva nessun altro stato. Questo violento rifiuto arabo è stato la causa del conflitto ed è la straordinaria forza che lo fa durare da più di cento anni. E il carburante che ha perpetuato il rifiuto palestinese in tutti questi decenni è l’istigazione anti-israeliana e antisemita: un’opera di indottrinamento carica di odio che, nella sua forma peggiore, si spinge fino al culto della morte.

Praticamente non c’è aspetto della vita palestinese che non venga usato per diffondere messaggi di odio contro gli ebrei e Israele attraverso i mass-media, la religione, la letteratura, le canzoni, il teatro, il cinema, la scuola e ogni luogo pubblico. Di questo odio che permea la società palestinese è particolarmente intriso l’indottrinamento dei bambini e dei giovani. Recentemente il Parlamento Europeo ha approvato ben tre risoluzioni che condannano l’Autorità Palestinese per aver continuato a insegnare odio e violenza nei suoi programmi e testi scolastici, e chiedono che gli aiuti dall’Unione Europea all’Autorità Palestinese non vengano utilizzati per questo scopo. L’eurodeputato tedesco Niclas Herbst, del Partito Popolare europeo, ha sottolineato che “il pagamento di educatori che insegnano antisemitismo e incitamento alla violenza attraverso i libri di scuola palestinesi non dovrebbe mai essere sovvenzionato dai soldi dell’Unione Europea”. Incurante di un rapporto, allegato risoluzioni UE, che mostra numerosi esempi di come il sistema didattico palestinese glorifica il terrorismo, insegna che gli ebrei sono “falsi e pericolosi” e utilizza il termine “occupazione sionista” al posto di Israele, l’Autorità Palestinese si conferma irremovibile. “Tutto ciò che viene affermato nei nostri testi scolastici è una descrizione accurata e onesta della realtà”, ha dichiarato il primo ministro dell’Autorità Palestinese, Mohammad Shtayyeh.

Ma l’indottrinamento più eclatante alla violenza è quello che si verifica nei campi estivi per alunni palestinesi dove giovani e giovanissimi vengono catechizzati e addestrati allo spargimento di sangue. Secondo il corrispondente del Jerusalem Post Khaled Abu Toameh, quest’anno si sono registrati almeno 50.000 ragazzini nei campi per bambini-soldato gestiti da Hamas. Questi campi estivi garantiscono un comodo pulpito dal quale i caporioni di Hamas possono predicare la loro ideologia islamista estremista. Tra i temi d’insegnamento vi sono la “liberazione della Palestina” e la distruzione di Israele, l’adesione alla jihad (“la cultura della resistenza”), il culto degli shahid (“martiri”). Fra l’altro, questa pratica abietta che usa e abusa dei ragazzini, offre anche una risposta a coloro che, durante i ricorrenti combattimenti fra Israele e terroristi di Gaza, contano automaticamente come “civile” e “non combattente” qualsiasi persona morta durante il conflitto che abbia un’età inferiore a 18 anni, mentre diversi rapporti hanno più volte dimostrato la presenza di combattenti palestinesi minorenni e l’uso cinico da parte dei terroristi di bambini-soldato reclutati principalmente nei campi estivi gestiti da Hamas: un reclutamento che è di per sé una grave e odiosa violazione del diritto umanitario internazionale.

Estate 2021: campo estivo per ragazzini palestinesi organizzato da Hamas (clicca per ingrandire)

Le immagini di bambini vestiti con divise militari che imparano a sparare e ad andare all’assalto dentro cerchi di fuoco e tunnel d’attacco sono un tragico atto d’accusa contro la società palestinese. Anziché creare per loro un futuro migliore, questo genere di indottrinamento e addestramento condanna i bambini palestinesi, e i bambini israeliani, a un ciclo di violenza senza fine alimentato dall’odio e dall’istigazione. Come ha giustamente detto il Ministero degli esteri israeliano, “la pace non potrà mai regnare tra Israele e palestinesi finché i giovani palestinesi verranno cresciuti una generazione dopo l’altra nell’istigazione contro Israele”. Esiste una correlazione diretta tra educazione, violenza e terrorismo. Sia nelle scuole dell’Autorità Palestinese che in quelle di Hamas – e purtroppo anche nelle scuole gestite dall’Agenzia Onu per i profughi palestinesi, Unrwa – lo stato di Israele viene dipinto come un usurpatore illegittimo, come un nemico che deve essere distrutto. Un insegnamento che spesso e volentieri sconfina in aperto antisemitismo.

In effetti, questo conflitto non finirà quando verranno conclusi i negoziati, se mai lo saranno, e verrà firmato un documento. La vera pace non può essere raggiunta solo attraverso firme su un pezzo di carta. Deve esistere anche nel cuore e nella mente del popolo palestinese. Come Israele nel corso della sua storia ha educato la propria società alla pace, lo stesso devono fare i palestinesi. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale devono capire che la loro ossessiva attenzione su questioni secondarie come gli insediamenti, Gerusalemme e la demolizione delle case dei terroristi non fa che consentire e incentivare il violento rifiuto palestinese. Solo quando i leader e i mass-media punteranno la loro indignazione sull’insegnamento ai ragazzini dell’odio etnico e del culto della morte, potremo sperare di vedere la fine del conflitto.

(Da: jns.org, 13.7.21)

Per una serie di esempi di propaganda palestinese sul tema “Israele non ha diritto di esistere” (tradotti in inglese da Palestinian Media Watch), clicca qui