Siria, la nuova preda dell’Iran

I russi non avrebbero potuto soffocare la guerra civile siriana senza il contributo di Teheran, il che cambia la realtà delle cose ai confini nord di Israele

Di Eyal Zisser

Eyal Zisser, autore di questo articolo

Lo scorso fine settimana la voce del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, si è levata da Beirut per celebrare un altro successo. Questa volta la vittoria riguarda la battaglia per il controllo del confine fra Libano e Siria, dove Hezbollah (sciita) combatte il Fronte Nusra e l’ISIS (sunniti). Negli ultimi anni, il Fronte Nusra e l’ISIS si erano trincerati nella zona di confine, intorno alla città libanese di Arsal, da dove lanciavano attacchi e attentati terroristici in Libano contro obiettivi Hezbollah e dell’esercito libanese. L’offensiva di Hezbollah – alla quale l’esercito libanese, oggi sostenuto dagli Stati Uniti, ha assistito da spettatore – è andata a buon fine. Una volta terminata, il Fronte Nusra ha accettato di levare le tende e andarsene in Siria, lasciandosi alle spalle solo pochi operativi dell’ISIS impegnati a combattere una battaglia che non hanno mai avuto alcuna concreta possibilità di vincere. Alla vittoria militare ha fatto puntualmente seguito la pulizia etnica della zona, con Hezbollah che ha ricacciato in Siria senza tanti complimenti i profughi siriani che in quell’area avevano trovato rifugio. I profughi siriani, infatti, costituivano una potenziale minaccia per il delicato equilibrio demografico fra sunniti e sciiti in Libano.

Ma il circoscritto successo di Hezbollah – che i portavoce dell’organizzazione stanno gonfiando come una “vittoria divina” descrivendola addirittura come il primo passo verso la conquista della Galilea (israeliana) – non è tanto frutto della forza e delle capacità militari di Hezbollah, quanto di un cambiamento nella mappa strategica siriana. Uno sguardo attento a ciò che sta accadendo in Siria rivela che la guerra in corso da sette anni, la guerra civile e jihadista che ha devastato gran parte del paese, si avvicina alla fine. Naturalmente bisogna essere molto cauti nel fare previsioni, visto il lungo elenco di pronostici sulla sorte del regime del presidente siriano Bashar Assad che si sono rivelati totalmente sbagliati. Tuttavia, la direzione degli ultimi mesi appare abbastanza chiara. In questo periodo i combattimenti si stanno attenuando grazie alle iniziative di cessate il fuoco mediate da Mosca e attuate un po’ in tutto il paese, anche nella Siria meridionale attorno alla città di Daraa e lungo il confine israelo-siriano sulle alture del Golan.

Su un poster di propaganda, i volti dei “vincitori” della guerra civile siriana: il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, il presidente iraniano Hassan Rouhani, il presidente siriano Bashar Assad e il presidente russo Vladimir Putin

Grazie alla potenza militare della Russia, ma anche alla debolezza degli alleati dei ribelli, i russi sono riusciti di fatto a soffocare la rivolta contro Assad. La decisione del presidente Usa Donald Trump, lo scorso mese, di interrompere l’assistenza fornita dalla CIA ai ribelli siriani ha completato il quadro. Trump sostiene, correttamente, che l’amministrazione americana ha sprecato i soldi senza vedere risultati. In molti casi l’aiuto è finito nelle mani sbagliate, o addirittura a gruppi che hanno cambiato alleanze unendosi all’ISIS o al Fronte Nusra. Ma la decisione di Trump ha inviato un messaggio chiaro: Washington volta le spalle ai ribelli siriani, un processo di disimpegno che giungerà a compimento quando, fra non molto, verrà annunciata la sconfitta dell’ISIS (anche se il gruppo rimarrà attivo nel cuore del deserto, minacciando di prorompere di nuovo in futuro).

Sicché la Russia è il grande vincitore della guerra civile siriana. Le sue forze militari sono schierate un po’ in tutto il paese, anche nel sud, non lontano dai confini con Israele e Giordania. Sorprendentemente i soldati russi vengono spesso accolti festosamente dai residenti dei villaggi che fino a poco tempo fa venivano pesantemente bombardati dagli aerei di Mosca. Il fatto è che gli abitanti del Medio Oriente sono abituati a riconoscere al volo dove sta la forza, e sanno come devono regolarsi per sopravvivere nella impossibile realtà di questa regione.

Ma i russi non avrebbero ottenuto così tanto senza l’apporto dell’Iran, che rimane partner essenziale del tentativo di Mosca di salvaguardare una fragile calma in Siria. Dopo tutto, ciò che ha effettivamente determinato il risultato sul terreno non sono stati gli aerei russi o le unità russe schierate in Siria: sono stati gli iraniani e i loro alleati, i volontari sciiti e i miliziani Hezbollah. L’Iran non si lascerà sfuggire tanto presto la preda, e ha abbastanza pazienza per aspettare fino al momento giusto per riscuotere i dividendi. Nel frattempo, Teheran rafforza la sua presa sulle aree che la Russia ha liberato per lei. Si tratta di un affare vantaggioso: invece che posizioni lungo il confine con Israele, gli iraniani avranno un porto sulla costa siriana e un’intera struttura militare da Damasco fino al confine iracheno.

La realtà in Siria e in Libano è decisamente cambiata, e Israele deve attrezzarsi per affrontarne le conseguenze.

(Da: Israel HaYom, 6.8.17)