Soldati e ufficiali israeliani respingono le accuse di immoralità

Non si giudica tutto l’esercito da singoli casi, tutt’altro che accertati

image_2445Sono molti i soldati israeliani che hanno preso parte alla controffensiva anti-Hamas del gennaio scorso nella striscia di Gaza che respingono pubblicamente le accuse di condotta immorale mosse nei giorni scorsi. “Non credo proprio che ci fossero soldati che cercavano di uccidere palestinesi senza ragione”, dice Assaf Danziger, 21 anni, della Brigata Givati, rimasto ferito tre giorni prima della conclusione delle operazioni. “Quello che è accaduto laggiù – continua – non era piacevole per nessuno. Noi desideravamo che finisse il prima possibile, e cercavano di evitare qualunque contatto con civili innocenti”. Secondo Danziger, ai soldati erano stati dati ordini specifici di aprire il fuoco solo contro terroristi armati o persone che ponevano una minaccia. “Non ci sono stati casi di vandalismo gratuito in nessuno degli edifici che abbiamo occupato. Abbiamo fatto solo quello che era indispensabile. Nessuno ha sparato apposta ai civili, i civili ci passavano accanto liberamente”.
Un altro soldato della brigata paracadutisti che ha preso parte al conflitto definisce “sciocchezze” le accuse. “E’ vero – dice – che in guerra la moralità può essere interpretata in molti modi e che ci sono sempre degli idioti che si comportano in modo sbagliato. Ma la stragrande maggioranza dei soldati ha rappresentato Israele con onore e con un alto grado di moralità. Ad esempio, in tre separate occasioni il mio comandante di compagnia ha controllati le borse dei suoi uomini perché non vi fosse nulla di rubato. Chi aveva preso anche le cose più piccole, come delle caramelle, veniva severamente redarguito. Ci era proibito dormire nei letti dei palestinesi anche quando non avevamo un altro posto, e non abbiamo toccato il loro cibo anche quando non avevamo avuto abbastanza da mangiare per due giorni di seguito”.
Secondo un riservista che ha trascorso una settimana a Gaza durante la controffensiva, le accuse di comportamento immorale sono “fantasie”. “Dovunque siamo stati abbiamo cercato di causare il minimo danno possibile – dice il riservista – Abbiamo lasciato alcune case persino più pulite di come le abbiamo trovate. Abbiamo anche pulito un frigorifero che puzzava veramente. In un’occasione – ricorda il soldato – venimmo informati che un’attentatrice suicida si stava dirigendo verso di noi, ma anche quando la donna si è avvicinata e ha superato un certo punto ci siamo limitati a sparare in aria o nelle sue vicinanze. Anche quando ci siamo imbattuti in negozi abbandonati, non ci è nemmeno venuto in mente di prendere qualcosa. Una volta un soldato ha preso una scatola di cibo, ma l’ha immediatamente lasciata quando tutti gli abbiamo gridato dietro”.
Idan Zuaretz, ufficiale della Givati, nota che “in ogni Guerra c’è una piccola percentuale di soldati problematici, ma si deve guardare alla cosa in una prospettiva più ampia e non giudicare tutto l’esercito sulla base di singoli incidenti isolati”. Inoltre Zuaretz, comandante di compagnia, mette in dubbio l’integrità dei soldati che hanno reso le controverse testimonianze. “Se era una questione che gli bruciava tanto – chiede – come mai sono rimasti zitti fino ad ora? Sul piano etico e morale, erano obbligati a darsi da fare per fermare quello che dicono che stava accadendo, e non aspettare due mesi per essere ascoltati durante un qualche esoterico dibattito”. Secondo l’ufficiale, le Forze di Difesa israeliane hanno fatto di tutto e hanno adottato la tecnologia più avanzata pur di evitare di colpire la popolazione civile. “Ne ho viste di cose, ma anch’io sono rimasto colpito dal livello di professionalità dimostrato dall’esercito – dice – Il giorno in cui siamo venuti via da Gaza ho personalmente dato ordine ai miei uomini di lasciare tutti i nostri generi di conforto nell’ultima casa che avevamo occupato. Alcuni riservisti hanno persino lasciato una busta con qualche banconota per la famiglia palestinese”.

“Abbiamo avviato un attento esame delle cose che sono state pubblicate nei giorni scorsi, ma posso comunque affermare che le Forze di Difesa israeliane sono uno degli eserciti col più alto standard morale nel mondo. Non bisogna mai dimenticare in che area ci troviamo ad operare, dove Hamas trasforma interi quartieri abitati in zone di combattimento ed edifici di pubblica necessità in arsenali di munizioni”. Lo ha dichiarato lunedì il capo di stato maggiore israeliano Gabi Ashkenazi parlando a giovani reclute del genio alle quali ha ricordato: “A sessant’anni dall’indipendenza, Israele deve ancora difendersi e ora è il vostro turno”.
“Non credo proprio che i soldati israeliani abbiamo preso di mira civili palestinesi a sangue freddo – ha continuato il capo di stato maggiore – Naturalmente attendiamo i risultati dell’inchiesta, ma la mia netta impressione è che i soldati si siano comportati complessivamente in modo etico e secondo i nostri valori e principi: se ci sono stati incidenti, si tratta di casi isolati”. Nonostante le difficili condizioni in cui sono state condotte le operazioni della controffensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza, secondo Ashkenazi le Forze di Difesa israeliane hanno fatto grandi sforzi per cercare di evitare perdite civili. “Abbiamo disseminato di volanti le zone prima delle operazioni – ha ricordato – e abbiamo avvertito i civili attraverso i mass-media, abbiamo contattato più di 200.000 famiglie per telefono e abbiamo estensivamente adottato il sistema dei colpi di avvertimento: tutto all’unico scopo di prevenire danni ai civili. Si può senz’altro affermare che abbiamo fatto tutto il possibile (come nessun altro esercito ha mai fatto) pur di non colpire civili che non fossero implicati nei combattimenti. Conosco le nostre forze armate da molti anni, ho seguito i preparativi di questa operazione ed ero presente sul campo durante il suo svolgimento: ho visto il nostro esercito agire in modo corretto e appropriato”. Il paese, ha concluso Ashkenazi, può essere fiero dell’operato dei suoi soldati che hanno combattuto contro Hamas nella striscia di Gaza.
Le Forze di Difesa israeliane hanno ribadito lunedì che ai soldati erano state date precise istruzioni, in particolare nel senso di “esercitare la massima attenzione per non colpire installazioni e veicoli medici” tanto che in parecchie occasioni i soldati hanno evitato di aprire il fuoco verso nemici combattenti a causa della presenza nelle vicinanze di personale sanitario. D’altra parte, ricordano le fonti militari israeliane, Hamas ha fatto “ampio uso di edifici, veicoli e uniformi mediche per camuffare le sue attività terroristiche” e ha usato persino ambulanze per trasportare armi e munizioni: “Il deprecabile e illegale sfruttamento da parte di Hamas della tutela garantita dalle Forze di Difesa israeliane al personale e alle strutture sanitarie sta all’origine del fatto che in alcune occasioni tali strutture siano state effettivamente colpite nel corso della battaglia”.

(Da: Jerusalem Post, YnetNews, 23.03.09)