Solo un approccio “adulto” può disinnescare la spirale di accuse reciproche fra governo e opposizione

Riforma della giustizia: il Jerusalem Post prende posizione a favore della proposta Lapid di un comitato apolitico che elabori una soluzione equilibrata e ragionevole

Editoriale del Jerusalem Post

Il primo ministro Benjamin Netanyahu e il presidente d’Israele Isaac Herzog

Sono in corso alcuni sviluppi incoraggianti riguardo alla frattura che si è aperta nella società israeliana di fronte alla precipitosa risolutezza con cui la coalizione di governo sta portando avanti una completa revisione del sistema giudiziario.

Lunedì, il leader dell’opposizione Yair Lapid ha proposto un piano che, se venisse accettato da tutte le parti, potrebbe contribuire a far uscire il paese dall’avvitamento nella spirale di reciproche accuse denigranti. “Ho proposto al presidente Isaac Herzog – ha annunciato Lapid – di formare un comitato presidenziale che fornisca un’indicazione equilibrata e ragionevole per correggere e migliorare il sistema giudiziario, individuando il giusto equilibrio tra i rami legislativo e giudiziario”. Invece della “galoppata a briglia sciolga” dell’attuale governo, secondo Lapid un comitato come quello da lui proposto potrebbe ascoltare tutte le parti inclusi i tribunali, il governo, l’opposizione e gli accademici, e portare avanti un processo ordinato che produca una proposta migliore di quella attuale.

Nel frattempo, lo stesso presidente Herzog ha dato notizia di un suo ambizioso piano pluriennale volto a sanare le fratture della nazione, ulteriormente esacerbate dallo scontro sulla riforma giudiziaria. Herzog ha annunciato l’iniziativa martedì scorso, durante una conferenza sull’istruzione a cui ha partecipato anche il primo ministro Benjamin Netanyahu, oltre a ministri, parlamentari, sindaci e insegnanti. In tandem con questa iniziativa, Herzog intende istituire un centro educativo presso la sede della Presidenza che promuova il senso di appartenenza delle varie comunità d’Israele, spingendo le diverse componenti a incontrarsi e conoscersi reciprocamente.

La coalizione di governo ha accolto in modo molto tiepido la proposta di Lapid, affermando che sebbene ogni dialogo sia positivo, un apposito comitato apolitico non può sostituire la Knesset, e le sue pertinenti commissioni, nel compito di decidere la portata che deve avere la riforma giudiziaria. In precedenza, Netanyahu aveva già rifiutato una proposta del leader del partito Blu-Bianco Benny Gantz di istituire dei gruppi di lavoro coalizione/opposizione “che porgano alla Knesset una riforma ampia e adeguata, includendo livelli aggiuntivi oltre a quelli esistenti”.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu e il leader dell’opposizione Yair Lapid

Lapid ha ricevuto pollice verso anche da alcuni membri dell’opposizione. Il leader di Yisrael Beytenu, Avigdor Liberman, ha twittato: “Sveglia! Non si può arrivare a nessun compromesso sulla riforma giudiziaria. Dici che il governo vuole portarci a una dittatura al 100%, quindi che compromesso vuoi: una dittatura al 50%?!”. Anche la leader laburista Merav Michaeli ha criticato la proposta di Lapid dicendo: “Non ci sono compromessi sulla democrazia e non ci sono trattative con un imputato. Mi inquietano i messaggi che arrivano da Gantz e Lapid: questo è esattamente ciò a cui si oppongono i nostri manifestanti”. Lapid ha risposto alle critiche dell’opposizione spiegando che il suo proposito non è scendere a compromessi con il governo, bensì togliere la questione della riforma giudiziaria dalle sole mani del governo. Nella sua idea, l’organismo apolitico “vedrebbe come proprio compito la salvaguardia della separazione dei poteri, l’indipendenza dei tribunali e lo stato di diritto”.

Nonostante le prevedibili reazioni dalle due parti che devono rimarcare il proprio territorio, è chiaro che l’unica via per uscire da questo ginepraio è un meccanismo sulla falsariga di quello proposto da Lapid. A questo punto sembra essere l’unica strada perché sia il governo, partito a bulldozer con la sua riforma giudiziaria, sia l’opposizione e i sempre più numerosi manifestanti che scendono nelle strade chiedendo che non si tocchi neanche un capello del giudiziario, perché inizino a scendere dai rami troppo alti su cui sono saliti e tornino coi piedi per terra. Come ha scritto Yaakov Katz sul Jerusalem Post, “è proprio in momenti come questo che è necessario che una persona adulta si alzi e cerchi di portare tutti al centro e a un compromesso”.

Netanyahu rispetta la legge del paese, come si è visto quando domenica ha destituito il ministro dello Shas, Arye Deri, a seguito di una sentenza della Corte Suprema. Tuttavia non rinuncerà facilmente alla sua riforma giudiziaria. Ma con la giusta pressione sul governo – la moral suasion del presidente Herzog, la ragionevole proposta di Lapid, e gli appelli dal basso – si apre la speranza che prevalgano le voci più lucide e il paese possa cooperare alla ricerca di una via d’uscita da questa crisi.

(Da: Jerusalem Post, 25.1.23)