Sondaggio: testa a testa fra centro-destra e centro-sinistra

A un mese dalle elezioni, tutto si gioca sulle possibili alleanze di coalizione. E sugli indecisi

Dall'alto a sinistra, in senso orario:

Dall’alto a sinistra, in senso orario: Naftali Bennett, Tzipi Livni, Benjamin Netanyahu, Moshe Kahlon (cliccare per ingrandire)

Secondo l’ultimo sondaggio Midgam Institute-Channel 2, a quattro settimane dalle elezioni per la 20esima Knesset, il partito Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo principale rivale, l’Unione Sionista formata dal partito laburista e dal movimento HaTnuà di Tzipi Livni, si contendono testa a testa la leadership di Israele. Il sondaggio (che dichiara un margine di errore del 3,6%) attribuisce 25 seggi all’Unione Sionista di centro-sinistra e 24 seggi al Likud.

Il sistema elettorale proporzionale in vigore in Israele vede diversi partiti contendersi i 120 seggi della Knesset, il parlamento monocamerale. Dopo le elezioni, il Presidente conferisce l’incarico di formare il nuovo governo al politico che presenta maggiori possibilità di raccogliere attorno a sé una coalizione di partiti tale da ottenere la fiducia della maggioranza dei parlamentari. Generalmente, ma non necessariamente, viene incaricato il leader del partito di maggioranza relativa.

Dopo l’innalzamento della soglia minima di ingresso al 3,25%, diversi partiti arabo-israeliani (Lista Araba Unita, Ta’al, Hadash e Balad) superando grosse divergenze fra loro hanno formato una lista comune che, stando al sondaggio, potrebbe posizionarsi al terzo posto con 12 seggi. E’ tuttavia improbabile che questa lista possa entrare a far parte di una coalizione di governo (ammesso che resti unita anche dopo le elezioni). In passato è accaduto che dei partiti arabi concordassero di esprimere ufficiosamente il proprio sostegno esterno a un governo di sinistra garantendogli la maggioranza de facto necessaria per governare.

Pari al quarto posto, con 11 seggi, si posizionerebbero il partito nazionalista di destra Bayit Yehudi (Casa ebraica), guidato da Naftali Bennett, e il partito laico-centrista Yesh Atid  (C’è futuro), guidato da Yair Lapid.

Segue, con 7 seggi attribuiti, il partito di recente formazione Kulanu (Tutti noi), fondato dall’ex ministro Likud Moshe Kahlon, che conduce la campagna elettorale su una piattaforma socio-economica ed è considerato un voto oscillante: Kahlon potrebbe schierare i suoi voti a sostegno sia di un governo a guida Likud che di un governo a guida Unione Sionista.

Non supererebbe i 7 seggi Yisrael Beytenu (Israele nostra casa), di Avigdor Lieberman, una formazione che aveva molto peso nel governo uscente, ma è crollata negli ultimi sondaggi.

Al partito ultra-ortodosso sefardita Shas vengono attribuiti 6 seggi, un dato relativamente basso dovuto al distacco della formazione Yahad (Insieme), guidata da Eli Yishai su una piattaforma più militante, a cui attualmente vengono attribuiti 5 seggi perlopiù sottratti a Shas.

Sette i seggi attribuiti a Ebraismo Unito della Torà, partito ultra-ortodosso askenazita che può contare su una stabile base elettorale fedele alla formazione.

Il partito dell’estrema sinistra sionista Meretz sarebbe in questo momento fermo a 5 seggi e corre il rischio di non superare il quorum minimo d’ingresso alla Knesset.

In ogni caso, indipendentemente dalle proprie preferenze politiche, il 67% degli intervistati nel sondaggio ritiene che Netanyahu sarà probabilmente nominato primo ministro, contro il 17% che si aspetta venga nominato il leader laburista Isaac Herzog, e il 16% che dice di non sapere. In effetti, stando ai dati emersi dal sondaggio, Netanyahu avrebbe più facilità a mettere insieme una coalizione di governo di quanta non ne avrebbero, con questi numeri, i suoi contendenti di centro-sinistra.

Tuttavia, secondo un sondaggio condotto per Times of Israel all’inizio di questo mese, ben il 24% degli elettori si dichiara ancora indeciso, con una prevalente tendenza ad allontanarsi da Netanyahu.

(Da: YnetNews, JerusalemOnLine, Times of Israel, 16.2.15)