Sono 212.000 i sopravvissuti alla Shoà che vivono attualmente in Israele

Scampati a lager ghetti e pogrom, in gran parte arrivarono da Europa, Nord Africa e Iraq nei primissimi anni di vita dello stato ebraico

1944: ebrei scampati alla Shoà in Europa, rinchiusi nel campo di Atlit, a sud di Haifa, durante il Mandato Britannico sulla Palestina. Ne sarebbero usciti come liberi cittadini solo con la nascita dello Stato di Israele, nel maggio 1948

Sono circa 212.000 i sopravvissuti alla Shoà che vivevano in Israele alla fine del 2018. Si tratta di un calo di circa 9.000 unità rispetto all’anno precedente, quando vivevano nello stato ebraico 221.000 sopravvissuti all’Olocausto.

E’ quanto emerge da un rapporto pubblicato dall’Ufficio Centrale di Statistica israeliano in occasione della Giornata Internazionale della Memoria, che si celebra il 27 gennaio (il giorno del 1945 in cui le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz), in base a una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvata il primo novembre 2005.

Secondo il rapporto dell’Ufficio Centrale di Statistica israeliano, ci si aspetta che nel 2025 saranno ancora in vita in Israele circa 102.000 sopravvissuti, circa la metà di quelli che vi sono oggi, e avranno tutti almeno 85 anni. Il rapporto si basa sui dati dell’Authority per i diritti dei sopravvissuti all’Olocausto presso il Ministero delle finanze israeliano, e le previsioni sono state calcolate tenendo conto dei cambiamenti nella durata della vita media previsti per i prossimi due decenni.

Alla fine del 2017 l’età media degli uomini sopravvissuti alla Shoà era di 81,6 anni, mentre l’età media delle donne era di 82,4 anni. Il 29% dei sopravvissuti ha più di 85 anni e il 3% ne ha 95 o più. Le donne costituiscono il 60% dei sopravvissuti in Israele. La percentuale delle donne tra i sopravvissuti è superiore a quella degli uomini in tutte le categorie di età, e la percentuale aumenta all’aumentare delle fasce di età: le donne rappresentano il 58% dei sopravvissuti di età compresa tra 72 e 84 anni e il 63% di quelli oltre gli 85 anni.

Circa il 65% dei sopravvissuti che vivono in Israele sono di origine europea. Di questi, il 36% è nato nei paesi dell’ex Unione Sovietica, circa il 12% è nato in Romania e il 6% in Polonia. I sopravvissuti originari del Nord Africa e dell’Iraq costituiscono il restante 35%, di cui il 16% è nato in Marocco e il 2% in Algeria e hanno subito le persecuzioni sotto il regime francese di Vichy. Il 10% sono nati in Iraq e sono scampati al Farhud, il violentissimo pogrom contro gli ebrei iracheni che si scatenò nel giugno del 1941 (subito dopo il collasso del governo golpista filo-nazista di Rashid Ali e del palestinese Hajj Amin al-Husseini). Durante il Farhud vennero assassinati 197 ebrei e feriti altri 2.118. Circa 242 i bambini che rimasero orfani e 50.000 le case e imprese ebraiche che vennero saccheggiate.

Cipora Feivlovich compì 18 anni ad Auschwitz nel giorno in cui veniva liberato il lager dove aveva perso tutta la sua famiglia. Oggi ha 92 anni, vive a Gerusalemme e ha decine di nipoti e pronipoti

Circa il 38% dei sopravvissuti alla Shoà arrivò in Israele entro il 1951, la maggior parte immediatamente dopo la fondazione di Israele nel 1948. Successivamente, tra il 1952 e il 1989, arrivò nel paese circa il 29% dei sopravvissuti all’Olocausto che attualmente vivono in Israele. Il resto arrivò negli anni ’90, dopo il crollo dell’allora Unione Sovietica.

Dei sopravvissuti delle comunità ebraiche tedesche e austriache, il 65% arrivò in Israele prima del 1948. La maggior parte dei sopravvissuti nati in Polonia, Bulgaria, Ungheria, Iraq e Libia arrivarono in Israele durante la prima grande ondata immigratoria tra il 1948 e il 1951. La maggior parte dei sopravvissuti nati in Tunisia e Marocco immigrò in Israele negli anni ’50 e ’60, mentre la maggior parte dei sopravvissuti nati nell’ex Unione Sovietica arrivò dopo il 1991.

L’Authority israeliana per i diritti dei sopravvissuti all’Olocausto è un ente statale che garantisce un’indennità ai sopravvissuti che vennero rinchiusi nei campi di concentramento e di sterminio e nei ghetti o che dovettero nascondersi per scampare allo sterminio.

L’Authority riconosce come sopravvissuti gli ebrei che vivevano in uno dei paesi occupati o sotto influenza diretta della Germania nazista tra il 1933 e il 1945, e i profughi che dovettero abbandonare la propria casa a causa della persecuzione nazista.

(Da: YnetNews, 27.1.19)