Sostengono la Palestina, ma non la sanno trovare sulla carta geografica

A Berkeley, proprio gli studenti che si dicono più coinvolti dalla causa palestinese dimostrano un'ignoranza imbarazzante sull’abc della questione

Ron E. Hassner, della Università Berkeley della California

Una recente indagine condotta tra gli studenti dell’Università Berkeley della California ha rivelato che molti studenti che sostengono di difendere la causa palestinese in realtà hanno una conoscenza estremamente scarsa degli elementi basilari del conflitto israelo-palestinese.

Ron E. Hassner, titolare della cattedra di Studi Israeliani “Helen Diller Family” presso l’Università Berkeley, ha recentemente testato 230 studenti dell’ateneo. Nonostante la maggior parte degli studenti affermino di essere “profondamente preoccupati” per l’occupazione israeliana dei territori palestinesi, il 75% di loro non è in grado di localizzare i territori in questione sulla carta geografica, e l’84% non è in grado di indicare il decennio (per non dire l’anno) in cui è iniziata l’occupazione. Lo ha riferito lo stesso Hassner in un articolo in cui riferisce i risultati dell’inchiesta. Incredibilmente, aggiunge Hassner, il 25% degli studenti più “appassionati” ha collocato i territori palestinesi a ovest del Libano, praticamente nel mezzo del Mar Mediterraneo.

La maggior parte degli studenti, inoltre, mostra di non avere la minima idea di quante persone vivano effettivamente in Israele. Solo il 17% di loro ha dato una risposta corretta, mentre gli altri hanno ipotizzato cifre fantasiose molto lontane dalla realtà, spaziando da soli 100.000 abitanti fino a ben 150 milioni.

Particolarmente interessante il fatto che coloro che professano posizioni più moderate sul conflitto sono anche quelli che dimostrano di possedere una maggiore conoscenza dei dati della questione. Spiega Hassner che sono proprio gli studenti con posizioni più moderate quelli che dimostrano con maggiore probabilità di saperne di più, e sono anche quelli che tendono più degli altri ad ammettere di avere lacune nelle loro conoscenze. Al contrario, gli studenti con convinzioni più forti sulla questione palestinese sono anche quelli più sicuri di sé, cioè i meno propensi a lasciare in bianco le risposte e più pronti a sottoscrivere risposte molto azzardate.

Manifestazione “pro-palestinese” all’Università Berkeley della California

L’indagine non si è limitata al conflitto israelo-palestinese. Agli studenti è stato anche chiesto di valutare su una scala da 1 a 5 il loro livello di interesse e coinvolgimento circa diciotto questioni chiave mediorientali: dai rapporti Usa-Iran, alla guerra civile nello Yemen e in Siria, alla guerra dei droni. Ebbene, la maggior parte degli studenti ha dato un voto molto alto alla crisi israelo-palestinese. “Ma questa fascinazione per la questione palestinese – nota Hassner – non sembra essere motivata da una più generale preoccupazione umanitaria per le lotte di liberazione nazionale”. Gli stessi studenti, infatti, hanno espresso forte indifferenza verso altri casi come la lotta curda per l’indipendenza in Iraq, l’occupazione marocchina del Sahara occidentale e l’occupazione turca della parte settentrionale di Cipro.

“Come può essere che così tanti studenti affermino di preoccuparsi così profondamente di un conflitto di cui sanno così poco? si chiede Hassner  È forte la tentazione di ipotizzare che le attuali tendenze politiche nei campus esigano dagli studenti di esprimere opinioni forti su questioni divisive, indipendentemente dal loro grado di conoscenza o comprensione. Il mio sondaggio non può confermare o smentire questa impressione. Ma certamente indica che conoscenza e moderazione vanno di pari passo. Le domande a cui gli studenti hanno risposto in modo più accurato riguardavano la Turchia, l’Arabia Saudita e il Marocco, tutti paesi per i quali esprimevano un interesse moderato, ma non estremo. Se la disinformazione è allo stesso tempo causa e conseguenza dell’estremismo politico conclude Hassner  allora l’antidoto è un buon insegnamento, che a sua volta richiede la presenza di studiosi che siano esemplari per eccellenza accademica e professionalità non faziosa. E di studenti che non siano disposti a permettere alle loro passioni politiche di ostacolare studio e conoscenza.

(Da. Israel HaYom, 2.12.19 – Times of Israel, 25.11.19)