Sostiene il terrorismo e l’eliminazione di Israele? Perfetta per entrare nel Board di Amnesty USA

Non è chiaro se la sezione americana di Amnesty International non fosse a conoscenza dei post di Rasha Abdel Latif, quando l'ha nominata nel Comitato direttivo, o se non le importasse nulla

Di Gilead Ini

Gilead Ini, autore di questo articolo

Lo scorso anno Rasha Abdel Latif, direttrice di Partners Global per Medio Oriente e Nord Africa, è entrata a far parte del Comitato direttivo di Amnesty USA.

Amnesty International si definisce un’organizzazione a difesa dei diritti umani e Partners Global, ong sostenuta dal governo degli Stati Uniti, dichiara di perseguire la “costruzione della pace”. Tuttavia, in anni recenti Latif ha scritto o condiviso su Twitter dei post che esaltano l’assassinio di civili ebrei israeliani, elogiano gli attacchi missilistici palestinesi che vìolano il diritto internazionale, distorcono il diritto bellico, celebrano l’evasione dal carcere di assassini e terroristi condannati, insistono che Israele non esiste e sostengono che Israele verrà espulso dal Medio Oriente perché quella terra “non c’è posto per due identità”.

Sia Latif che Partners Global hanno annunciato la sua nomina nel Board of Directors di Amnesty International USA l’11 aprile 2022. Solo quattro giorni prima, nel giorno in cui un terrorista palestinese aveva aperto il fuoco sui civili a Tel Aviv, Latif ri-twittava un post in arabo che rendeva omaggio all’attentato. Con l’hashtag #Tel_Aviv_Operation, il post descriveva l’attacco terroristico, che uccise tre civili israeliani, come una dichiarazione che la terra appartiene ai palestinesi e “l’occupazione” non ha altra scelta che andarsene. Trattandosi di un attacco compiuto nel cuore di Tel Aviv, evidentemente il concetto alla base del post è che tutto Israele va considerato terra palestinese occupata e che lo stato ebraico deve scomparire.

“In questa terra non c’è posto per due identità: o noi o noi”. Un tweet di Rasha Abdel Latif, oggi membro del Board di Amnesty USA

Altri post scritti e condivisi da Latif sono ancora più espliciti. Nel febbraio 2022, Latif ri-twittava una vignetta in cui si vedeva tutto il paese (comprendente Israele, Cisgiordania e striscia di Gaza) che scaccia con le dita una Stella di David. Il testo di accompagnamento in arabo recitava: “In questa terra non c’è posto per due identità: o noi o noi”.

Nel giugno 2013, Latif stessa scrisse su Twitter: “Non c’è NIENTE che si chiama ‘Israele’, è territorio di Palestina”.

Nel giugno 2021, un post di Latif includeva gli hashtag #freepalestine, #return e #27027km: quest’ultimo un riferimento alla superficie totale in kmq di una “Palestina libera” comprendente anche tutto Israele.

Nel settembre 2021, Latif ha ri-twittato un post che celebrava l’evasione di detenuti palestinesi da un carcere in Israele, tra i quali terroristi condannati per attentati mortali e altri reati violenti.

Latif ha anche espresso sostegno al lancio indiscriminato di razzi da Gaza su Israele, una pratica che persino la stessa Amnesty International, benché virulentemente anti-israeliana, ammette trattarsi di un crimine di guerra. Di recente, ha ri-twittato un post e un articolo che esaltano l’arsenale missilistico a Gaza dei “combattenti della resistenza” appartenenti a Hamas e Jihad Islamica. Ha anche condiviso un post su Twitter che incorpora e cita un’intervista della CNN alla propagandista palestinese Noura Erekat. Nel video Erekat, rispondendo alla domanda se è favorevole ai razzi di Hamas lanciati indiscriminatamente contro i civili ebrei, afferma falsamente che quegli attacchi sono legali secondo il diritto internazionale.

Non è chiaro se Amnesty International USA fosse a conoscenza delle opinioni estremiste e abiette di Latif quando l’ha nominata membro del Board. Ma considerando quanto è diventata virulenta e disonesta la diffamazione di Israele da parte di Amnesty, non è nemmeno chiaro se all’organizzazione interesserebbe saperlo.

(Da: jns.org, 4.6.23)

“Non c’è NIENTE che si chiama ‘Israele’, è territorio di Palestina”: un tweet di Rasha Abdel Latif, oggi membro del Board di Amnesty USA