Strage in Sri Lanka: respingere la narrativa della presunta “vendetta”

Anche l’assassino dei musulmani in Nuova Zelanda si atteggiava a “vendicatore”, ma giustamente il suo delirante "manifesto" è stato ignorato

Di Seth J. Frantzman

Seth J. Frantzman, autore di questo articolo

Il ministro della difesa dello Sri Lanka, Ruwan Wijewardene, ha dichiarato martedì che, stando a un’indagine preliminare, “quello che è accaduto nello Sri Lanka è stata una vendetta per l’attentato contro i musulmani a Christchurch”, in Nuova Zelanda. La dichiarazione è stata poi ampiamente riportata come un dato di fatto. Invece, così come le motivazioni dichiarate dal suprematista bianco responsabile della strage di Christchurch non vennero assunte come una narrazione accettabile, allo stesso modo non si dovrebbe dare credito alle motivazioni propagandistiche degli assassini nello Sri Lanka.

Dopo Christchurch, tutti i leader mondiali e neozelandesi si sono uniti nell’esprimere solidarietà contro l’odio. “Non può esserci posto nelle nostre società per l’ignobile ideologia che guida e incita all’odio e alla paura”, ha dichiarato Theresa May dal Regno Unito. “Ci addoloriamo con voi e con la comunità musulmana: tutti noi dobbiamo opporci all’odio in tutte le sue forme “, ha twittato l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

Obiettivi dell’attentato multiplo di domenica nello Sri Lanka

Anche il killer di Christchurch aveva decorato i suoi fucili con riferimenti a una visione del mondo che esalta la “vendetta” come motivazione. E aveva aggiunto nomi storici di comandanti cristiani che hanno combattuto i musulmani, ad esempio vari signori della guerra e soldati dei Balcani che un tempo combatterono contro l’impero ottomano. La vendetta fa parte integrante della narrativa che molti terroristi usano per giustificare i loro crimini. Ad esempio, l’assassino neozelandese aveva incluso anche il nome di un italiano che ha sparato alle persone di colore come “vendetta” per l’uccisione di una donna del posto attribuita a immigrati.

Che si tratti degli attacchi terroristi di Al-Qaeda o degli attentati di Hamas, c’è sempre una narrativa di “vendetta” che offre un presunto movente ai perpetratori. Ma dopo l’attentato in Nuova Zelanda, il “manifesto” del perpetratore è stato in gran parte snobbato e ci sono stati anche appelli a non diffonderlo, o a renderne difficile la ricerca on-line, per impedire il diffondersi della delirante visione del mondo del suo autore, inclusa la sua narrativa di “vendetta”. I leader politici hanno piuttosto parlato della necessità di fermare l’odio, e hanno ampiamente espresso solidarietà alle vittime anche con la preghiera e coprendosi simbolicamente il capo.

Foto pubblicata martedì dall’agenzia di propaganda dell’Isis che mostrerebbe i 7 o 8 attentatori delle stragi di Pasqua nello Sri Lanka

Nello Sri Lanka sembra già partita l’operazione di astenersi dall’esaminare come i perpetratori siano stati in grado di assemblare le loro bombe e penetrare in tanti luoghi diversi nonostante vari allarmi sulla sicurezza pervenuti sin dal 4 aprile. L’ipotesi che uno degli attacchi terroristici più complessi e micidiali della storia possa essere stato pianificato dopo l’attacco a Christchurch del 15 marzo per “vendicarlo”, non appare dimostrata. Come avrebbero potuto i terroristi, fra cui almeno otto attentatori suicidi, pianificare e organizzare quell’attacco solo in un paio di settimane, visto che le informazioni sulla minaccia sono emerse il 4 aprile e quindi a quella data il piano di attacco era già avviato? E comunque, non vi è motivo di accettare la teoria secondo cui uccidere persone innocenti nello Sri Lanka può essere una “reazione” a qualcosa che è accaduto in Nuova Zelanda.

Ripetendo le affermazioni dei perpetratori e dando credito alla loro versione, la narrativa della “vendetta” rischia di “giustificare” in qualche modo i loro crimini e fornirne quasi una “ragione”, senza voler vedere l’ideologia di puro odio che ha guidato l’attentato e il modo probabilmente ben più complesso in cui è stato programmato. E’ importante mantenere una dose di scetticismo di fronte alle dichiarazioni dei funzionari locali, che sono evidentemente sotto pressione per l’accusa di non aver fatto tutto il possibile per prevenire la strage, e soprattutto bisogna mantenertisi scettici circa le prime versioni presentate.

(Da: Jerusalem Post, 23.4.19)