Sull’Iran, Stati Uniti e Occidente non colgono il quadro strategico complessivo

I negoziati per l’accordo sul nucleare di Teheran mirano a contenere i progressi nell'arricchimento dell'uranio senza tener conto delle gravi ripercussioni negative sulla regione

Di Dan Schueftan

Dan Schueftan, autore di questo articolo

I prossimi mesi saranno cruciali per la sicurezza nazionale d’Israele, perché la decisione che gli Stati Uniti prenderanno nei confronti dell’Iran plasmerà il nostro ambiente strategico per gli anni a venire. E chi guarda alle implicazioni della politica degli Stati Uniti soltanto dal punto di vista del nucleare, non coglie il quadro della questione.

Il presidente Joe Biden dovrà scegliere tra una politica responsabile che impedisca a Teheran di imporre l’egemonia sulla regione e consenta a Washington di indirizzare le sue risorse nel confronto con la Cina, oppure una politica che trasformi il regime guidato dagli ayatollah in una superpotenza i cui comportamenti molto probabilmente porterebbero a un conflitto generale in Medio Oriente.

L’Occidente democratico in generale, e gli Stati Uniti in particolare, non riescono quasi mai a capire l’estremismo. Presuppongono che quelli che proferiti dagli estremisti siano solo vuoti slogan “esagerati” e che i loro capi, essendo fondamentalmente “razionali”, agiscano “in modo pragmatico” quando “hanno qualcosa da perdere”. E’ così che sono stati fraintesi il capo nazista Adolf Hitler, il capo palestinese Yasser Arafat, il dittatore siriano Bashar Assad e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, solo per citarne alcuni. Una analoga “cecità culturale” è ciò che ha fatto costantemente sbagliare gli americani quando hanno cercato di portare la democrazia in Iraq, il pluralismo in Libia, l’accettazione dei Fratelli Musulmani, l’uguaglianza delle donne in Afghanistan, la pace ai palestinesi.

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Per quanto riguarda l’Iran, un accordo sul nucleare limiterà solo marginalmente i suoi progressi nucleari, ma aumenterà notevolmente le sue capacità e la sua aggressività nella regione. Avendo arricchito l’uranio a livelli record, gli mancano solo i mezzi di lancio e il sistema d’arma per diventare uno stato sulla soglia dell’atomica.

Il pericolo dell’accordo sul nucleare sta sul piano strategico, dove Washington ha ripetutamente fallito concentrandosi ossessivamente su un obiettivo certamente necessario ma secondario, tanto da ignorare quello principale. Concentrarsi unicamente sul contenimento degli sforzi di arricchimento nucleare di Teheran renderà alla fine più facile per il regime diventare uno stato sulla soglia dell’atomica e rafforzare il proprio status di potenza regionale. Le questioni chiave rimangono l’economia e la consapevolezza. La revoca delle sanzioni porterà al regime di Teheran decine di milioni di dollari e aprirà le porte ad altre centinaia di miliardi da Europa, Cina, India e altri.

Un contributo cruciale degli Stati Uniti al rafforzamento dell’Iran e del suo controllo regionale porterebbe quasi inevitabilmente a un conflitto con i paesi minacciati, innanzitutto Israele che vede tale predominio come una minaccia alla sua stessa esistenza. Ma questo esito può ancora essere prevenuto se Washington saprà tenere conto di tutte le ripercussioni regionali complessive dell’accordo sul nucleare.

(Da: jns.org, 23.11.21)