Suonano e cantano i piccoli arabi malati di cancro a Gerusalemme

Allospedale Hasaddah bambini arabi in terapia anti-tumorale sono sollecitati ad esprimere le proprie emozioni con disegno, scultura, danza, teatro

image_774La musica folk si diffondeva lungo i corridoi del Centro Medico Hadassah a Gerusalemme, mentre un gruppo di bambini arabi intratteneva famiglie ed amici con una vivace serie di esibizioni. Con l’accompagnamento dei battimani e della musica dal vivo di uno oud, strumento tradizionale simile ad una chitarra, i bambini, alcuni di soli cinque anni, saltellavano, danzavano e recitavano pantomime di loro produzione. Per due ore gli artisti e il loro pubblico si sono concentrati sul divertimento, e così facendo sono riusciti a dimenticare il cancro, passato o presente, che è ciò che lega le loro vite.
L’evento, che ha avuto luogo all’inizio di giugno, è stato il culmine del progetto Giovani Artisti in cui giovani pazienti di lingua araba in Israele, malati di cancro, sono stati incoraggiati a darsi fiducia e a modificare la percezione: di se stessi e di come sono visti dagli altri.
“Hanno esperienze terribili con la malattia e così perdono molte delle esperienze tipiche dei bambini della loro età – spiega Huda Ebrahim, che lavora al dipartimento oncologico infantile – Volevamo fare qualcosa per impedire che fossero tagliati fuori dal loro ambiente”.
Ebrahim, insieme alla studentessa Haneeu Majadly, ha organizzato il progetto Giovani Artisti teso ad evitare che questi bambini venissero definitivamente etichettati come “malati”. “Ritengo che ogni bambino abbia un’abilità interna, e se diamo loro l’incoraggiamento e l’opportunità, allora possono essere come i bambini normali. Come li vedete giocare oggi, sembrano bambini normali, non sembrano bambini così gravemente malati”.
Il progetto ha coinvolto 37 bambini tra i 5 e i 17 anni di età, in vari stadi di terapia o riabilitaazione. Grazie alle sue strutture oncologiche meglio posizionate, Hadassah cura bambini arabi da fuori l’area di Gerusalemme, compresi alcuni che vengono dalle zone dell’Autorità Palestinese.
In un periodo di tre mesi, Majadly ha aiutato i bambini a sviluppare le loro idee per progetti personali che comprendevano disegno, scultura, danza, teatro e il racconto della storia della loro vita. Inoltre, Ebrahim ha invitato ex-pazienti che sono guariti a partecipare all’esibizione finale, dove potevano offrire supporto morale a quelli ancora in cura.
Majadly spiega che c’è scarsità di istruttori d’arte in arabo nell’area di Gerusalemme, un problema legato alla generale avversione ad affrontare la malattia tra le comunità arabe. Inoltre, è necessario che l’istruttore capisca l’importanza dell’arte nella terapia dei bambini. Majadly, che parla fluentemente l’ebraico, ha seguito lei stessa corsi d’arte ed ha poi portato le sue nuove conoscenze ai bambini per aiutarli a sviluppare le proprie idee.
Tra quelli che hanno preso parte al progetto c’era la Suah, 10 anni, di Gilo (Gerusalemme). Suah, che ha difficoltà di apprendimento, ha cominciato la cura per il cancro due anni fa, ed è ora nella fase di recupero. La ragazzina è molto timida con gli sconosciuti, nonostante l’opera di persuasione di sua madre Suad. Ma durante l’evento dei giovani artisti, Suah ha trovato il coraggio di suonare un “a solo” di batteria che ha entusiasmato il pubblico. “E’ stato molto commovente – ha detto Suad, che ammette di non aver creduto possibile che sua figlia si esibisse finché non è salita sul palco – La sua faccia splendeva di gioia”.
“Il progetto li aiuta a capire che cosa possono fare da soli” spiega Ebrahim. Grazie al successo del progetto, Hadassah intende ora ripetere il programma per i futuri giovani pazienti di oncologia.

(Da: israel21c.org, 26.06.05)