Tel Aviv facilita la legalità di coppie omosessuali

Con il riconoscimento della “card di partnership” firmata davanti a un avvocato, la relazione delle coppie non sposate assuma veste di contratto ufficiale

image_1966Attenuando il monopolio del rabbinato sul riconoscimento dei matrimoni, Tel Aviv sta facilitando il riconoscimento delle coppie miste e omosessuali, oltre ad altre non formalmente sposate davanti al rabbinato, ai fini di servizi municipale ed erariali. Lod e Mevaseret Zion hanno già fatto la stessa cosa, e altre città potrebbero presto imitarle.
Il comune di Tel Aviv-Jaffa ha accettato di riconoscere le nuove “carte di partnership” emesse dall’organizzazione New Family. Le carte, formato carta di credito, sono un documento formale firmato dalla coppia di fronte a un notaio che testimonia che il rapporto è legalmente vincolante secondo il “yeduim betzibur” o rapporti secondo la common-law: uno status sempre più popolare, anche se non legalmente definito, tra le coppie israeliane che vogliono sposarsi al di fuori dell’egida del rabbinato.
Si valuta che il numero delle coppie non riconosciute rappresenti il 40% delle famiglie israeliane, con circa 18.000 coppie omosessuali, 250.000 coppie che comprendono almeno un immigrante non ebreo, e un numero sempre maggiore di ebrei israeliani che rifiutano di sposarsi davanti al rabbinato o ottenendo certificati di matrimonio all’estero.
“Lo status di yeduim betzibur è riconosciuto in oltre venti leggi per scopi di ogni genere”, spiega l’avvocato Irit Rosenblum, fondatrice e presidente di New Family. Il problema sta nella burocrazia, in quanto le coppie non hanno modo di provare questo status. Di solito viene formalmente riconosciuto in situazioni spiacevoli come il divorzio o la morte, quando un giudice deve dichiarare che lo status esisteva per poter dividere i beni o stabilire i destinatari dell’eredità. L’iniziativa della partnership card, nata nel 2007, mira a correggere alcune delle lacune burocratiche con cui queste coppie devono misurarsi, come l’impossibilità per uno dei partner di ottenere un permesso di parcheggio per l’altro, o la difficoltà di cercare di qualificarsi per uno “sconto di coppia” per eventi e corsi municipali.
“Prima, la coppia deve firmare un contratto legale che specifica i loro diritti e le loro responsabilità nella vita in comune, e la carta, che è firmata di fronte a un avvocato, dichiara legalmente che le due persone sono le parti di questo contratto – dice Rosenblum – Trasforma la loro relazione da ‘normativa’, secondo la common-law, a contrattuale”. Tecnicamente, il cambiamento è molto piccolo. “In ogni caso, un comune non può rifiutare di riconoscere la carta – continua Rosenblum – poiché è un documento legale firmato davanti a un avvocato” che attesta un contratto.
Ma il gap tra diritti legali e attuazione burocratica può essere grosso, e la nuova iniziativa cerca di riempirlo. “Molti diritti in questo paese non sono ancora equamente garantiti – afferma Etai Pinkas, un consigliere comunale di Tel Aviv che collabora con il sindaco Ron Huldai sui problemi gay-lesbiche – Ora il comune si è assunto il compito di fare tutto quello che è in suo potere per garantire l’uguaglianza”.
Con Tel Aviv come terza città, dopo Lod e Mevaseret Zion, a promettere di riconoscere le carta di partnership, Pinkas confida che “sia solo questione di tempo prima che la cosa si estenda a molte altre città israeliane”.

(Da: Jerusalem Post, 04.01.08)