Tel Aviv sarà come Sderot

Pessimista il capo di stato maggiore uscente sui futuri rapporti fra Israele e palestinesi

image_725Il capo di stato maggiore uscente israeliano Moshe Yaalon si dichiara pessimista circa le future relazioni fra Israele e palestinesi.
Un giorno dopo aver detto che, nel quadro di un serio accordo di pace con i siriani, Israele potrebbe garantire la propria sicurezza anche senza le alture del Golan, Yaalon ha affermato, in un’intervista mercoledì al quotidiano israeliano Ha’aretz: “Se Israele non farà seguire al disimpegno ulteriori azioni, se non si impegnerà in ulteriori mosse, vi sarà un’altra esplosione di violenze. Il terrorismo tornerà in tutte le sue forme: sparatorie, autobombe, attentati suicidi, tiri di mortaio e lanci di missili Qassam”.
Secondo Yaalon, le prime violenze potrebbero scoppiare in Cisgiordania per poi estendersi rapidamente all’interno di Israele, dentro città come Tel Aviv, Kfar Saba e Gerusalemme. “Tel Aviv e Gerusalemme saranno come Sderot – ha detto Yaalon, con riferimento alla cittadina meridionale israeliana bersagliata da missili palestinesi nei mesi scorsi – Faranno attentati suicidi dovunque riusciranno. E’ altamente probabile che vi sia una seconda guerra terroristica”.
Secondo l’ex capo di stato maggiore israeliano, sostituito mercoledì da Dan Halutz, la creazione di uno stato palestinese condurrebbe ad una guerra che potrebbe essere assai pericolosa per Israele. “L’idea che possa esservi uno stato palestinese entro il 2008 è semplicemente avulsa dalla realtà e pericolosa – ha spiegato – Un tale stato si adopererebbe per minare lo stato di Israele, e prima o poi vi sarebbe una guerra, una guerra che potrebbe essere pericolosa per Israele”.
Yaalon ha aggiunto che le recenti dichiarazioni del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) indicano che i palestinesi non hanno rinunciato a quello che chiamano il “diritto al ritorno” (di tutti i profughi palestinesi e loro discendenti all’interno di Israele anche dopo la nascita di uno stato palestinese). “Non chiedono un gesto simbolico, chiedono un vero e proprio ritorno nelle case e nei villaggi. È chiaro quali sarebbero le conseguenze: non vi sarebbe più uno stato per gli ebrei”.
“Ai palestinesi – ha aggiunto Yaalon – conviene ancora l’attuale situazione basata su bande, anziché sulle fondamenta di un vero stato. Quando l’Autorità Palestinese lascia che Hamas partecipi alle elezioni senza cedere le armi, cosa fa? Uno stato per bande, bande armate che fingono di giocare alla democrazia. E se Fatah continua a comportarsi come fa ora, Hamas finirà con l’impadronirsi della striscia di Gaza”.
Nell’intervista Yaalon ha anche sostenuto che la cosiddetta soluzione “due popoli-due stati” non porterebbe affatto alla stabilità nella regione: “Allo stato attuale – ha spiegato – mi pare difficile creare una situazione stabile, da fine del conflitto, all’interno di questo schema. E’ uno schema che qui semplicemente non è rilevante, sostenuto dall’occidente che guarda al conflitto con occhi da occidente. Ma è uno schema che non tiene conto del divario e delle reali dimensioni del problema. Persino noi israeliani preferiamo non vederlo. Israele è pronto a dare ai palestinesi uno stato palestinesi, ma i palestinesi non sono disposti a riconoscerci il diritto di uno stato per gli ebrei”.
Alla domanda se abbia timori per la sopravvivenza di Israele, Yaalon ha risposto: “Una combinazione di terrorismo e demografia, con interrogativi fra noi sulla giustezza della nostra causa, sono una formula che può portare a una situazione in cui alla fine può non esservi più, qui, uno stato per gli ebrei”.

(Da: Ha’aretz, YnetNews, 1.06.05)

Nella foto in alto: l’ex capo di stato maggiore israeliano Moshe Yaalon ai comandi di un caccia.