“Terrorismo sotto forma giudiziaria”

Le cause alla Corte dell’Aja mirano ad arrecare danni d’immagine e morali, non ad accertare la verità

image_2416Le accuse di crimini di guerra mosse dall’estero contro soldati e ufficiali israeliani che hanno combattuto nella contro-offensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza non sono altro che “terrorismo sotto forma giudiziaria”. Lo ha detto Liron Liebman, capo del Dipartimento legale internazionale della procura militare israeliana.
Liebman, che ha recentemente preso il posto di Pnina Sharvit-Baruch, è intervenuto mercoledì scorso a Gerusalemme alla Conferenza dei presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane parlando del ruolo della legge nella guerra contro il terrorismo.
Ci sono ben poche probabilità che le accuse di crimini di guerra mosse dall’estero sortiscano in condanne né, se è per questo, in assoluzioni, spiega Liebman, dal momento che questioni di merito e di metodo finiranno col far arenare le querele prima di arrivare allo stadio della sentenza. Ma questo non importa affatto a coloro che muovono le accuse. “Lo scopo – spiega Liebman – è già raggiunto quando le accuse vengono pubblicizzate. Il loro obiettivo è causare danni d’immagine e morali, non accertare una verità giudiziaria”. Non è un caso, ad esempio, dice Liebman, che diversi procedimenti “giudiziari” vengano mossi dalla Spagna, un paese che ha visto estese proteste contro Israele quando i combattimenti erano in corso.
Liebman dice inoltre che nelle prossime settimane le Forze di Difesa israeliane completeranno cinque inchieste relative a una serie di incidenti occorsi durante la guerra. La procura militare, ricorda Liebman, è stata sì coinvolta nel fornire pareri legali durante le operazioni, ma non spettava a lei scegliere i bersagli né sedeva dentro l’abitacolo dei caccia. “Persino il comandante di una brigata non è sempre perfettamente consapevole di tutto quello che sta accadendo nel pieno degli scontri – dice l’ufficiale – I fumi dei combattimenti avvolgono tutti. Bisogna distinguere bene tra, da una parte, la pianificazione in anticipo sulle operazioni di determinati obiettivi e, dall’altra, la decisione se sia possibile attaccare o meno certi bersagli che si presentano al momento sul terreno, mentre i nemici che ti sparano addosso o quando un pilota ha tre secondi di tempo per decidere cosa fare”.
Se le inchieste riveleranno che dei militari israeliani hanno commesso dei reati o hanno abusato del loro potere “saranno trattati di conseguenza”, aggiunge Liebman. “Ma i comandanti che hanno combattuto in buona coscienza per Israele contro i terroristi devono stare tranquilli. È impossibile non commettere nessun errore in situazioni come quelle, e sotto quella pressione. Ma c’è una bella differenza tra commettere un errore e perpetrare i crimini di guerra di cui tanti ci accusano”.
Il mese scorso, durante un convegno all’Institute for National Security Studies di Tel Aviv, l’esperto di diritto internazionale Yoram Dinstein ha ricordato che in quasi tutte le guerre moderne i caduti civili risultano più numerosi dei combattenti: il contrario di ciò che è avvenuto nella guerra di Israele contro Hamas a Gaza.

(Da: Haaretz, 19.02.09)

Nella foto in alto: la Corte Penale Internazionale dell’Aja