Terroristi o moderati?

Utile dare uno sguardo alle principali posizioni programmatiche di Hamas e Fatah.

Di Dan Calic

image_2882Chi si occupa di conflitto arabo-israeliano è tipicamente abituato ad usare due termini per identificare le diverse posizioni in campo arabo: da una parte ci sono i “moderati”, dall’altra gli estremisti “terroristi”.
Nella striscia di Gaza e in Giudea e Samaria (Cisgiordania), che sono strategicamente, geograficamente e culturalmente cruciali per entrambe le parti, le due fazioni arabe principali sono Hamas e Fatah. Hamas è generalmente considerato un gruppo “terrorista”, mentre Fatah è comunemente percepito come un gruppo “moderato”.
In pubblico ciascuna fazione si presenta in modo diverso. Hamas è considerata la fazione intransigente, dedita alla violenza, quella che non ha mai incontrato rappresentanti del governo israeliano e che è votata alla distruzione di Israele. D’altra parte, Fatah appare meno intransigente, meno violenta, disposta a incontrare i dirigenti d’Israele e ad accettare la sua esistenza. Ma le cose stanno davvero così? Si può presumere che vi siano distintive differenze fra le due fazioni su una serie di questioni chiave, sulla base della loro immagine pubblica. Ma le apparenze possono ingannare.
Un modo per scovare somiglianze e differenze può essere quello di delineare la posizione “ufficiale” delle due fazioni mettendo a confronto le loro rispettive Carte costitutive. I nodi del conflitto sono numerosi, ma noi ci soffermeremo a considerare tre questioni considerate cruciali dalla maggior parte degli osservatori: la disponibilità ad uccidere civili, la possibile coesistenza di due Stati e la questione Gerusalemme.
Rispetto all’uccisione di civili, la Carta di Hamas cita direttamente Allah: “Il Giorno del Giudizio non giungerà finché i musulmani non combatteranno [uccideranno] gli ebrei, quando l’ebreo di nasconderà dietro la pietra e l’albero e le pietre e gli alberi diranno: o musulmano, c’è un ebreo nascosto dietro di me, vieni a ucciderlo”. Dal canto suo, la Carta di Fatah afferma esplicitamente che la lotta armata è una strategia e non semplicemente una tattica, e che la rivoluzione armata del popolo arabo di Palestina è un fattore decisivo per la lotta di liberazione e per estirpare l’entità sionista.
Circa la coesistenza e la prospettiva di una soluzione a due Stati, la Carta di Hamas recita: “Israele esisterà e continuerà ad esistere finché l’islam non lo avrà cancellato, esattamente come ha cancellato altri prima di esso”. E altrove afferma: “Il movimento di resistenza islamica è convinto che la terra di Palestina sia Waqf [patrimonio inalienabile] islamico, consacrato alle future generazioni di musulmani fino al Giorno del Giudizio. Essa, o qualunque parte di essa, non deve essere dilapidata; essa, o qualunque parte di essa, non deve essere abbandonata”. Analogamente, la Carta di Fatah dice che “liberare la Palestina e proteggere i suoi luoghi santi è un dovere arabo, religioso e umano” e invoca la “completa liberazione delle Palestina e lo sradicamento dell’entità economica, politica, militare e culturale sionista”. E altrove prescrive di “istituire uno Stato democratico e indipendente con piena sovranità su tutte le terre di Palestina, con Gerusalemme come sua capitale”.
Circa Gerusalemme, sia Hamas che Fatah la rivendicano come capitale vuoi dello Stato islamico, vuoi dello Stato arabo indipendente.
Stando alle loro rispettive Carte programmatiche, appaiono chiare le seguenti conclusioni: entrambe le principali fazioni palestinesi approvano l’uccisione di civili; entrambe rifiutano l’esistenza di Israele ed entrambe ne richiedono la cancellazione; entrambe rivendicano Gerusalemme come loro capitale.
Oltre al confronto fra le due Carte, abbiamo anche le seguenti dichiarazioni a proposito del riconoscimento di Israele. Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) afferma: “Non accetto Israele come Stato ebraico”. Il capo di Hamas, Khaled Mashaal, proclama che il suo movimento “non ha riconosciuto e non riconoscerà Israele”. Degna di nota anche la dichiarazione di Abbas Zaki, ambasciatore dell’Autorità Palestinese in Libano: “Una volta che avremo Gerusalemme, cacceremo tutti gli ebrei dalla Palestina”.
Si torna così alla domanda centrale: c’è una reale differenza fra i “moderati” e gli estremisti “terroristi”? Che si guardi alle loro Carte statutarie o alle loro dichiarazioni pubbliche, in ogni caso la risposta è chiaramente no. Anche se, come mi disse personalmente l’ex terrorista islamista Walid Shoebat, una differenza c’è: “i moderati sono più cauti”. Pensandoci bene, tendo ad essere d’accordo con lui.

(Da: YnetNews, 4.7.10)

Nell’immagine in alto: i simboli ufficiali di Fatah e di Hamas, entrambi con la rappresentazione della mappa delle aspirazioni irredentiste palestinesi sull’intero paese (rispettivamente, fra i fucili e sopra la moschea)