Terza strage di al-Qaeda nel Sinai

Lorganizzazione terrorista islamista opera con relativa facilità a ridosso dei confini di Israele.

Da un articolo di Ze'ev Schiff e al.

image_1182C’è al-Qaeda dietro all’attentato di lunedì a Dahab. Nonostante gli sforzi egiziani per fermare le attività di al-Qaeda nella penisola del Sinai, l’organizzazione terrorista islamista continua evidentemente ad operare a ridosso dei confini di Israele, e a introdurre clandestinamente materiali esplosivi in questa zona. Recentemente è emerso che al-Qaeda sta anche cercando di creare una base nella striscia di Gaza in modo da potersi infiltrare in Israele per realizzare attentati.
Le autorità egiziane avevano recentemente informato gli Stati Uniti e altri soggetti internazionali che, nel quadro delle loro attività, erano riuscite a sgominare una base di al-Qaeda a Jabal Hilal, nel Sinai centrale. Le autorità egiziani hanno infatti spostato nel Sinai ingenti forze di polizia e unità delle forze speciali. Dopo che un veicolo era saltato su una mina e due ufficiali egiziani erano rimasti uccisi, erano state fatte intervenire le unità speciali e quella base di al-Qaeda è stata sradicata.
Si ritiene che al-Qaeda stia reclutando persone fra i beduini del Sinai. Stando al governo egiziano, nei mesi scorsi sono stati fatti intensi sforzi per offrire possibilità di lavoro ai beduini disoccupati. Sembra adesso di capire che tali sforzi non sono stati in grado di impedire la continua penetrazione di al-Qaeda nel Sinai e il reclutamento di nuove cellule terroristiche nella zona.
Uno degli interrogativi che si pone ora alle autorità egiziane è come fa al-Qaeda a introdurre clandestinamente nel Sinai il materiale esplosivo. Le quantità di esplosivo in gioco indicano che non si tratta di partite provenienti da cave abbandonate, ma da unità militari. Gli egiziani temono che parte degli esplosivi venga introdotto nel Sinai dall’Arabia Saudita.

Il triplice attentato coordinato di lunedì sera a Dahab presenta caratteristiche identiche al modello seguito nei precedenti attentati che hanno colpito di recente località turistiche nella penisola del Sinai.
Nel luglio 2005, 90 persone vennero uccise in tre esplosioni che colpirono quasi contemporaneamente, a Sharm el-Sheikh, il mercato vecchio e la zona degli hotel di Naama Bay, ad alcuni chilometri dalla città. In quell’occasione vennero usate tre auto-bomba, la prima all’ingresso di Naame Bay, la seconda presso l’hotel Ghazala Gardens, la terza al mercato.
Nell’ottobre 2004, tre esplosioni colpirono simultanee l’hotel Hilton di Taba, a ridosso del confine con Israele, e Ras al-Satan. Nell’hotel di Taba, parzialmente crollato, trovarono la morte 34 persone.

Domenica, con un messaggio audio-registrato diffuso dalla tv al-Jazeera, Osama Bin Laden, capo e fondatore della rete terroristica internazionale al-Qaeda, ha preso posizione a sostegno del governo dell’Autorità Palestinese controllato dal movimento terrorista fondamentalista Hamas, a suo dire vittima di una “crociata sionista contro l’islam”. Portavoce di Hamas hanno cercato di distanziarsi da Bin Laden, pur sostenendo che “naturalmente le sanzioni internazionali scatenano l’ira dei musulmani”.
Lunedì sera il governo Hamas, che pure aveva giustificato e legittimato l’attentato suicida di una settimana fa contro civili israeliani a Tel Aviv, ha condannato l’attentato a Dahab definendolo “un’operazione criminale che scredita la nostra area, un incidente che scuote la sicurezza nazionale palestinese e agisce contro gli interessi arabi”.

(Da: Ha’aretz, YnetNews, israele.net, 24.04.06)

Nella foto in alto: Ambulanze israeliane in coda al confine di Taba con l’Egitto lunedì sera per portare soccorso alle vittime del triplice attentato terrorista a Dahab (Sinai).