Testimoni di genocidio

Di fronte alle foto dalla Siria, gli israeliani non possono fare a meno di ricordare il silenzio che, solo una generazione fa, contribuì a condannare a morte milioni di ebrei

Editoriale del Jerusalem Post

Civili siriani vittime di attacchi con armi chimiche

L’amministrazione americana ha accusato pochi giorni fa il governo siriano di Bashar Assad di compiere esecuzioni di massa di migliaia di prigionieri e di bruciare i loro corpi in un grande crematorio allo scopo di celare le atrocità che sta commettendo. Il Dipartimento di Stato valuta che mediamente vengano impiccati circa 50 detenuti al giorno nel carcere militare di Saydnaya, a nord di Damasco, e che i corpi vengano poi cremati per occultare questi crimini contro l’umanità.

E’ chiaro che Israele non può agire su questo scenario in modo unilaterale. Tuttavia Israele deve porsi alla testa degli sforzi che tutto il mondo dovrebbe fare per fermare queste atrocità, sino al punto – se occorre – di proporsi come parte di una coalizione che miri a porre fine alla campagna di genocidio di Assad. L’auto-distruzione della Siria sotto la dittatura di Assad è costata dal 2011 quasi mezzo milione di vite umane, ha innescato la più grave crisi di profughi che si sia vista in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale e ha dato modo ai jihadisti dello “Stato Islamico” (ISIS) di emergere come una minaccia terroristica mondiale.

In Israele, dove è impossibile non ripensare all’inerzia del mondo durante la Shoà, politici di tutto l’arco parlamentare invocano un intervento militare esterno, per quanto difficile, volto a fermare le atrocità del regime siriano. Molti chiedono che le Forze di Difesa israeliane bombardino il forno crematorio siriano. Un ministro ha apertamente evocato l’uccisione di Assad come unico mezzo per fermare l’assassinio e la cremazione di migliaia di detenuti politici.

Foto satellitare del sospetto crematorio militare siriano (clicca per ingrandire)

Alcuni membri del governo, che pure sollecitano un’azione militare, dicono tuttavia che spetta agli Stati Uniti intervenire sul crematorio di cui hanno rivelato l’esistenza. Di diverso avviso Yair Lapid. Il leader del partito Yesh Atid ha scritto su Facebook che Israele ha la “responsabilità morale di agire, quando la gente viene bruciata nei forni in un luogo raggiungibile dalla Forze di Difesa israeliane: dobbiamo spazzare via dalla faccia della Terra quel forno crematorio”. Anche Lapid ricorda il mancato intervento degli Alleati che durante la Shoà non bombardarono le linee ferroviarie che portavano ad Auschwitz, e lo paragona all’incapacità della comunità internazionale di arrestare lo spargimento di sangue in Siria. “Oggi sappiamo – ha scritto Lapid – armi chimiche e inceneritori. Ebbene, sia il crematorio sia Assad devono andarsene”.

La parlamentare Tzipi Livni, di Unione Sionista, ha scritto in un tweet che “Assad non può far parte del futuro di questa regione”. Anche il ministro degli interni Arye Deri, presidente del partito Shas, ha chiesto il bombardamento del crematorio di Assad, ma ha esortato gli Stati Uniti a compiere l’attacco.

“In quanto ebrei – ha dichiarato Jonathan Greenblatt, direttore dell’americana Anti-Defamation League – siamo particolarmente scioccati dall’estrema ferocia del regime siriano, che evoca i peggiori incubi delle atrocità naziste contro il popolo ebraico”. Greenblatt ha spronato il mondo, “che nel XX secolo capì di non aver fatto abbastanza per fermare i crimini dei nazisti che portarono al genocidio di sei milioni di ebrei, ad agire per porre fine alle azioni disumane del governo siriano”.

Posizione del carcere militare siriano di Sednaya e del sospetto crematorio (clicca per ingrandire)

Martedì, il ministro israeliano dell’edilizia Yoav Gallant, del partito Kulanu, ha accusato Assad di genocidio e ha invocato l’uccisione del dittatore. “La realtà delle cose in Siria – ha detto Gallant – è che usano armi chimiche contro la gente, impiccano le persone e addirittura ne inceneriscono i corpi, una cosa che non si vedeva da settant’anni. Si stanno superando tutti i limiti. A mio avviso, è giunto il momento di eliminare Assad, puramente e semplicemente”.

Ma nulla è semplice, in Medio Oriente. L’uso illegale del gas nervino da parte del regime di Assad per asfissiare gli oppositori civili è ben documentato, e dovrebbe già essere sul tavolo della Corte di Giustizia Internazionale affinché ne incrimini i responsabili. La ragione per cui non è ancora successo – secondo Jonathan Spyer, direttore del Rubin Center for Research in International Affairs presso il Centro Interdisciplinare Herzliya – è la realpolitik. Assad ha due potenti e pericolosi alleati: Russia e Iran. Spyer avverte che l’intervento sempre crescente della Russia a sostegno del regime di Assad potrebbe sfociare in una violenta prova di forza con gli Stati Uniti. Bisogna prendere atto del fatto che l’unica àncora di salvezza per la popolazione siriana può venire da un’azione concertata, non da futili esercizi di diplomazia. “È un regime impazzito ed è un bene che l’amministrazione lo dica alla gente”, conclude Spyer.

Ma mentre il mondo guarda attonito e per lo inerte le foto satellitari americane in bianco e nero del crematorio siriano, gli israeliani non possono fare a meno di ricordare il silenzio che, solo una generazione fa, contribuì a condannare a morte milioni di ebrei. È ora di fare qualcosa.

(Da: Jerusalem Post, 18.5.17)