The show must go on

Non è un caso se la Jihad Islamica palestinese ha esplicitamente minacciato l’Eurovision di Tel Aviv: non sopportano che gli ebrei abbiano da 71 anni uno stato libero e forte

Editoriale del Jerusalem Post

Lihi Piatzsky fotografata dal marito mentre fa scudo con il proprio corpo alla figlia di due anni durante un attacco di razzi palestinesi. “E’ questo che siamo addestrati a fare quando veniamo sorpresi dall’allarme in un’area priva di spazi sicuri”, ha poi spiegato Piatzsky

Se avete una sensazione di deja vu per gli eventi dello scorso fine settimana, non siete i soli. Tutto Israele è nella stessa barca. Ancora una volta Hamas e i suoi compari del terrorismo hanno sparato una raffica di centinaia di razzi colpendo il sud di Israele e causando morti, feriti e danni. Venerdì le Forze di Difesa israeliane avevano diffuso i dati sul numero dei morti civili e militari che Israele ricorderà mercoledì per Yom HaZikaron, la giornata dedicata alla memoria dei soldati caduti e delle vittime del terrorismo. Ma ce ne sono già altri quattro da aggiungere alla lista, assassinati dai razzi terroristi (Moshe Agadi, Moshe Feder, Ziad Alhamamda e Pinchas Menachem Prezuazman).

La tempistica di quest’ultimo attacco di missili lanciati dagli islamisti di Gaza non è casuale. Il giorno dopo Yom HaZikaron, Israele celebra Yom HaAtzmaut, la Giornata dell’Indipendenza, quando gli israeliani in tutto il paese festeggeranno il 71esimo anniversario della fondazione dello stato ebraico. Non è che Hamas attacchi Israele ogni anno in occasione di queste giornate. Ma quest’anno è diverso. Quest’anno è in programma, subito dopo, un evento che qui è capitato solo una volta ogni vent’anni (nel 1979, nel 1999 e nel 2019): il festival intenzionale della canzone Eurovision, in programma a Tel Aviv fra poco più di una settimana. Delegazioni di musicisti provenienti da tutta Europa e oltre sono già arrivate in Israele e hanno iniziato le prove, oltre a girare per il paese e condividere le proprie esperienze con i loro fan tramite i social network. E sabato la Jihad Islamica palestinese ha esplicitamente minacciato di far piovere razzi sulla parata dell’Eurovision a Tel Aviv.

In questi ultimi giorni la cosiddetta “bolla di Tel Aviv” è stata risparmiata e nella “città bianca” residenti e turisti – pop star e non – hanno potuto continuare la loro vita normale. Finora. Ma era meno di due mesi fa che anche gli abitanti di Tel Aviv dovettero scappare da bar, club e teatri, e i genitori precipitarsi a strappare i bambini dai letti, per correre nei rifugi antiaerei al suono delle sirene d’allarme.

La European Broadcasting Union ha affermato che the show must go on, lo show deve continuare, e che devono continuare le prove. “Continuiamo a collaborare con la tv israeliana KAN e con il Comando del Fronte Interno israeliano per salvaguardare il benessere di tutti coloro che lavorano insieme a noi all’Expo di Tel Aviv – ha dichiarato l’European Broadcasting Union al Jerusalem Post – Continueremo a monitorare da vicino la situazione in corso e le prove continueranno come previsto”.

Preparativi per il festival della canzone Eurovision

Anche per Israele, le cose vanno avanti “come di norma”. Il problema è che il nostro “di norma” comprende Hamas e Jihad Islamica che sparando razzi contro civili da oltre un decennio. Vi sono diciottenni originari del sud del paese che iniziano ora il loro servizio di leva nelle Forze di Difesa israeliane avendo avuto tutta la loro vita scandita da periodiche sirene d’allarme, e corse al riparo, e preghiere che i propri cari abbiano fatto in tempo a trovare un rifugio.

Tutto questo è assolutamente inaccettabile. Bisogna fermare i razzi da Gaza una volta per tutte. Ed è ora di elaborare una chiara strategia su cosa fare con Gaza. Se si dovrà usare la forza militare per cercare di risolvere la minaccia di Hamas, allora che la forza questa volta sia schiacciante, così da piegare Hamas il più a lungo possibile, non come dopo l’ultimo round di violenze che risale a solo cinque settimane fa. Se il governo si sta adoperando per raggiungere un nuovo “accordo” con Hamas, ebbene anche questa è un’opzione: ma deve essere fatta in un modo che funzioni, e che non vada in pezzi ogni volta che è un po’ in ritardo il denaro del Qatar destinato a Gaza.

Hamas e gli altri terroristi palestinesi ritengono di poter stabilire l’agenda e decidere quando combattere e quando non combattere in base alle loro convenienze. Uno degli scopi del terrorismo, per definizione, è quello di continuare a seminare paura nelle popolazioni civili e tenere la loro vita sotto la continua spada di Damocle della violenza.

Ma gli israeliani in tutto il paese, compresi quelli che stanno a sud della “bolla di Tel Aviv”, hanno diritto a una vita normale che non comporti missili e guerre. Dovremmo poter celebrare la Giornata dell’Indipendenza senza che i nostri riservisti siano richiamati in servizio lontano da casa. E dovremmo poter tenere con dignità e sicurezza un importante evento musicale internazionale.

Bisogna dimostrare una volta per tutte a Hamas e Jihad Islamica che non possono uccidere il nostro spirito e il nostro modo di vivere. Fermiamo le raffiche di razzi e festeggiamo i 71 anni da quando anche il popolo ebraico ha il suo stato libero e indipendente, ed è abbastanza forte per difenderlo.

(Da: Jerusalem Post, 6.5.19)