Tornano alla luce i resti dell’ultima battaglia dei ribelli ebrei per Gerusalemme

Punte di freccia e proiettili in pietra di duemila anni fa rievocano la storia dell’estrema resistenza ebraica prima della distruzione del Secondo Tempio

Una sezione della strada lastricata risalente al periodo del Secondo Tempio

A cinquant’anni dalla guerra dei sei giorni (che pose fine all’occupazione giordana della parte orientale della città), la Israel Antiquities Authority ha mostrato la scorsa settimana dei reperti archeologici che risalgono alla battaglia per Gerusalemme che si svolse duemila anni fa, alla vigilia della distruzione del Secondo Tempio ebraico.

I ritrovamenti, tra cui ben conservate punte di freccia e palle da balista in pietra, sono venuti alla luce negli scavi in corso da diversi anni sulla strada principale che a quell’epoca attraversava la città fino al Monte del Tempio. “Questi ritrovamenti – ha spiegato la Israel Antiquities Authority – ci raccontano la storia dell’ultima battaglia tra le forze romane e i ribelli ebrei che si erano barricati nella città, una battaglia sfociata nella distruzione di Gerusalemme”.

La battaglia venne descritta dallo storico Giuseppe Flavio nella sua opera Guerra Giudaica: “’Il giorno seguente i Romani, dopo aver scacciato i briganti [ribelli] dalla città, incendiarono tutto fino a Siloam” (Libro 6:363). Secondo Nahshon Szanton e Moran Hagbi, direttori dello scavo, le palle da balista furono scagliate dalle catapulte romane che bombardavano Gerusalemme durante l’assedio della città, mentre le punte di freccia sono quelle usate dai ribelli ebrei.

Un’altra sezione della strada di circa 100 metri di lunghezza e otto di larghezza, pavimentata con grandi lastre di pietra, era già stata portata precedentemente alla luce dagli scavi.

L’archeologo Nahshon Szanton con uno dei proiettili in pietra romani

Gli archeologi spiegano che i moderni metodi di ricerca utilizzati corroborano l’idea che re Erode non sia stato il solo autore dei grandi progetti edilizi a Gerusalemme alla fine del periodo del Secondo Tempio. “Gli studi più recenti – dice Szanton – indicano che la strada fu costruita dopo il regno di Erode (che morì nel 4 a.e.v.), sotto gli auspici dei procuratori romani di Gerusalemme e forse anche durante il mandato del governatore romano Ponzio Pilato, noto fra l’altro per aver condannato a morte Gesù di Nazareth mediante crocifissione. Questa conclusione getta nuova luce sulla storia di Gerusalemme nell’ultimo periodo del Secondo Tempio e consolida il riconoscimento dell’importanza del ruolo svolto dall’amministrazione dei procuratori romani nel modellare le caratteristiche della città”.

Yuval Baruch, archeologo della Israel Antiquities Authority per la regione di Gerusalemme, dice che entro cinque anni i ricercatori intendono scoprire l’antica strada in tutta la sua lunghezza e ampiezza per portare a compimento lo scavo del sito, iniziato un secolo fa. “In effetti – spiega Baruch – gli attuali scavi nella Città di Davide si possono considerare una naturale continuazione dei precedenti scavi archeologici nel sito, avviati in passato da studiosi europei e americani. Circa quattro anni fa, sono stati rinnovati gli scavi archeologici lungo la strada, questa volta con l’obiettivo di portarla interamente alla luce. Quando gli scavi saranno completati, i resti della strada verranno conservati e approntati in modo da poter ricevere le decine di migliaia di visitatori che la vorranno percorrere”.

Punta di freccia

Consapevoli dell’importanza storica del sito e dei relativi ritrovamenti, gli studiosi della Israel Antiquities Authority hanno utilizzato i più avanzati metodi di ricerca nel campo delle scienze naturali, della biologia e della geologia. “La combinazione di queste tecniche moderne – dice Szanton – rende eccezionale lo scavo della strada lastricata nella città di Davide per la qualità scientifica e per l’importanza nello sviluppo della ricerca archeologica a Gerusalemme e in Israele in generale, e consente ai ricercatori di porsi quesiti che ancora attendono una risposta”.

Hagbi sottolinea che gli scavi in corso si concentrano anche sulle zone adiacenti la strada, come le botteghe che sorgevano ai suoi lati. “I ritrovamenti – spiega – permetteranno ai ricercatori di porsi domande affascinanti: che aspetto aveva la strada principale che conduceva al Tempio sul Monte? Qual era la natura urbana della città bassa, che si estendeva su entrambi i lati della magnifica strada? Che cosa mangiavano, a Gerusalemme, durante il duro assedio romano? E così via”. Per cercare di rispondere a queste domande è in corso uno studio multidisciplinare, parallelamente a un’attenta setacciatura “ad umido” presso il sito per la setacciatura archeologica nel Parco Nazionale della Zurim Valley, dove vengono raccolti anche i più piccoli reperti.

Gli archeologi confidano che fra non molto tempo anche per turisti e pellegrini sarà possibile percorrere una delle strade principali dell’antica Gerusalemme del Secondo Tempo, e conoscere le risposte alle affascinanti questioni storiche ad essa collegate.

(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 25.5.17)