Tra Gaza e Beirut

Nel mondo arabo ha sempre la meglio chi si schiera contro le democrazie occidentali

Da un articolo di Khaled Abu Toameh

image_2107È difficile ignorare i paralleli tra il golpe violento di Hamas nella striscia di Gaza del giugno 2007 e il colpo di stato avviato da Hezbollah a Beirut lo scorso fine settimana.
In entrambi i casi, gli alleati locali di Washington hanno subito una umiliante sconfitta per mano di forze sostenute da Siria e Iran. Il primo ministro libanese Fuad Siniora, appoggiato dagli Stati Uniti, viene ora sbeffeggiato da Hezbollah come versione libanese di Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Sia il leader libanese che il presidente dell’Autorità Palestinese vengono da tempo descritti nel mondo arabo come “fantocci senza potere” nelle mani di americani e israeliani.
Gli alleati interni di Siniora – Saad Hariri e Walid Jumblatt – si trovano adesso nella stessa situazione di Muhammad Dahlan e Nabil Shaath, i più eminenti leader di Fatah vicini agli Usa che hanno perduto casa e uffici nella striscia di Gaza.
Nel suo discorso di sabato, Siniora ha parlato esattamente come fece Abu Mazen quando condannò il colpo di stato subito.
Ciò che è interessante è che Hamas e Hezbollah hanno utilizzato lo stesso pretesto per giustificare le loro mosse. Entrambi si sono difesi definendo il loro intervento armato un “contro-golpe”: Hamas continua a sostenere che Abu Mazen a Fatah avevano progettato di rovesciare il suo governo “democraticamente eletto” con l’aiuto di Stati Uniti e Israele; allo stesso modo, il segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah accusa il governo Siniora e i suoi alleati politici di voler trasformare Beirut in “una base per la CIA, l’FBI e il Mossad”.
Interessante anche notare come, sia a Gaza che a Beirut, la parte sostenuta dagli Usa non ha praticamente opposto resistenza di fronte, rispettivamente, a Hamas e a Hezbollah.
L’unica differenza di rilievo fra i due gruppi jihadisti è che (il sunnita) Hamas aveva conquistato una maggioranza elettorale fra i palestinesi nelle elezioni parlamentari del gennaio 2006, mentre in Libano (lo sciita) Hezbollah rappresenta una minoranza elettorale.
Molti analisti arabi vedono gli eventi nella striscia di Gaza e in Libano come parte di un più generale conflitto fra due campi all’interno del mondo arabo: uno sostenuto dalle dittature di Teheran e Damasco, l’altro apertamente associato alla democrazia americana.
Iraniani e siriani stanno utilizzando Hezbollah e Hamas come interposte persone per minare il campo arabo “moderato” e sventare ciò che essi considerano il tentativo di Washington di consolidare la sua “egemonia” sul Medio Oriente. “Il conflitto in Libano non è tra sunniti e sciiti – nota Abdel Bari Atwan, direttore del quotidiano arabo edito a Londra Al-Quds Al-Arabi – Si tratta piuttosto di un conflitto fra un programma di resistenza ad oltranza [contro Israele] e un programma di resa. È un conflitto tra coloro che si sono schierati con gli Stati Uniti nella loro guerra contro gli arabi, e coloro che sono dall’altra parte; tra coloro che hanno sconfitto e umiliato Israele, e coloro che sono stati sconfitti da Israele”.
Hamas è riuscita a creare uno staterello islamista nella striscia di Gaza che dipende in grandissima misura da Siria e Iran per la propria sopravvivenza. Hezbollah sta cercando di trasformare il Libano in un paese estremista teleguidato dal presidente siriano Bashar Assad e da quello iraniano Mahmoud Ahmadinejad. In entrambi i casi, gli iraniani garantiscono armi e denaro, i siriani fanno da corrieri e da complici.
L’insegnamento da trarre da quanto è accaduto nella striscia di Gaza e a Beirut è che ogniqualvolta gli Stati Uniti sostengono apertamente un arabo, questi viene immediatamente screditato nelle piazze arabe. Abu Mazen e Siniora sono vittime della loro pubblica associazione con la politica americana. D’altra parte, negli anni scorsi gli aperti tentativi di Washington di minare Hamas e Hezbollah hanno sortito un effetto boomerang, accrescendo la forza delle due organizzazioni presso il loro pubblico.
I regimi di Giordania, Egitto e Arabia Saudita hanno buone ragioni di preoccuparsi. Il successo di Hezbollah e Hamas rafforzerà certamente la posizione di altri fondamentalisti islamisti, come i Fratelli Musulmani e la stessa al-Qaeda.

(Da: Jerusalem Post, 11.05.08)