Fra terrorismo e aiuti americani, l’Autorità Palestinese ha scelto il terrorismo

Ancora una volta i dirigenti palestinesi cercano di sottrarsi alle loro responsabilità distorcendo la verità dei fatti

Di Maurice Hirsch

Maurice Hirsch, autore di questo articolo

Con il 31 gennaio scorso, l’amministrazione statunitense ha interrotto i suoi aiuti finanziari all’Autorità Palestinese. Il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat ha reagito dichiarando: “Centinaia di palestinesi perderanno il lavoro a causa della decisione degli Stati Uniti di porre fine a tutti i progetti USAID in Palestina: un passo ulteriore nella serie di misure punitive e immorali attuate dall’amministrazione Trump contro il popolo della Palestina, per spingere la sua dirigenza a scendere a compromessi sul diritto inalienabile all’autodeterminazione” (citato lo scorso 2 febbraio dal sito web del Dipartimento affari negoziali dell’Olp dello Stato di Palestina).

Ad un esame più attento, tuttavia, appare chiaro che Erekat, a nome dell’Autorità Palestinese, ancora una volta distorce un fatto molto semplice. In realtà, non sono gli Stati Uniti che hanno preso la decisione. Piuttosto è l’Autorità Palestinese, guidata da Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che ha fattivamente deciso di rifiutare i considerevoli aiuti americani. Lo ha fatto quando ha scelto esplicitamente di continuare la sua politica pay for slay (“pagati per uccidere”) in base alla quale l’Autorità Palestinese dilapida centinaia di milioni di dollari all’anno per premiare e incentivare il terrorismo e i terroristi, compresi assassini condannati e famigliari di terroristi morti compiendo attentati (i cosiddetti “martiri”).

Facciamo un passo indietro. L’8 marzo 2016 il 21enne americano, veterano di guerra, Taylor Force veniva ucciso da un terrorista palestinese mentre era in visita in Israele. Quando gli Stati Uniti hanno saputo che l’Autorità Palestinese versa un vitalizio mensile alla famiglia dell’assassino di Taylor, hanno approvato (marzo 2018) una legge chiamata Taylor Force Act in base alla quale la maggior parte degli aiuti finanziari degli Stati Uniti all’Autorità Palestinese viene condizionata all’abbandono da parte dell’Autorità Palestinese della sua politica “pagati per uccidere”.

Abu Mazen: “Per Allah, quand’anche rimanessimo con un solo centesimo, lo spenderemo per le famiglie dei martiri e dei prigionieri”

Ma l’Autorità Palestinese, anziché prestare ascolto all’appello dell’amministrazione statunitense, ha preso esplicitamente la decisione di rinunciare agli aiuti statunitensi e di continuare la politica ” pagati per uccidere”, con Abu Mazen che dichiarava che l’Autorità Palestinese darà la priorità ai premi per i terroristi detenuti piuttosto che occuparsi delle esigenze del resto del popolazione. “Per Allah – ha esclamato Abu Mazen alla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese lo scorso 24 luglio – Quand’anche rimanessimo con un solo centesimo, lo spenderemo per le famiglie dei martiri e dei prigionieri, e solo in seguito spenderemmo per il resto del popolo”.

Parallelamente al passaggio del Taylor Force Act, l’Autorità Palestinese ha manovrato per sfuggire alle responsabilità legali e finanziarie della sua promozione del terrorismo. Al termine di un lungo contenzioso in cui la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto meridionale di New York aveva giudicato l’Autorità Palestinese responsabile del terrorismo che ha causato la morte di cittadini americani e le aveva ingiunto di pagare indennizzi per centinaia di milioni di dollari, la Corte Suprema degli Stati Uniti, accettando la tesi dell’Autorità Palestinese, ha giudicato che i tribunali statunitensi non avevano giurisdizione su quei casi (Sokolow vs PLO and PA, US Supreme Court No. 16-1071, 2 aprile 2018). In risposta a tale decisione, nell’ottobre 2018 gli Stati Uniti hanno approvato l’Anti-Terrorism Clarification Act che stabilisce un concetto molto semplice: qualsiasi destinatario di aiuti americani accetta ipso facto la giurisdizione del sistema giudiziario americano. In altre parole, l’Autorità Palestinese non può più ricevere aiuti statunitensi e poi sostenere che i tribunali statunitensi non hanno alcuna giurisdizione sulle sue responsabilità per il terrorismo contro cittadini statunitensi.

Consapevole che, continuando a ricevere aiuti statunitensi, l’Autorità Palestinese sarebbe stata ritenuta finanziariamente responsabile della promozione e del coinvolgimento nel terrorismo, il primo ministro dell’Autorità Palestinese Rami Hamdallah ha scritto al Segretario di stato americano, Michael Pompeo, dicendo: “Alla luce di questi sviluppi, il governo della Palestina informa rispettosamente il governo degli Stati Uniti che, a partire dal 31 gennaio 2019, rinuncia completamente e non intende più accettare alcuna forma di assistenza riferibile all’Anti-Terrorism Clarification Act”.

Quindi, se è vero che gli aiuti degli Stati Uniti all’Autorità Palestinese sono cessati il 31 gennaio 2019, il tentativo di Erekat di ingannare il mondo incolpando l’amministrazione statunitense per l’interruzione degli aiuti e per le sue conseguenze deve essere visto per quello che è: un’ennesima scusa dell’Autorità Palestinese per sottrarsi alle sue responsabilità distorcendo la verità. La verità è che gli aiuti statunitensi sono cessati perché l’Autorità Palestinese ha deciso di rifiutare l’assistenza pur di continuare con la sua politica “pagati per uccidere”, e per evitare di essere ritenuta responsabile per la sua promozione e il suo coinvolgimento nel terrorismo costato la vita di centinaia di vittime innocenti, compresi numerosi cittadini americani.

Il ricorso americano alla leva finanziaria per costringere l’Autorità Palestinese a scegliere l’approccio pacifico e il miglior interesse della sua popolazione, anziché optare per la violenza e la continua promozione del terrorismo, avrebbe potuto costituire un enorme passo avanti verso il raggiungimento della pace: un passo che l’Autorità Palestinese, stando alle dichiarazioni di Abu Mazen e di Erekat, non sembra disposta a fare.

(Da: Times of Israel, 6.2.19)