Tre no a Rouhani

Israele, come sempre, è al centro dei nefasti piani dell'Iran. Il mondo dovrebbe smettere di far finta di non vedere

Editoriale del Jerusalem Post

Il presidente iraniano Hassan Rouhani

Il presidente iraniano Hassan Rouhani, a New York per la 74esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, cerca di proiettare un messaggio di “pace”, ma è un messaggio in cui la pace auspicata dall’Iran è quella in un Medio Oriente controllato da Teheran.

Ci troviamo in un momento pericoloso, reso più complesso dal ruolo svolto nella regione da Russia, Turchia e Stati Uniti. Israele, come sempre, è al centro dei nefasti piani dell’Iran. Teheran si scaglia regolarmente contro il nostro stato, coprendolo di accuse e calunnie complottiste, e sostiene che Israele è nemico dell’islam, che minaccia la sacra moschea di Gerusalemme, che è uno stampo artificiale e temporaneo destinato ad essere spazzato via grazie ai missili di precisione iraniani. Da decenni questa è la narrazione di Teheran, e da decenni le sue minacce vengono largamente ignorate dal resto del mondo come se le più elementari norme delle relazioni internazionali non si applicassero all’Iran.

Il regime iraniano rapisce persone, sequestra navi con la pirateria e si spinge ad attaccare altri paesi della regione con missili e droni. Inonda con le sue armi Yemen, Iraq, Siria e Libano. Anche tutto questo viene per lo più trascurato. Eppure nessun altro paese al mondo si comporta come l’Iran. I paesi che perseguono la pace trattano con rispetto i loro vicini e non cercano di sovvertirli e colonizzarli usando le milizie.

Nella foto dell’agenzia iraniana Fars, una cerimonia nella moschea Hazrat Zahra di Tehran. Sullo striscione, una citazione dall’ayatollah Khomeini: “Israele deve sparire dal mondo intero”

Rouhani sostiene che l’Iran è sotto pressione a causa di una crudele guerra economica. L’Iran è molto bravo a interpretare allo stesso tempo la parte della vittima e del carnefice, facendo il gioco del “poliziotto buono e poliziotto cattivo”. Finge di essere una vittima, ma torna continuamente a minacciare Israele, gli Stati Uniti e altri stati.

Si pensi per un momento alle università e agli ospedali che l’Iran avrebbe potuto costruire nello Yemen o in Libano al posto dei missili balistici. Dove sono i nuovi centri culturali in Siria, invece delle basi e degli arsenali dei Guardiani della rivoluzione islamica? Dove sono i convitti e le scuole per le ragazze nel sud del Libano, anziché bunker e fabbriche di missili nella valle della Bekaa?

L’Iran dice di volere una pace “a lungo termine” nel Golfo Persico. Suona bene, ma a quali condizioni? Per l’Iran ci sono solo le sue condizioni, quelle in base alle quali usa droni e missili per attaccare le petroliere dell’Arabia Saudita nel mare comune. Questa non è pace. C’era la pace, nel Golfo Persico, fino a quando l’Iran non ha iniziato ad aggredire.

Questo regime di Teheran non smette mai di vantarsi delle sue capacità in fatto di armamenti, non la smette mai coi suoi eventi grotteschi come i concorsi di vignette negazioniste della Shoà, e con l’arresto di accademici innocenti gettati in prigione. Esponenti del regime attaccano le donne che non si coprono il capo come pretendono loro, e fanno impiccare i gay alle gru perché colpevoli d’aver violato le loro leggi religiose. Il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif adora twittare le sue dichiarazioni al mondo, ma perché nessuno gli chiede se l’iraniano comune ha accesso a Twitter e agli altri network?

Sui mezzi di una parata militare a Teheran trasmessa dalla tv iraniana IRINN, la scritta: “Israele deve essere spazzato via dalla carta geografica”

Alle Nazioni Unite Rouhani cerca di coinvolgere il mondo nella sua narrativa. Zitto zitto suggerisce le sue idee a Russia, Cina, India e Turchia, sostenendo di contribuire a controbilanciare il potere americano, e alimenta il risentimento verso l’egemonia globale americana. Zarif, con il suo eterno sorriso subdolo, sostiene che l’Iran non c’entra nulla con il recente attacco contro l’Arabia Saudita, e intanto cerca di ingraziarsi gli elettori di sinistra americani sostenendo che Washington è al servizio degli interessi israeliani e combatte guerre per conto dei sauditi.

L’Iran è molto furbo in questo senso: sa sfruttare gli spazi delle democrazie per metterle l’una contro l’altra, per distogliere la loro attenzione dalle tattiche mafiose che Teheran esercita in tutto il Medio Oriente e nel resto del mondo.

È ora di dire di no a Rouhani. No agli attacchi contro altri paesi. No ai missili sofisticati per Hezbollah. No all’espansione dell’impero iraniano. Questi sono i nostri tre no. Teheran dovrebbe sentirseli dire forte e chiaro a New York.

(Da: Jerusalem Post, 25.9.19)