Trovati i corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti

I terroristi li hanno uccisi a bruciapelo poco dopo il sequestro

Rachel Frenkel alla manifestazione di domenica sera a Tel Aviv

Rachel Frenkel alla manifestazione di domenica sera a Tel Aviv

I corpi senza vita dei tre adolescenti israeliani rapiti poco più di due settimane fa in Cisgiordania sono stati trovati dalle forze di sicurezza israeliane lunedì pomeriggio in un campo vicino al raccordo Halhul, a nord-ovest di Hebron. I tre corpi sono stati trovati intorno alle 18.00 ora locale in una fossa poco profonda scavata dai rapitori nello wadi tra Beit Khalil e Halhul.

I famigliari sono stati i primi ad essere informati del ritrovamento.

La scoperta è arrivata dopo che negli ultimi due giorni di ricerche dei servizi di sicurezza avevano concentrato i loro sforzi in quel settore. Anche in questa occasione, che ha visto concentrarsi numerose forze nella zona dichiarata off-limits, si sono ripetuti scontri con palestinesi del posto che hanno cercato di ostacolare le ricerche.

Alla luce del drammatico sviluppo, la Knesset ha sospeso lunedì sera i propri lavori mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu convocava il gabinetto di sicurezza.

Naftali Fraenkel, 16 anni, abitante di Nof Ayalon, Gilad Shaar, 16 anni, abitante di Talmon, e Eyal Yifrach, 19 anni, abitante di Elad, erano scomparsi la sera del 12 giugno mentre, di ritorno da una yeshiva (scuola talmudica), facevano l’autostop nei pressi di Alon Shvut, nel Blocco Etzion, a sud di Gerusalemme. Naftali Fraenkel era anche cittadino americano.

Secondo le prime evidenze, i tre ragazzi sono stati legati e uccisi poco dopo il loro rapimento da colpi d’arma da fuoco esplosi da distanza ravvicinata. I terroristi hanno poi cercato di nascondere in fretta i corpi. Si ritiene che i rapitori avessero progettato sin dall’inizio di uccidere i sequestrati, per poi trattenere i corpi da usare come arma di ricatto verso Israele. “Il fatto che i servizi di sicurezza hanno identificato i rapitori entro 24 ore, unito alla pressione militare sul campo, ha impedito ai terroristi di nascondere i corpi e ricattare Israele per la loro restituzione”. Lo ha detto lunedì sera ad Ha’aretz un alto ufficiale della sicurezza israeliana, che ha aggiunto: “E’ solo una questione di tempo e raggiungeremo agli assassini”.

Le autorità israeliane si erano massicciamente mobilitate su più fronti nella ricerca dei tre ragazzi, parallelamente a una campagna di sensibilizzazione internazionale all’insegna dell’hashtag #BringBackOurBoys (riportate a casa i nostri ragazzi). Anche il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) aveva condannato il rapimento e chiesto il ritorno dei ragazzi.

Le famiglie dei tre ragazzi avevano lanciato un appello, intervenendo il 24 giugno al Consiglio Onu dei diritti umani a Ginevra. Domenica sera, decine di migliaia di israeliani si erano riuniti in Piazza Rabin a Tel Aviv per esprimere solidarietà alle famiglie ed esigere il ritorno dei ragazzi.

I diciotto giorni di ricerche hanno portato all’arresto di circa 450 sospetti palestinesi, per lo più membri di Hamas, il gruppo accusato da Israele di essere responsabile del sequestro, e alla perquisizione di più di 2.200 edifici in varie parti della Cisgiordania. Negli stessi giorni, dalla striscia di Gaza i terroristi lanciavano circa 40 razzi contro Israele, e l’aviazione israeliana reagiva con 13 attacchi su obiettivi terroristi. Giovedì scorso le autorità israeliane avevano divulgato l’identità di due membri di Hamas indicati come i principali accusati del sequestro – Amer Abu Aysha e Marwan Kawasme – entrambi irreperibili dal giorno del rapimento e tuttora latitanti. Nel frattempo Hamas, che elogiava il rapimento pur non rivendicandolo direttamente, confermava che i due sono membri dell’organizzazione.

“L’intero paese china il capo questa sera sopraffatto dal dolore – ha scritto in una nota il presidente israeliano uscente Shimon Peres – Negli ultimi diciotto giorni questa nazione ha pregato come una persona sola che la sorte dei nostri meravigliosi ragazzi fosse quella di trovarli sani e salvi. Ora che è arrivata la penosa notizia, tutta la nazione piange la morte prematura dei nostri migliori giovani. Ma insieme al profondo dolore, restiamo determinati a punire con mano ferma questi spietati terroristi. La guerra contro il terrorismo si intensificherà senza tentennamenti, affinché il terrore assassino non osi rialzare la testa”.

(Da: YnetNews, Ha’aretz, Jerusalem Post, Times of Israel, 30.6.14)