Tuo figlio, mio figlio

Madre di un combattente chiede ‘uguaglianza’ con il servizio civile obbligatorio

Da un articolo di Tal Bashan

Ne abbiamo fatta di strada insieme. Vicine di casa, amiche, figli e cani cresciuti insieme. Ogni tanto entrambe esprimevamo la nostra rabbia per l’occupazione distruttrice o la discriminazione contro le donne – ma più di tutto abbiamo visto i nostri figli crescere insieme, pronti a conquistare il mondo quando fosse venuto il momento.
Il tuo primogenito non ha fatto il servizio militare. Fedele al tuo mondo di ultra-sinistra, hai dichiarato che il servizio militare è un esercito d’occupazione, una macchina che sfrutta i giovani e gli innocenti. Tuo figlio, hai detto, non ne avrebbe fatto parte. Tuo figlio è stato esentato dal servizio militare e ha viaggiato all’estero, si è iscritto all’università e suonava la chitarra nel tempo libero.
Ogni volta che passavo vicino a casa tua e sentivo la musica, mi sentivo a disagio. I figli dei miei amici stavano sudando da qualche parte nelle loro uniformi militari, mentre tuo figlio stava seduto a casa strimpellando la chitarra. Mi dava fastidio, ma non dicevo nulla, per non guastare i nostri rapporti.
Nel frattempo mio figlio entrava in un’unità di commando, rinunciando a una carriera sportiva perché diceva di voler fare “qualcosa di buono” nell’esercito. In momenti come questo non ho sue notizie da più di una settimana: è la natura del tipo di servizio che ha scelto.
Se avessi discusso con lui, se l’avessi ostacolato, forse non si sarebbe arruolato in un’unità di combattimento. Perché sappiamo entrambe anche troppo bene che i genitori di oggi hanno un’influenza determinante su qualunque cosa riguardi l’arruolamento dei loro figli, particolarmente i figli ricchi e viziati.
Devo ammettere che la comunità strettamente ortodossa che non presta il servizio militare mi dà molto meno fastidio: abbiamo da molto tempo rinunciato a loro e al loro problematico servizio militare. Quello che mi dà più fastidio è il fatto che sempre più giovani, sani di mente e di corpo, come tuo figlio e i figli di altre mie conoscenze, non prestano servizio militare e non compiono il loro dovere sociale in alcun altro modo.
Le mie idee non sono molto diverse da quelle dei miei amici che si oppongono all’occupazione. Io rispetto le vedute ideologiche, pacifiste e antimilitariste. Ma perché non il servizio civile, santo cielo? Non ci sono in giro abbastanza persone – bambini, vecchi e malati – che hanno bisogno di assistenza?
Trovo che ci sia qualcosa di immorale nei genitori che permettono ai loro figli di andare avanti nella vita mentre i loro amici dedicano anni della loro vita allo stato, alcuni anche rischiando la vita.
Questo dilemma si sarebbe potuto evitare se fosse stata approvata una legge sul servizio civile obbligatorio: ogni giovane israeliano che non si ritiene adatto al servizio militare, o semplicemente non ha voglia di compierlo (e questo è il motivo reale nella maggior parte dei casi), dovrebbe dare il suo contributo alla società per tre anni in qualche altro modo: uno potrebbe insegnare ai bambini a rischio a cantare o a suonare uno strumento, un altro potrebbe tener compagnia ai pazienti negli ospedali, e i tuoi figli potrebbero compiere il loro servizio civile tra i giovani ebrei-arabi o in istituzioni per bambini bisognosi. C’è solo bisogno urgente di una legislazione.
In una sera umida, mentre portavamo fuori i nostri cani, per la prima volta ti ho chiesto candidamente: in che modo mio figlio è diverso dai tuoi? Perché lui può dare il suo contributo mentre i tuoi non possono? Hai risposto con la tua solita risposta sull’esercito di occupazione, che esiste solo per perpetuarsi, e che l’esercito avrebbe dovuto essere sciolto e trasformato in un esercito professionale con personale stipendiato…
E mi sono sentita dire con rabbia: forse, ma intanto i figli degli altri servono in questo esercito e rischiano la vita. Tu dici che “tutti” e “per il bene del paese” non sono argomenti validi. I tuoi figli faranno quello che devono fare quando verrà il momento, se e quando vorranno. E aggiungi: “Non dimenticare che tuo figlio l’ha voluto, è partito volontario.”
I nostri cani, che sono così sensibili ai sentimenti dei loro padroni, hanno cominciato ad abbaiare in continuazione. Dopo tanti anni di amicizia, mi dispiace dover dire che la rottura è inevitabile. Abbiamo raggiunto un punto in cui il politico è diventato personale, e quello che è personale tocca un nervo scoperto, e quello che le madri dei soldati devono subire nelle notti piene di preoccupazioni, gli altri non sanno che cosa sia.

(Da: YnetNews, 12.08.07)