Turisti indottrinati da guide turistiche palestinesi

E’ vero che non c’è niente di meglio che vedere Israele coi propri occhi, ma molto dipende da ciò che viene detto, taciuto o totalmente inventato

1948: Convoglio ebraico diretto a Gerusalemme assediata, attaccato da bande arabe

“Gli ebrei sono arrivati da vari paesi cento anni fa: la loro storia in questa terra è tutta qui”. E poi naturalmente “hanno rubato agli arabi le loro terre e negano loro la libertà di culto”. Sono solo alcune delle frasi che spesso le guide turistiche palestinesi dicono ai gruppi che accompagnano in giro per Israele.

“Le ho sentite molte volte con le mie orecchie”, ha detto a Israel HaYom una guida turistica israeliana. Alle domande dei turisti sui ritrovamenti archeologici che indicano chiari collegamenti ebraici con la Terra d’Israele, le guide palestinesi rispondono spesso che si tratta solo di invenzioni fabbricate dagli ebrei. “Quando l’autobus è passato vicino alla barriera difensiva eretta per impedire gli attentati e i tiri di cecchini della seconda intifada – racconta un’altra guida israeliana – la guida a bordo, un arabo israeliano, ha detto ai turisti che l’unico scopo del muro è quello di espropriare terra ai palestinesi e limitare la loro libertà di movimento. Ovviamente non ha fatto il minimo cenno alle stragi suicide sugli autobus e nei bar che portarono alla sua costruzione”. “A volte intervieni e dici qualcosa per correggere – continua la guida israeliana – ma il più delle volte lasci perdere: a cosa serve dire qualcosa per un minuto a un gruppo che per tutta la durata del viaggio sentirà queste menzogne?”.

Il memoriale delle vittime dei convogli ebraici sulla strada per Gerusalemme. “Solo resti di incidenti stradali”, secondo certe guide turistiche arabe

Un altro caso classico ricordato dalle guide riguarda i resti dei carri blindati che si vedono lungo la strada che sale da Tel Aviv a Gerusalemme, dove sono stati lasciati a ricordo delle vittime dei tanti convogli ebraici che vennero attaccati e distrutti durante la guerra del ’48, nei lunghi mesi in cui 100mila civili ebrei erano assediati e affamati a Gerusalemme. “Sono solo resti di incidenti stradali” ha risposto una guida araba alle domande di un turista. Altre guide sostengono che si tratta di monumenti che inneggiano alla “conquista del paese, strappato ai palestinesi”. Tutto ciò che può testimoniare una connessione della storia e della tradizione ebraica con questo paese viene semplicemente cancellato dalle guide arabe e palestinesi, anche a costo di raccontare bugie così grossolane.

Non basta. Durante la tappa a Yad Vashem, il memoriale e museo della Shoà a Gerusalemme, capita spesso di sentire le guide palestinesi e arabo-israeliane che ripetono ai turisti: “Israele sta facendo a noi la stessa cosa che i tedeschi hanno fatto agli ebrei nell’Olocausto”.

Si tratta di un vero e proprio indottrinamento a cui questi gruppi di turisti vengono sottoposti per sei, sette, anche dieci giorni di seguito, è la denuncia raccolta da Israel HaYom: un fenomeno noto da tempo nell’ambiente del turismo e che talvolta riguarda anche gruppi organizzati da agenzie israeliane.

Arca dell’Alleanza scolpita sulle pietre della sinagoga di Cafarnao (IV sec e.v.). “Gli ebrei sono arrivati cento anni fa e la loro storia in questa terra è tutta qui”, secondo certe guide turistiche arabe

Il Ministero del Turismo israeliano rilascia licenze di guida turistica palestinese in base al Protocollo di Parigi, firmato nel 1994 nell’ambito degli Accordi di Oslo, che prevede che Israele consenta di operare in Israele a guide palestinesi certificate dall’Autorità Palestinese.

E’ vero che non c’è niente di meglio che vedere Israele coi propri occhi, dicono gli operatori intervistati da Israel HaYom. Ma è anche vero che molto dipende da ciò che ti viene detto o che viene taciuto, o posto totalmente fuori contesto. “Più tardi, questi turisti sommano ciò che viene loro raccontato con quello che vedono su mass-media e social network e tornano nei loro paesi a raccontare ad amici e parenti la versione della propaganda palestinese come se fosse oro colato”.

Ma perché mai un’agenzia di viaggi israeliana dovrebbe assumere guide palestinesi? La ragione è semplice: i soldi. “Il costo di una guida palestinese – spiegano gli operatori – può essere la metà, e talvolta anche meno, di quello standard di una guida israeliana. Per non parlare degli autisti d’autobus, che a Gerusalemme est e nei territori di solito lavorano in nero. Le nostre guide sono molto più professionali, ma costano di più”. Se porti un gruppo a visitare Masada con una guida palestinese che non fa alcuna menzione della rivolta giudaica anti-romana, della distruzione del Secondo Tempio e della resistenza degli zeloti perché non vuole citare nulla che ricordi la storia ebraica in questa terra, risparmi un po’ di quattrini, offri un viaggio più economico ai tuoi clienti, ma accetti di diffondere menzogne e calunnie dalle conseguenze devastanti.

(Da: Israel HaYom, israele. net, 8.8.17)