Ucraina e Israele si battono contro lo stesso nemico

Quando Israele combatte il terrorismo palestinese armato dall’Iran e gli armamenti iraniani in Siria, difende anche l'Ucraina

Di Mark Dubowitz

Mark Dubowitz, autrore di questo articolo

L’uso da parte della Russia contro l’Ucraina di droni-kamikaze forniti dall’Iran è ormai noto. Meno nota è la complicità della Repubblica Islamica nell’assassinio di cittadini ucraini a 2.000 km di distanza, in Israele. Delle 40 persone uccise dall’ondata di attacchi terroristici palestinesi dell’ultimo anno, almeno tre – più di una ogni 13 – erano ucraine.

Un venerdì sera del mese scorso Irina Korolova si trovava con i fedeli ebrei fuori da una sinagoga nel quartiere Neveh Ya’acov di Gerusalemme quando è stata uccisa, insieme a sei israeliani, da un arabo armato proveniente dalla parte est della capitale. Secondo i resoconti dei mass-media locali, la 60enne ucraina lavorava in Israele come badante. Il 29 marzo 2022 Dmitri Mitrik, 24 anni, e Victor Sorokopot, 32 anni, erano seduti fuori da un negozio di alimentari a Bnei Brak, rilassandosi dopo una giornata di lavoro nell’edilizia, quando un terrorista infiltrato della Cisgiordania li ha uccisi con un fucile d’assalto M-16. Il terrorista ha poi continuato a sparare, uccidendo due civili israeliani e un agente di polizia.

Questi assassini erano palestinesi, ma Teheran ha contribuito a far loro premere il grilletto. La Repubblica Islamica è il principale sponsor straniero dei gruppi terroristici palestinesi Hamas e Jihad Islamica ed è implicata nel traffico di armi da fuoco che affluiscono in Israele e Cisgiordania. Dopo il conflitto di 11 giorni tra Israele e Hamas del maggio 2021, il gruppo terroristico palestinese che controlla Gaza ha pubblicamente ringraziato l’Iran per avergli fornito denaro, armi e tecnologia. Nel 2020, il governo degli Stati Uniti ha riferito che l’Iran fornisce complessivamente 100 milioni di dollari all’anno a gruppi terroristici palestinesi, tra cui Hamas e Jihad Islamica. Nel 2019, gli Stati Uniti hanno sanzionato operatori finanziari legati a Hamas accusati d’aver convogliato decine di milioni di dollari dal regime iraniano al gruppo jihadista per attacchi terroristici originati dalla striscia di Gaza.

La Municipalità di Tel Aviv illuminata coi colori della bandiera ucraina alla fine dello scorso febbraio, nei giorni immediatamente successivi all’inizio dell’aggressione russa

Dopo che i terroristi palestinesi hanno ucciso e mutilato decine di persone con cittadinanza americana, tra cui nel 2016 il 29enne Taylor Force veterano delle forze armate americane, gli Stati Uniti si sono mossi per esigere dalle entità palestinesi risarcimenti decretati in tribunale e varando norme come il cosiddetto Taylor Force Act del 2018, che decurta l’assistenza economica degli Stati Uniti all’Autorità Palestinese a meno che essa non ponga fine alla consolidata pratica di versare vitalizi-premio a terroristi e famiglie di terroristi che hanno preso di mira cittadini americani e israeliani.

Mentre si batte contro la brutale aggressione russa, l’Ucraina dovrebbe allo stesso modo prendere le difese dei suoi cittadini all’estero. Se è comprensibile che sia troppo impegnata nelle battaglie della sua guerra di difesa per perseguire singoli casi, Kiev potrebbe comunque fare un passo avanti rispetto alla semplice condanna verbale della recente ondata di attentati i terroristici palestinesi, e prendere in considerazione una più completa revisione della sua politica sul conflitto israelo-palestinese. L’Ucraina dovrebbe imprimere una svolta rispetto al suo passato comportamento di voto contro Israele sulle risoluzioni delle Nazioni Unite promosse dai palestinesi. Dal 2015, l’Ucraina ha votato contro Israele 105 volte, ovvero nel 79% del totale delle risoluzioni relative allo stato ebraico. Ad esempio, lo scorso novembre una commissione delle Nazioni Unite ha approvato, con il sostegno dell’Ucraina, una risoluzione che disconosce le rivendicazioni israeliane su Gerusalemme e chiede alla Corte Internazionale di Giustizia di esprimersi sulla legittimità della presenza di Israele in Cisgiordania. Quando, alcune settimane dopo, l’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato la risoluzione, l’Ucraina non ha partecipato al voto: un timido tentativo di ricucire i legami con Israele senza suscitare le ire della maggioranza automatica delle Nazioni Unite che ha approvato la risoluzione.

Eppure, nella loro lotta comune contro le dittature e relativi gregari terroristi, Ucraina e Israele condividono interessi e valori. E condividono anche legami etnici, con le decine di migliaia di ucraini che vivono in Israele e le centinaia di migliaia di ebrei che vivono in Ucraina, incluso il presidente Volodymyr Zelensky. Quando Kyiv chiede, comprensibilmente, più aiuti per la sua guerra di difesa, dovrebbe tuttavia rendersi conto del fatto che Israele è impegnato a combattere la sua propria guerra di difesa, sin dentro le proprie strade, contro i terroristi sostenuti da Teheran che prendono di mira i suoi civili. Finora Israele non ha raccolto le richieste ucraine di aiuti militari perché è preoccupato che tali armi (specie quelle più sofisticate) possano cadere nelle mani dei russi (e poi dei terroristi), perché non può sguarnire i sistemi necessari per la difesa stessa di Israele e perché non può permettersi che Mosca reagisca negando a Israele la libertà di manovra per colpire le risorse militari iraniane in Siria: cosa che la Russia ha nuovamente minacciato di fare quando ha ribadito che chiunque fornisca armi all’Ucraina sarà considerato un obiettivo legittimo per le forze armate russe (schierate in Siria).

Ma Israele aiuta già l’Ucraina in molti altri modi: ha accolto migliaia di profughi di guerra ucraini, ha colpito la capacità iraniana di armare il presidente russo Vladimir Putin con droni e missili, ha fornito all’Ucraina preziose informazioni di intelligence e ha inviato all’Ucraina ambulanze blindate e altri aiuti umanitari.

Quando Israele combatte contro l’Iran e il terrorismo palestinese sostenuto dall’Iran, agisce anche a difesa dell’Ucraina. Kiev deve riconoscerlo, pubblicamente e inequivocabilmente. Cosa che a sua volta potrebbe rafforzare la sua richiesta di sostegno anche militare da parte di Israele.

(Da: Jerusalem Post, 13.2.23)