Un altro pretesto per inutili, calcolate violenze

Israele intende restaurare i siti ebraici, senza alcuna modifica al loro status quo

Editoriali dalla stampa israeliana

image_2762A proposito del clamore e delle violenze suscitate dall’inclusione della Tomba dei Patriarchi (a Hebron) e della Tomba di Rachele (a Betlemme) nella nuova lista dei siti del patrimonio ebraico da restaurare approvata dal governo israeliano, il JERUSALEM POST ricorda che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha già chiarito come tale decisione “non modifichi in nulla lo status quo dei siti in questione”. Proprio per questo, riconosce il giornale, “con un po’ di acume diplomatico Netanyahu avrebbe potuto evitare la crisi. Ma ciò non giustifica lo scoppio di violenze palestinesi”.
Continua l’editoriale: «Mentre Hamas invoca una terza intifada, Israele si prende inutili bastonate sulla scena internazionale ed anche il portavoce del dipartimento di stato Usa Mark Toner ha definito la decisione “provocatoria” e “di nessun aiuto al fine di riportare le parti al tavolo negoziale”. È un pasticcio che ricorda il caso simile, benché tutt’altro che identico, del settembre 1996 quando Netanyahu, allora agli inizi del primo mandato come primo ministro, mentre era a Londra annunciò l’apertura di uno sbocco all’estremità nord dell’antico tunnel archeologico che corre lungo il Muro Occidentale (ai piedi del Monte del Tempio di Gerusalemme). Una decisione che non aveva nessun valore politico né religioso, come negli anni successivi tutti hanno potuto constatare, bensì solo quello di agevolare l’accesso e l’uscita di turisti e studiosi. Ma l’annuncio venne sfruttato per scatenare un’ondata di violenze totalmente gratuite che costarono la vita a 14 israeliani e 56 palestinesi. Persino il Consiglio di Sicurezza dell’Onu adottò una risoluzione che condannava Israele per l’apertura di quella semplice porta.
Questa volta, in una riunione speciale del consiglio dei ministri convocata a Tel Hai (Alta Galilea), il primo ministro ha presentato un programma di sei anni da 400 milioni di shekel volto a restaurare una lista di luoghi e archivi considerati parte del patrimonio nazionale ebraico. “La lista dei luoghi che avete davanti – ha detto Netanyahu ai ministri – non è definitiva: intendo infatti includere anche la Tomba di Rachele, che può beneficiare di una donazione dell’Agenzia Ebraica di 20 milioni di shekel stanziati per il suo risanamento, e la Grotta dei Patriarchi”. Tanto è bastato: in quest’angolo del mondo dove ogni pezzetto di terra, specialmente se caratterizzato religiosamente, è spesso infarcito di significati per due o più religioni, e dove non mancano uomini violenti ansiosi di sfruttare ogni opportunità per alimentare l’odio, anche la sola apparenza di una modifica dello status quo religioso è sufficiente per scatenare un ciclo di scontri e conflitti.»
Tuttavia, conclude il Jerusalem Post, «per quanto Netanyahu possa aver commesso un errore di metodo, l’immediato ricorso alla violenza da parte palestinese è e rimane intenzionale e imperdonabile. Il ritorno, a Hebron e a Gerusalemme, di questa tattica cinica e premeditata manifesta assoluta e totale indifferenza per gli sforzi fatti da Israele per garantire ad ebrei e arabi, sia cristiani che musulmani, il diritto d’accesso e di culto nei loro rispettivi luoghi santi. E naturalmente suscita l’interrogativo se un futuro stato palestinese saprà mai anche solo vagamente imitare lo scrupolo con cui Israele ha tutelato i diritti religiosi di tutte le fedi nei rispettivi luoghi santi.»
(Da: Jerusalem Post, 28.2.10)

YEDIOT AHARONOT sostiene che «non occorre darsi tanta pena per le reazioni di coloro che hanno sempre negato a Israele anche solo il diritto di restaurare la spianata al Muro Occidentale (del pianto) perché – sostengono – sacro all’islam», e biasima “quelle personalità arabe che tipicamente istigano allo scontro e attribuiscono a Israele ogni male possibile senza nessun riguardo per i dati di fatto». Il giornale ricorda che anche gli Stati Uniti hanno accusato Israele d’aver preso una misura “provocatoria” e aggiunge: «Il dipartimento di stato non si è preoccupato di informarsi sui dettagli della decisione, e non ha nemmeno fatto lo sforzo di leggere al di là dei titoli dei giornali. Il modo in cui è stata gestita la questione da parte di molti soggetti, soprattutto nel dipartimento di stato, è stato non solo dilettantesco, ma anche suscettibile di provocare disastrose conseguenze in una regione infiammabile come questa”.
(Da: Yediot Aharonot, 1.3.10)

YISRAEL HAYOM afferma che l’Autorità Palestinese ha ben poco diritto di protestare, ricordando ai lettori che fu l’Autorità Palestinese che preferì non impedire la profanazione, la devastazione e il rogo (nell’ottobre 2000) della Tomba di Giuseppe a Nablus e dell’antica sinagoga Shalom al Yisrael di Gerico. L’editoriale accusa l’Autorità Palestinese di violare sistematicamente l’impegno assunto con gli Accordi di Oslo di proteggere i luoghi santi ebraici in Giudea e Samaria (Cisgiordania) e conclude: «Se non ci prendiamo cura noi dei siti dell’antico patrimonio ebraico, nessuno lo farà al nostro posto.»
(Da: Yisrael Hayom, 24.2.10)

Nella foto in alto: ottobre 2000, palestinesi vandalizzano e poi incendiano la Tomba di Giuseppe, luogo santo ebraico a Nablus (Cisgiordania) sotto giurisdizione dell’Autorità Palestinese

Circa 700 anni fa i musulmani mamelucchi conquistarono Hebron e proclamarono moschea l’edificio, risalente all’epoca di Erode il Grande, che ospita le Tombe dei Patriarchi, proibendo agli ebrei di entrarvi: agli ebrei era permesso pregare salendo solo fino al settimo gradino di una scalinata esterna all’edificio. Immagini d’epoca di questa pratica di sottomissione e umiliazione (restata in vigore fino al 1967) sono visibili nel DVD:
“Israele, un racconto per immagini: dall’inizio del Novecento all’Indipendenza”

http://israele.net/sezione,,2477.htm

Il DVD è disponibile scrivendo a www.israele.net

Si veda anche:

Rampe d’accesso, palloncini e altri pretesti

https://www.israele.net/sections.php?id_article=1587&ion_cat=18

La prima vittima del moderno terrorismo in terra d’Israele

https://www.israele.net/sezione,,2562.htm