Un chiaro messaggio rivolto a chi si fa tentare dall’islamismo estremista

Il riconoscimento fra Israele e Kosovo, primo paese a maggioranza islamica che apre la sua ambasciata a Gerusalemme, è uno sviluppo carico di significato per l’Occidente e per il mondo islamico

Di Eldad Beck

Eldad Beck, autore di questo articolo

All’inizio del 2008 la posizione di Israele nella comunità internazionale era assai difficile. Dopo la seconda intifada (l’intifada delle stragi suicide) e la seconda guerra in Libano (contro Hezbollah), la propaganda araba era riuscita a creare grossi problemi d’immagine per Israele, specialmente in Europa. Per questo il tempo che trascorsi allora in Kosovo fu un’esperienza corroborante: la maggioranza albanese e la minoranza serba in quel piccolo stato appena costituito facevano a gara nel mostrare l’intensità della loro amicizia, storica e profonda, con Israele e con il popolo ebraico.

La leadership del nuovo paese – allora il più giovane del mondo – ha energicamente corteggiato Israele, anche se Israele si è preso il suo tempo per rispondere, principalmente a causa della preoccupazione che il Kosovo potesse rappresentare un precedente nel diritto internazionale che poteva ritorcersi contro lo stato ebraico. Il Kosovo faceva parte della Serbia ed era considerato terra sacra dai serbi. L’espansione demografica degli albanesi li fece diventare la comunità di maggioranza in quella regione. I tentativi del dittatore serbo Slobodan Milošević, negli anni ’90, di effettuare una pulizia etnica contro la popolazione albanese fallirono grazie all’intervento internazionale guidato dagli Stati Uniti.

1 febbraio 2021: il ministro degli esteri israeliano Gabi Ashkenazi nel suo ministero a Gerusalemme, in collegamento con la ministra degli esteri del Kosovo, Meliza Haradinaj-Stublla, durante la cerimonia on-line che ha istituito relazioni diplomatiche tra Israele e Kosovo

Sono gli Stati Uniti che sostennero l’indipendenza albanese dalla Serbia ed è così che il Kosovo divenne uno stato sovrano che si batteva per il riconoscimento del proprio status. Ma 13 anni dopo la sua fondazione, Israele non aveva più motivo per non riconoscerlo. Anche se il Kosovo soffre di gravi difficoltà di crescita, gli albanesi kosovari – in stridente contrasto con i palestinesi – sono stati capaci di cogliere l’opportunità e costruire il loro stato.

È di grande valore simbolico, per l’Europa e il mondo musulmano, il, fatto che un paese costituito da una maggioranza musulmana moderata stia avviando rapporti diplomatici con Israele, aprendo la propria ambasciata a Gerusalemme. Negli ultimi vent’anni Turchia, Iran e Arabia Saudita si sono dati molto da fare per attirare la popolazione del Kosovo verso forme più estremiste di islam. La situazione economica del Paese, peggiorata a causa della pandemia, ha spinto sempre più persone verso la religione. Centinaia di kosovari si sono arruolati nell’Isis. Tuttavia, la leadership politica del paese è consapevole di questo crescente estremismo religioso e sta adottando misure per contrastarlo.

Il riconoscimento di Israele da parte del Kosovo e in particolare l’apertura della sua ambasciata a Gerusalemme inviano un chiaro messaggio di moderazione e di risolutezza agli elementi estremisti del mondo musulmano. Insieme agli Accordi di Abramo, l’instaurazione di relazioni diplomatiche tra Israele e Kosovo va vista come uno sviluppo che fa fare a Israele un ulteriore passo di avvicinamento verso entità musulmane moderate e laiche, soprattutto alla luce del fatto che l’Occidente, e l’amministrazione americana, tendono invece ad assecondare e abbracciare gli estremisti.

(Da: Israel haYom, 2.2.21)