Un (fragile) bastone fra le ruote dei piani di Iran e Hezbollah

Le generose, disperate proteste dei giovani in Libano e Iraq mettono in difficoltà Teheran e Nasrallah, ma alla fine è improbabile che abbiano un effetto duraturo

Di Eyal Zisser

Eyal Zisser, autore di questo articolo

Sabato e domenica hanno visto nuove proteste di massa in Libano. La promessa del governo di attuare riforme economiche e di revocare le nuove tasse, e le minacce del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah che ha detto che la sua organizzazione non resterà inerte se le manifestazioni continueranno, non hanno impedito  a tanti giovani libanesi di inondare le strade e continuare a paralizzare il paese. Il fatto che le proteste manchino di una guida o di qualsiasi leadership riconoscibile, per non parlare di obiettivi definiti a parte vaghi slogan che invocano un “cambiamento del sistema in Libano”, rende molto difficile intravedere una luce alla fine del tunnel . E si può anche ipotizzare con ragionevole certezza che l’amarezza, la frustrazione e la rabbia nutrite dai giovani per la politica e i politici, cioè per la schiera di corrotti che ha portato il Libano sull’orlo del precipizio della rovina economica, continueranno ad alimentare le proteste.

Il Libano non è solo. Anche in Iraq nei giorni scorsi sanguinose proteste hanno inondato il paese, anche qui animate da giovani frustrati e senza speranza. Sebbene sia incoraggiante vedere che le giovani generazioni di arabi si rifiutano di continuare ad accettare una realtà fatta di fallimento e arretratezza, purtroppo è assai probabile che le loro proteste non catalizzeranno alcun vero cambiamento. In effetti per questi giovani, come per quelli in Libano, c’è sempre qualcosa di più forte del rancore e della rabbia, ed è il loro senso di lealtà verso la famiglia, la tribù e il gruppo etnico, unito alla paura dei gruppi etnici rivali.

La chilometrica catena umana formata domenica da migliaia di manifestanti anti-governativi libanesi

Di conseguenza, questi giovani finiscono ripetutamente per tornare a sostenere lo stesso genere di capi che gestiscono la politica del Libano da decenni. Pertanto, quand’anche il governo del primo ministro libanese Saad Hariri si dimettesse, verrebbe semplicemente sostituito da una coalizione analoga, composta dagli stessi dignitari corrotti che danno priorità al proprio tornaconto rispetto agli interessi del paese.

È interessante notare che le manifestazioni in Libano e in Iraq, oltre a inquietare i corrotti politici di entrambi i paesi, cosa ancora più importante stanno mettendo in difficoltà l’Iran, e specialmente Nasrallah, fino al punto di generare un vero allarme. Quando venne creato, Hezbollah si presentò come “l’organizzazione degli oppressi sulla Terra”. Ma l’organizzazione ha dimenticato da molto tempo gli oppressi che sosteneva di rappresentare. Da più di quindici anni Hezbollah fa parte del governo libanese e quindi non può sottrarsi alle sue responsabilità per la crisi attuale. L’organizzazione islamista sciita controlla un apparato tentacolare di aziende e istituzioni sociali che sono diventate centri di corruzione e turpitudine. Hezbollah ha assoluto bisogno che il Libano sia stabile per continuare ad approfittarne ad ogni livello.

Manifestanti antigovernativi libanesi (a sinistra) aggrediti da attivisti Hezbollah, venerdì scorso nel centro di Beirut

Le proteste in Libano e in Iraq sono molto scomode anche dal punto di vista dell’Iran. Questo dovrebbe essere uno dei momenti migliori, per Teheran, che vede ripagate le sue mosse audaci. La sua aggressività nel Golfo Persico viene generalmente accolta con indulgenza e persino tentativi di appeasement. Washington sta ritirando le sue truppe dalla Siria abbandonando l’arena all’Iran, e non nasconde il suo desiderio di aprire un dialogo col regime iraniano.

Il baldanzoso senso di vittoria di Teheran ha spinto il capo delle forze di difesa israeliane Aviv Kochavi a mettere in guardia da una possibile conflagrazione ai confini di Israele. Nessuno vuole una guerra totale ma, secondo le parole di Kochavi, Israele e Iran sono in rotta di collisione e non c’è nessuno che possa e voglia dissuadere o fermare gli iraniani.

Ecco perché le proteste mettono uno scomodo bastone fra le ruote dei piani di Iran e Hezbollah. Ma possiamo facilmente immaginare, purtroppo, che le proteste finiranno con un tonfo e l’asse del male continuerà sulla strada verso il suo prossimo obiettivo.

(Da: jns.org, 27.10.19)