Un incendio appiccato dai galoppini dell’Iran

E' in corso uno sbarramento di fuoco totalmente sconsiderato da parte di Jihad Islamica e Hamas contro le comunità civili israeliane. Israele risponde colpendo obiettivi militari

Di Yaakov Lappin

Yaakov Lappin, autore di questo articolo

La Jihad Islamica, la seconda maggiore fazione terroristica palestinese a Gaza sostenuta dall’Iran, è responsabile dell’ultima escalation. Nelle scorse settimane la Jihad Islamica palestinese, il cui arsenale di missili è più grande di quello di Hamas, ha condotto una serie di attacchi di cui non si è assunta la responsabilità. L’obiettivo era verosimilmente quello di sabotare gli sforzi per stabilizzare Gaza guidati dall’Egitto. Dapprima ha tentato di piazzare un grosso ordigno esplosivo al confine con Israele, ma il piano è stato scoperto e sventato. Il secondo tentativo è stato il lancio lo scorso 29 aprile di un missile, che tuttavia è caduto in mare al largo delle coste meridionali d’Israele. Infine, venerdì scorso, la Jihad Islamica è riuscita a scatenare la catena di violenze con un attacco di cecchini (durante scontri al confine organizzati da Hamas) che ha ferito una soldatessa e un ufficiale israeliani. A partire da sabato, centinaia di razzi e colpi di mortai sono stati lanciati da Gaza contro Israele.

Israele aveva subito accusato il comandante della Jihad Islamica nel nord di Gaza, Bahaa Abu Al Ata, d’aver ordinato l’attacco missilistico del 29 aprile. Una possibilità è che il Segretario generale del gruppo, Ziad Nakhala, che fa base in Siria ed è estremamente vicino all’Iran dove si reca di frequente, abbia trasmesso ai comandanti della fazione a Gaza l’ordine di insistere con gli attacchi contro Israele. L’Egitto si è dato moto da fare per allontanare Gaza dal baratro: sforzi che, a quanto pare, la Jihad Islamica, lacchè dell’Iran, fa di tutto per invalidare.

Una raffica di razzi palestinesi lanciati da Gaza verso Israele domenica sera

L’Iran, dal canto suo, è in crescenti difficoltà economiche e sta facendo i conti con le rafforzate sanzioni americane. Teheran dispone di una rete di gruppi al suo servizio un po’ in tutto il Medio Oriente, che può attivare quando vuole in risposta a sviluppi come la recente designazione da parte degli Stati Uniti del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche iraniane come organizzazione terroristica. L’Iran potrebbe anche essere alla ricerca di vendetta per gli attacchi israeliani contro le sue forze militari in Siria. Israele ha più volte ribadito che intende impedire all’Iran di stabilirsi militarmente in Siria, specie in prossimità del confine con Israele.

In ogni caso, secondo le valutazioni dell’intelligence israeliana Hamas è stata trascinata in quest’ultima escalation, non essendo riuscita a richiamare all’ordine la Jihad Islamica né a far rispettare la sua sovranità su Gaza. “Hamas non è stata finora capace di controllare realmente la Jihad Islamica – ha detto ai giornalisti il capo della Divisione media delle Forze di Difesa israeliane, Jonathan Conricus – Constatiamo che è Hamas che subisce l’iniziativa della Jihad Islamica e che non è in grado di imporle il suo potere”.

Un’auto in fiamme, ad Ashdod, a seguito dei bombardamenti palestinesi

Hamas, dal canto suo, è rimasta fedele alla tattica “a interruttore acceso/spento” delle violenze che organizza al confine fra Gaza e Israele, nel quadro della sua campagna volta a estorcere le sue richieste economiche (soldi dal Qatar ecc.). Ma questo approccio da “escalation controllata” può sempre sfuggire di mano, come può essere avvenuto nello scorso fine settimana.

“Quello che adesso è in corso – ha spiegato Conricus – è uno sbarramento di fuoco totalmente sconsiderato, coordinato da Jihad Islamica e Hamas che sparano da quasi tutte le parti di Gaza su diverse comunità civili israeliane. Noi abbiamo risposto colpendo obiettivi militari”.

Almeno per il momento sembra che l’obiettivo di Israele sia quello di costringere Hamas a mettere sotto controllo la Jihad Islamica, e che si impegni a tenerla sotto controllo prima di prendere in considerazione eventuali passi ulteriori. Allo stato attuale, è impossibile prevedere come evolverà la situazione. “Se necessario, abbiamo la capacità di mobilitare le forze di terra”, ha concluso Conricus.

(Da: Israel HaYom, 5.5.19)

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