Un paese ebraico e occidentale, con una minoranza araba aperta all’occidente

È quanto emerge dall’ultimo sondaggio sulla percezione di sé e del Medio Oriente degli israeliani

image_2249L’universo di immagini che il concetto di “Medio Oriente” evoca nella popolazione ebraica di Israele è per lo più negativo e comprende opinioni, percezioni ed emozioni sfavorevoli. Questa la conclusione che emerge dall’analisi delle risposte a una domanda aperta che è stata sottoposto a un campione rappresentativo della popolazione, nel quadro del rilevamento dello scorso agosto per il sondaggio periodico “Indice della Pace”.
Si tratta di un indice condotto dal Tami Steinmetz Center dell’Università di Tel Aviv, che viene aggiornato ogni mese dal 1994 sotto la direzione dei professori Ephraim Yaar e Tamar Hermann con interviste telefoniche a 600 cittadini rappresentativi di vari settori della società israeliana.
La domanda in questione era: “Quando pensi al Medio Oriente, qual è la prima parola che ti viene in mente?”. Di tutte le parole evocate di primo acchito dagli intervistati, il 61% aveva una connotazione negativa, il 20% neutra e il 19% era di natura positiva.
Come atteso, la parole gravate di senso negativo sono per lo più collegate ai concetti di guerra, terrorismo e islamismo accompagnate da colorite espressioni generiche come “una regione di follia”, “un posto schifoso”, “un pantano”, “insopportabile, “che il cielo ci assista”, “che diavolo ci facciamo quaggiù?”.
Sul versante positivo, la scelta più frequente cade su parole che esprimono aspirazione alla pace. Le parole neutre si riferiscono per lo più ai nomi dei paesi (Egitto,Giordania, Iran), ai continenti interessati (Asia, Africa), al clima (caldo, secco).
Data la percezione prevalentemente negativa, non stupisce che la maggior parte dei cittadini ebrei non creda che Israele negli anni a venire potrà integrarsi realmente nel Medio Oriente sul piano politico (71%), economico (52%) o culturale (59%). Di più: la maggioranza non sembra interessata a farlo, preferendo chiaramente integrarsi con l’occidente (Europa, Stati Uniti) in tutte e tre gli ambiti: sul piano politico, il 63% si dice interessato a integrarsi nell’occidente contro un 28% che si dice interessato a integrarsi nel Medio Oriente; sul piano economico, il 74% è per l’occidente contro un 18% per il Medio Oriente; sul piano culturale, il 69% è occidentalista contro un 15% mediorientalista.
Il confronto con i dati raccolti su questi temi poco più di dieci anni fa (febbraio 1995), cioè nei primi anni del processo di pace graduale avviato a Oslo, dimostra che la tendenza a preferire l’integrazione nell’occidente rispetto a quella nel Medio Oriente è andata rafforzandosi. Si tratta molto probabilmente di una conseguenza del fallimento del processo di pace.
Le risposte sono state disaggregate secondo le caratteristiche socio-demografiche della popolazione ebraica d’Israele (gruppo etnico, età, istruzione, grado di osservanza religiosa, posizione politica di appoggio od opposizione ai negoziati con l’Autorità Palestinese). L’analisi rivela che in tutte e tre gli ambiti – politico economico e culturale – domina la preferenza per l’integrazione con l’occidente rispetto a quella con il Medio Oriente. Le differenze fra i diversi gruppi, compresa quella fra gli intervistati di background askenazita e sefardita, sono solo di intensità senza mai ribaltare la preferenza. Un solo gruppo, quello con un basso livello di istruzione (scuole superiori parziali o nulle) risulta preferire l’integrazione in Medio Oriente. Merita inoltre sottolineare che la tendenza a preferire l’occidente risulta più spiccata fra i giovani sotto i 29 anni, fra gli immigrati dall’ex Unione Sovietica, fra gli israeliani di terza generazione e fra i laici.
Ma il desiderio di integrarsi nell’occidente non comporta la perdita della propria specifica identità. Rispondendo a una domanda circa quale delle tre culture – occidentale, ebraica o araba – l’intervistato sentisse come più vicina, quasi due terzi (il 64%) ha detto si sentirsi più vicino alla cultura ebraica; il 31% ha risposto di sentirsi più vicino alla cultura occidentale; solo una piccola minoranza del 2% ha detto di sentirsi più vicino alla cultura araba.
Anche nella tendenza a sentire più vicina la cultura ebraica rispetto a quella occidentale o araba, la popolazione ebraica d’Israele mostra una notevole uniformità, salvo due eccezioni. Una si riflette nella disaggregazione si base etnica; l’altra emerge fra gli immigrati dall’ex Unione Sovietica, che si dividono a metà fra il 47% a favore della cultura ebraica e il 48% per quella occidentale.
L’analisi secondo il grado di osservanza religiosa rivela che i laici tendono a pendere un po’ (51%) verso la cultura occidentale rispetto a quella ebraica (45,5%). Esiste invece una netta preferenza della cultura ebraica fra ortodossi e ultra-ortodossi (più del 90%) e fra i due gruppi tradizionalisti: tradizionalisti religiosi (79%) e i tradizionalisti laici (73%).
Nonostante, o forse proprio a causa dell’immagine negativa del Medio Oriente agli occhi del pubblico ebraico israeliano, resta vivo un grande interesse per il mondo arabo. Circa due terzi degli intervistati si dice almeno moderatamente interessato alle notizie dei mass-media su questo argomento, mentre solo un terzo si dice quasi o del tutto disinteressato. Un interesse che sembra dunque prevalentemente pragmatico, del tipo “conoscere l’ambiente ostile in cui si vive”.
Per quanto riguarda la copertura data dai mass-media (israeliani), l’opinione più frequente (38%) è che la quantità di servizi giornalistici sulla regione mediorientale sia appropriata. Gli altri si dividono equamente fra chi la considera eccessiva (25%) e chi troppo scarsa (27%).
Particolarmente interessanti sono i dati relativi alle risposte ricevute dagli intervistati arabi israeliani. Il loro universo di immagini evocato dal concetto di Medio Oriente appare più bilanciato. Il 34% cita parole e immagini neutre, il 32% negative, il 34% relativamente positive. Anche qui, però, la maggioranza preferisce l’integrazione con l’occidente (Europa, Stati Uniti) rispetto all’integrazione con il Medio Oriente. Sul piano politico, il 49,5% degli arabi israeliani preferisce l’integrazione con l’occidente contro un 39% per il Medio Oriente; in campo economico, il 63% opta per l’occidente contro il 39% per il Medio Oriente. Particolarmente sorprendente la preferenza rilevata fra gli arabi israeliani per l’occidente rispetto al Medio Oriente sul piano dell’integrazione culturale: 49,5% contro il 23% (il resto, circa un quarto del campione, non esprime una chiara opinione sull’argomento).
Anche qui, comunque, quando si tratta di dire a quale delle tre culture citate ci si senta più vicini, la grande maggioranza (88%) cita quella araba, rispetto a un 7% che si sente più vicino alla cultura ebraica, e un 4% a quella occidentale (i rimanenti non si esprimono).

(Da: YnetNews, 9.09.09)

Nella vignetta in alto: Letteratura mediorientale: guerra e pace e guerra e pace e guerra…