Un palestinese scarcerato su 5 torna al terrorismo

179 gli israeliani uccisi in 7 anni da terroristi amnistiati

image_1767Dei detenuti palestinesi amnistiati da Israele, quasi un su cinque torna a commettere reati di terrorismo. È quanto emerge dai dati diffusi mercoledì da Emmy Palmor, capo del Dipartimento Amnistie del ministero della giustizia israeliano, alla vigilia della scarcerazione di più di 250 detenuti palestinesi come una misura di buona volontà da parte di Gerusalemme volta a rafforzare il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
Circa l’85% dei detenuti palestinesi la cui scarcerazione è prevista per venerdì mattina appartengono a Fatah, il resto ad altre organizzazioni terroristiche palestinesi come Fronte Popolare e Fronte Democratico. Nessuno risulta affiliato a Hamas.
Secondo i dati illustrati da Palmor alla stampa, dei detenuti palestinesi condannati per reati di terrorismo che sono stati scarcerati in anticipo dalle autorità israeliane in precedenti occasioni, più del 17% è tornato poco dopo a praticare attività terroristiche. “Non posso garantire – ha aggiunto Palmor – che nessuno dei 250 detenuti che saranno rilasciati venerdì tornerà a fare terrorismo”.
Secondo l’Associazione israeliana delle vittime del terrorismo Almagor, che ha inoltrato istanza presso l’Alta Corte di Giustizia chiedendo un rinvio delle scarcerazioni, sono almeno 179 gli israeliani uccisi negli ultimi sette anni da terroristi palestinesi scarcerati in anticipo da Israele nel quadro di precedenti accordi. “Da un primo esame della lista – dice il capo di Almagor, Meir Eindor – saltano all’occhio alcuni nomi di terroristi che non è ragionevole rimettere in circolazione”.
Per legge, l’elenco dei detenuti palestinesi da scarcerare deve essere pubblicato almeno 48 ore prima del previsto rilascio per permettere eventuali ricorsi presso la Corte Suprema. L’elenco è stato infatti pubblicato martedì scorso sul sito web dei servizi penitenziari. Tuttavia, specifica Palmor, fino ad oggi la Corte Suprema non ha mai bloccato queste scarcerazioni di detenuto terroristi, rimettendo la questione alla giurisdizione del governo. Il ministero di giustizia, aggiunge Palmor, sceglie accuratamente i detenuti da scarcerare, in consultazione con i funzionari della sicurezza, ed anche nelle scarcerazioni previste per questo venerdì non si aspetta alcun rinvio.
Nessuno dei detenuti in lista per la scarcerazione di venerdì risulta essersi direttamente macchiato di “reati di sangue”, vale a dire che nessuno di essi è stato condannato per aver personalmente ucciso cittadini israeliani. Tutti, inoltre, hanno ancora almeno un anno di pena da scontare. Un elenco precedente era stato respinto dal primo ministro israeliano Ehud Olmert perché comprendeva parecchi detenuti con meno di un anno alla fine della pena. Della nuova lista, 14 detenuti avrebbero completato la pensa l’anno prossimo, altri 70 verso la fine del 2008, 85 nel 2009, 46 nel 2010, 32 nel 2011, 6 nel 2012, 2 nel 2013 e 1 ciascuno negli anni 2014 e 2015.
Palmor spiega che il concetto legale di “non essersi macchiati di reati di sangue” è moralmente ambiguo giacché comprende anche terroristi che sono stati condannati per aver tentato di compiere stragi senza esserci riusciti, o che, pur non causando morti, hanno provocato feriti e invalidi permanenti.
Attualmente sono circa settemila i palestinesi che stanno scontando nelle carceri israeliane pene di varia entità per reati connessi al terrorismo.
Tra quelli in lista per la scarcerazione di venerdì, figura Abdel Rahim Malouh, 61 anni, vice comandante del Fronte Popolare, il gruppo terrorista che, fra l’altro, organizzò e rivendicò l’assassinio nel 2001 del ministro israeliano Rehavam Ze’evi a Gerusalemme. Secondo la sentenza del tribunale, Malouh non era personalmente implicato nell’assassinio.
Palmor conviene che la scarcerazione anticipata di terroristi comporta rischi per la sicurezza, ma sottolinea che l’operazione dipende da una decisione di carattere politico presa dal governo. “Ho un figlio di 15 anni che prende l’autobus in questo momento a Gerusalemme – ha aggiunto Palmor, parlando con i giornalisti – e posso garantirvi che la faccenda non potrebbe coinvolgermi più direttamente”.
Palmor ha anche rivelato che almeno uno dei detenuti palestinesi della lista ha preferito restare in carcere per continuare a ricevere il trattamento medico gratuito della artrite di cui è affetto.

(Da: Jerusalem Post, 198.07.07)