Un papa Giusto

Giovanni XXIII si adoperò per gli ebrei perseguitati, per la nascita di Israele e per il superamento dell’antigiudaismo nella dottrina cattolica

Di Baruch Tenembaum ed Eduardo Eurnekian

A lati del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, gli autori di questo articolo Baruch Tenembaum ed Eduardo Eurnekian, rispettivamente fondatore e presidente della International Raoul Wallenberg Foundation

Ai lati del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, gli autori di questo articolo Baruch Tenembaum ed Eduardo Eurnekian, rispettivamente fondatore e presidente della International Raoul Wallenberg Foundation

Il 27 aprile 2014 i papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati canonizzati da Papa Francesco. Vale la pena ricordare il fatto che Papa Francesco fu uno dei primi membri della Fondazione Wallenberg, alla quale si associò all’epoca in cui era l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio.

Senza dubbio la canonizzazione è una decisione interna della Chiesa cattolica e non abbiamo intenzione di soffermarci, qui, sulle complesse questioni teologiche che la circondano. Detto questo, vorremmo cogliere l’occasione per rendere omaggio alla figura di Papa Giovanni XXIII (al secolo, Angelo Roncalli), forse meno nota di quella di Giovanni Paolo II all’opinione pubblica in generale, e israeliana in particolare, se non altro perché è morto più di quarant’anni fa. Indipendentemente da ciò, noi crediamo che Roncalli meriti un’attenzione speciale per il suo lascito eccezionale e per il suo speciale rapporto con il popolo ebraico.

Negli anni bui della Shoà, nella sua qualità di delegato apostolico a Istanbul Roncalli fece di tutto per salvare quanti più ebrei possibile. La sua porta era sempre aperta agli emissari dalla Palestina ebraica (il suo interlocutore principale era Chaim Barlas), e intercedeva presso re Boris di Bulgaria e la dirigenza slovacca a favore degli ebrei di quei paesi. Permise anche l’uso del corriere diplomatico vaticano per trasmettere al suo collega, il nunzio a Budapest monsignor Angelo Rotta, documenti d’immigrazione di importanza vitale, forniti dall’Agenzia Ebraica, perché a sua volta il nunzio li facesse avere alla comunità ebraica perseguitata nella capitale ungherese. Nel 2011 la Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg ha presentato una corposa documentazione, il Dossier Roncalli, allo Yad Vashem, il museo e memoriale della Shoà di Gerusalemme, accompagnato dalla forte richiesta di riconoscergli il titolo di Giusto tra le Nazioni.

Mons. Angelo Roncalli con un gruppo di bambini a Istanbul

Mons. Angelo Roncalli con un gruppo di bambini a Istanbul

Dopo la guerra, come nunzio a Parigi Roncalli svolse un ruolo interessate in relazione alla costituzione dello stato ebraico. Nel 1947, prima che le Nazioni Unisse adottassero la fatidica risoluzione 181 per la spartizione del Mandato britannico, Moshe Sharet era profondamente preoccupato che il Vaticano potesse giocare un’influenza negativa sui paesi latino-americani che erano inclini a favorire il piano di spartizione. Shertok incaricò Moshe Sneh di contattare i dirigenti vaticani per chiedere loro di non dissuadere i paesi latino-americani da questa loro inclinazione favorevole. Sneh incontrò Roncalli e questi gli promise che avrebbe aiutato al meglio delle sue capacità. In effetti, Roncalli organizzò un incontro all’ultimo minuto tra Sneh e l’allora Segretario di stato vaticano, il cardinale Domenico Tardini, e Roncalli stesso si recò appositamente a Roma per essere vicino a Sneh e sentire il suo resoconto della riunione. Sneh incontrò Tardini e si è poi saputo che è riuscito a convincere il suo interlocutore ad astenersi da qualsiasi interferenza. Alla fine, la maggior parte degli stati latino-americani ha votato a favore del piano di spartizione che aprì la strada alla creazione dello stato d’ Israele. Sicché, anche in quel caso Roncalli mostrò di nuovo la sua dedizione al popolo ebraico.

Giovanni XXIII ritratto in preghiera di fronte alle vittime della violenza nazi-fascista (Manzù, “La Porta della Morte” in San Pietro, Vaticano)

Il coraggio e l’umanità di Roncalli proseguirono durante il suo pontificato. Nel 1961 commissionò la stesura del rivoluzionario Decretum de Judaeis (“Decreto sugli ebrei”) che è servito come base per la Declaratio Nostra Aetate, la dichiarazione conciliare sul rapporto della Chiesa con le religioni non cristiane che venne promulgata nel 1965, dopo la morte di Roncalli, dal suo successore Papa Paolo VI. Il “Decreto sugli ebrei” è un documento complesso che, tra le altre cose, statuisce che gli ebrei che vivevano all’epoca di Gesù, per non dire di quelli delle generazioni successive, non possono essere incolpati per la sua morte. Inoltre Papa Giovanni XXIII diede disposizione che fosse cancellata dalla preghiera del Venerdì Santo un’espressione offensiva sugli ebrei (perfidis Judaeis).

Per molti anni la nostra Fondazione si è adoperata senza sosta per onorare Roncalli e diffondere il suo straordinario retaggio. Abbiamo promosso l’intitolazione a suo nome di strade, scuole e di un asilo, l’inaugurazione di busti e monumenti, la creazione di programmi educativi e così via. Il prossimo 13 maggio la Knesset terrà una sessione speciale dedicata alla figura di Papa Giovanni XXIII e noi vi prenderemo parte insieme ai nostri buoni amici Yair Zaban, il rabbino David Rosen e la professoressa Dina Porat.

Angelo Giuseppe Roncalli fu un essere umano eccezionale, un modello per le giovani generazioni, un uomo nobile e modesto che ci ha insegnato qualcosa sul significato delle parole amore e fraternità. Ci auguriamo che continui a ricevere il riconoscimento che merita.

(Da: Jerusalem Post, 29.4.14)

Un utile riferimento bibliografico: “L’attività diplomatica di Astorre Mayer nei primi anni dello Stato” di Sergio I. Minerbi, in: Per ricostruire e ricostruirsi. Astorre Mayer e la rinascita ebraica tra Italia e Israele” FrancoAngeli, Milano, 2010, pagg. 17-38 (per informazioni rivolgersi a: Associazione Italiana Amici dell’Università di Gerusalemme: aug.it@tiscalinet.it).