«Un pericolo per la pace mondiale»

Quello che bisogna guardare è ciò che il previsto accordo con Teheran non contiene

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

La testata del quotidiano israeliano Ma’ariv

Per due giorni di seguito Ma’ariv ha dedicato l’editoriale alla questione del negoziato sul nucleare iraniano.

Ben-Dror Yemini ha scritto martedì che, secondo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il prospettato accordo con l’Iran «non è solo appeasement (arrendevolezza), ma una vera frode», e che «mette in pericolo la pace non solo per Israele, ma per il mondo intero». E aggiunge: «Chiunque abbia un po’ di cervello sa che Netanyahu ha ragione. Non è questione di destra o sinistra, ma di buon senso e di volontà di vedere le cose come stanno». Secondo l’editorialista, gli Stati Uniti «preferiscono una soluzione a breve termine che però a lungo termine diventerà un pericolo per la pace mondiale. Il punto non è che l’Iran butti la Bomba il giorno dopo che l’ha prodotta. Il problema è che, una volta dotato di capacità nucleare, l’Iran diventerà una grande potenza. Le chance di un cambiamento del suo regime diventeranno pari a zero. Gli Stati del Golfo saranno in pericolo. Hamas, che sta cercando di riavvicinarsi all’Iran, diventerà molto più forte. Hezbollah la farà da padrone in Libano e in Siria. La situazione in tutta la regione diventerà oscura e minacciosa». Ben-Dror Yemini conclude invitando gli israeliani, indipendentemente dal fatto che su altre questioni sostengano o si oppongano al primo ministro, a raccogliersi attorno al governo su questo: lo sforzo di prevenire questo agghiacciante scenario. (Da: Ma’ariv, 12.11.13)

Gittata di missili iraniani, attuale e prevista

Ephraim Sneh ha scritto mercoledì: «Anche se l’accordo delle grandi potenze con l’Iran contiene alcune restrizioni e alcuni rinvii del programma nucleare iraniano, quello che bisogna esaminare è ciò che l’accordo non contiene: nessuna restrizione alla corsa iraniana ad armarsi con missili a lungo raggio; nessun freno al sovvertimento politico dei regimi sunniti in Medio Oriente; nessun alt al sostegno delle organizzazioni terroristiche, in particolare Hezbollah; nessun freno all’esportazione della rivoluzione khomeinista in altri paesi islamici; nessun allentamento della brutale repressione interna del popolo iraniano e delle minoranze nazionali (azeri, kurdi, baluci e arabi)». L’editorialista conclude affermando che eventuali progressi nel processo di pace daranno impulso a un’alleanza di fatto tra Israele e i paesi arabi che temono e si oppongono alle aspirazioni iraniane di egemonia regionale. (Da: Ma’ariv, 13.11.13)