“Un premio al terrorismo”

Il rapporto Goldstone “si fa beffe della storia”; Israele “l’unico paese che non ha il diritto di difendersi”

image_2608“Mettere sullo stesso piano chi fa del terrorismo e che subisce il terrorismo è semplicemente inconcepibile”. È quanto ha dichiarato mercoledì a Israel Radio un consigliere vicino al ministro della difesa israeliano Ehud Barak commentando la pubblicazione del rapporto Goldstone, l’indagine Onu sulla controffensiva anti-Hamas delle Forze di Difesa israeliane nella striscia di Gaza del gennaio scorso.
Il rapporto, continua la fonte governativa israeliana, “non solo premia il terrorismo, ma lo incoraggia attivamente. La Difesa israeliana si sta attrezzando per garantire consulenza legale agli ufficiali delle forze armate, e sono già avviati i passi giuridici e diplomatici appropriati per invalidare questo rapporto fazioso”.
La commissione guidata dall’ex giudice sudafricano Richard Goldstone, che aveva ricevuto l’incarico di indagare “le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte di Israele contro il popolo palestinese”, come da mandato ha prevedibilmente concluso che Israele “ha commesso azioni equivalenti a crimini di guerra e forse anche crimini contro l’umanità”.
“Le conclusioni del rapporto erano prestabilite”, ha dichiarato il vice ministro degli esteri Danny Ayalon, aggiungendo che se Israele avesse deciso di collaborare con la commissione Goldstone, ciò non sarebbe servito a cambiare “neanche una parola” delle sue conclusioni. Al contrario, avrebbe solo “dato legittimità” a un documento che Israele invece respinge in blocco. “Il rapporto – continua Ayalon – rappresenta un cinico tentativo di invertire le parti, incolpando di crimini di guerra Israele anziché le organizzazioni terroristiche”. Israele si adopererà per cercare di raccogliere le democrazie occidentali in una campagna volta “a impedire che il diritto internazionale sia ridotto a un circo” ha detto Ayalon, ricordando come sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea fossero contrari all’istituzione di questa commissione Onu.
La maggiore preoccupazione di Gerusalemme in questo momento è che un rapporto pubblicato da un ente apparentemente labile e prevenuto possa danneggiare seriamente le relazioni internazionali del paese.
Secondo il ministro dell’informazione Yuli Edelstein, il rapporto “va oltre i limiti del linciaggio contro Israele a cui siamo abituati. Muovere questo genere di accuse, mascherate da difesa dei diritti umani, è molti di più che un abuso”.
Una nota diramata dal ministero degli esteri afferma: “Il rapporto non menziona nemmeno la parola ‘terrorismo’, e gli stessi operativi di Hamas che tengono in ostaggio Gilad Shalit contro ogni norma e convezione umana e internazionale vengono lodati per il sostegno che hanno garantito al lavoro della commissione. Il fatto che la campagna israeliana abbia fatto seguito ad anni di incessanti lanci di missili su civili innocenti, nonché l’ampio sostegno su cui l’operazione poté contare nell’opinione pubblica israeliana, non sono nemmeno menzionati. Questo rapporto invia un messaggio inquietante ai gruppi terroristi: il cinico uso delle sofferenze dei civili per scopi politici viene di fatto premiato”.
Il ministero degli esteri di Gerusalemme sottolinea anche la contraddizione fra l’asserzione di Goldstone secondo cui la commissione “non ha raggiunto nessuna conclusione giuridica” e il fatto che “il rapporto è confezionato come un documento giudiziario, completo di capi d’accusa”.
La nota del ministero lamenta inoltre il fatto che la commissione non abbia destituito quei suoi membri che avevano rilasciato dichiarazioni apertamente anti-israeliane ancor prima dell’inizio dei lavori. In effetti, almeno uno dei quattro membri della commissione, la professoressa Christine Chinkin, prima ancora che i combattimenti cessassero aveva già sottoscritto una lettera pubblicata sui giornali che accusava Israele di “crimini di guerra” a Gaza.
L’ambasciatrice d’Israele all’Onu Gabriella Shalev si dice tutt’altro che sorpresa dalla pubblicazione del rapporto. “Si tratta di un rapporto politicizzato e unilaterale, che ignora le migliaia di razzi di Hamas che sono stati la causa dell’operazione nella striscia di Gaza, e ignora l’esplicita strategia di Hamas di usare i civili come scudi umani”.
Mercoledì sera il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha duramente attaccato le conclusioni del rapporto Goldstone, definendolo “un processo-farsa dalle conclusioni prestabilite”. Netanyahu ha aggiunto che il rapporto equivale a “un premio ai terroristi, che renderà difficile la lotta delle democrazie contro il terrorismo”.
In precedenza anche il presidente israeliano Shimon Peres aveva aspramente criticato il rapporto Goldstone dicendo che “si fa beffe della storia”, non facendo “alcuna distinzione fra aggressore e aggredito”.
Mercoledì sera il vice ministro degli esteri Daniel Ayalon ha incontrato l’ambasciatrice Usa all’Onu Susan Rice e le ha detto che Washington e gli altri paesi democratici occidentali dovrebbero “assicurarsi che questo documento rimanga confinato a Ginevra”. Ayalon ha spiegato che il rapporto va considerate cosa grave e pericolosa da parte di ogni democrazia in lotta contro il terrorismo. “Il messaggio che veicola – ha detto – è che le democrazie non possono difendersi: si tratta di un concreto tentativo di colpire la capacità di Israele di combattere le ondate terroristiche”.
Il professor Daniel Friedmann, che era ministro della giustizia durante la controffensiva anti-Hamas a Gaza, ha parlato di “un rapporto politico, malcelato sotto un manto giuridico legalmente infondato”. Secondo Friedmann, “il vero significato di questo rapporto è che Israele è il solo paese al mondo a cui non è permesso difendersi contro attacchi terroristici. La verità è che Israele, la nazione più minacciata del mondo, è anche quella che fa i maggiori sforzi per evitare di colpire civili innocenti. Qualunque confronto fra la lotta di Israele al terrorismo e i recenti conflitti combattuti in Kosovo, Iraq, Afghanistan, Pakistan ecc. mostra immediatamente che Israele si attiene ai più alti standard etici al mondo”.

(Da: YnetNews, Ha’aretz, HonestReporting.com, 16.09.09)

Nella foto in alto: La lettera pubblicata sul Sunday Times l’11 gennaio 2009 che accusava Israele di “crimini di guerra”, firmata fra gli altri da Christine Chinkin, uno dei membri della commissione Goldstone supposta imparziale e non prevenuta. Per il testo e le firme della lettera, vedi: http://relay.netatlantic.com/t/28421206/69385432/8739/0/