Un Quartetto sopravvissuto alla propria utilità (se mai l’ha avuta)

Un’occhiata al sito del Quartetto Usa-UE-Russia-Onu è istruttiva per capire cosa c'è che non va: il suo fallimento deriva dal suo approccio di parte

Di Moshe Phillips

Moshe Phillips, autore di questo articolo

James Wolfensohn, ex presidente della Banca Mondiale, è deceduto il 15 novembre e a conclusione del necrologio il New York Times ha citato la sua battuta circa la mission impossible che fu la sua esperienza come inviato del Quartetto per il Medio Oriente. “Il Medio Oriente si è rivelato la mia mission impossible” disse Wolfensohn, a cui era stato  assegnato il compito di lavorare al cosiddetto disimpegno di Israele dalla striscia di Gaza. L’ex primo ministro britannico Tony Blair, subentrato a Wolfensohn alla guida del Quartetto, è stato l’ultimo leader del Quartetto di un certo peso sulla scena mondiale.

Il Quartetto è sopravvissuto sia al coinvolgimento di Wolfensohn che a Blair, che concluse il suo impegno con le dimissioni nel 2015. In realtà, il Quartetto è letteralmente sopravvissuto a se stesso e alla propria utilità, ammesso che ne abbia mai avuta una. Non compare praticamente mai nelle notizie, eppure esiste ancora e vede ancora il coinvolgimento degli Stati Uniti e delle sue altre componenti. Giusto per rammentare, il Quartetto venne fondato a Madrid nel 2002 e, come afferma il suo sito web, comprende le Nazioni Unite, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Russia.

Proprio un’occhiata al sito web del Quartetto è istruttiva per capire cosa c’è che non va in questo organismo. I suoi fallimenti, e sono numerosi, derivano da tutto il suo approccio a Israele. Lo slogan che compare nella parte superiore di ogni pagina del sito web del Quartetto recita: “Sostenere il popolo palestinese per costruire le istituzioni e l’economia di uno stato vitale e pacifico a Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est”. Esaminiamo questa frase.

Innanzitutto, non menziona per niente Israele. Il che già di per sé è un fatto di tutto rilievo, che non può essere giustificato in alcun modo. Come si può promuovere la pace tra due parti e ignorare l’esistenza stessa di una delle due parti?

Il sito web del Quartetto Usa-UE-Russia-Onu

In secondo luogo, è noto che le principali città israeliane e lo stesso aeroporto internazionale Ben-Gurion si troverebbero a brevissima distanza da terroristi schierati sul lato palestinese del confine di uno stato creato in “Cisgiordania”. Chi può onestamente credere che l’eventuale nuovo governo palestinese eliminerebbe quei terroristi? Qualcuno ricorda gli accordi di Oslo con cui l’Autorità Palestinese si era impegnata a mettere fuorilegge, disarmare ed estradare in Israele tutti i terroristi? Chi l’ha fatto rispettare? Chi farà rispettare i futuri impegni dei palestinesi?

Non basta. Collegare, come chiede il Quartetto, lo staterello terrorista di Gaza controllato da Hamas, che già esiste, con l’entità proposta in Giudea-Samaria (cioè in quella che il Quartetto chiama con termine di parte “Cisgiordania”) con un tunnel e/o una ferrovia creerebbe una contiguità territoriale che metterebbe in pericolo la sicurezza di Israele, un fatto ampiamente condiviso dall’establishment della difesa israeliana. E questo, se non altro, perché il tunnel o la linea ferroviaria ferrovia fenderebbero il centro d’Israele e collegherebbero fra loro questi due regimi anti-israeliani perennemente ostili, rafforzandone significativamente la potenziale capacità militare. Già oggi Hamas sfrutta ogni possibile opportunità per mandare terroristi da Gaza in Giudea e Samaria, quindi non è difficile immaginare cosa farebbe se le venisse garantito un sistema di tunnel autostradali e ferroviari attraverso il quale far passare tutto quello che vuole. Se Israele cercasse di interferire con l’utilizzo di quel corridoio da parte degli arabi palestinesi, diventerebbe immediatamente bersaglio di una severa condanna internazionale. Le Nazioni Unite minaccerebbero quasi sicuramente sanzioni, così come l’Unione Europea. Sotto tale pressione Israele esiterebbe ad agire, trovandosi così di fatto con le mani legate di fronte a una recrudescenza del terrorismo.

Un altro aspetto problematico che va affrontato nella dichiarazione d’intenti del Quartetto è il riferimento a un luogo chiamato “Gerusalemme est” che non esiste e non è mai esistito nella storia. Il termine “Gerusalemme est” è un costrutto artificiale che i sostenitori degli arabi usano nella loro propaganda per far sembrare che quella parte della città sia un’area intrinsecamente araba in cui gli ebrei non hanno diritto di stare. La verità è che vi sono quartieri ebraici nelle parti orientale, occidentale, settentrionale e meridionale di Gerusalemme. A suo tempo, gli agitatori anti-israeliani crearono il termine “Gerusalemme est” per una sola ragione: cercare di fare a brandelli la capitale d’Israele allo scopo di sconfiggere Israele. Quello che dicono realmente quando usano quel termine è che la Città Vecchia di Gerusalemme e i suoi quartieri circostanti non fanno parte di Israele né della Gerusalemme israeliana. Le parti originarie e più antiche di Gerusalemme sono ciò che etichettano falsamente come “Gerusalemme est”.

Per i promotori delle concessioni territoriali israeliane, il disimpegno da Gaza su cui Wolfensohn era così fortemente impegnato avrebbe dovuto costituire il precedente che speravano si sarebbe presto ripetuto nelle aree di Giudea e Samaria. Invece, Gaza è diventata l’illustrazione più lampante del motivo per cui cedere Giudea e Samaria a un’Autorità Palestinese perennemente ostile e profondamente corrotta è un’idea assolutamente pericolosa.

Sotto la guida di Abu Mazen, l’Autorità Palestinese sa bene che gli inviati del Quartetto e la sua burocrazia sono prevenuti a loro favore quanto e più delle Nazioni Unite, ed è per questo che continua a fare appelli al Quartetto per continuare ad avere una parte in commedia quando tanti suoi ex amici in tutto il mondo improvvisamente non sono più disposti a piegarsi alle sue pretese.

Il clima politico del Medio Oriente è cambiato notevolmente negli ultimi anni, in buona parte grazie al lavoro del team sul Medio Oriente dell’amministrazione Trump. Una cosa che l’amministrazione americana può fare adesso, per dare sostegno a ciò che è stato realizzato in Medio Oriente durante il suo mandato, sarebbe porre fine alla sponsorizzazione del Quartetto da parte degli Stati Uniti. E prima lo fa, meglio è.

(Da: Israel HaYom, 8.12.20)