Un rapporto strabico, incompleto, prevenuto

Le conclusioni della Commissione d’indagine del Consiglio Onu per i diritti umani sulla guerra a Gaza sono a tratti di una dabbenaggine persino imbarazzante

Mary McGowan Davis, presidente della Commissione d’inchiesta del Consiglio Onu per i diritti umani, Alle sue spalle, l’altro membro della Commissione, Doudou Diène

Mary McGowan Davis, presidente della Commissione d’inchiesta del Consiglio Onu per i diritti umani, Alle sue spalle, l’altro membro della Commissione, Doudou Diène

“Israele sta studiando il rapporto della Commissione d’inchiesta del Consiglio Onu dei diritti umani. Sin d’ora, tuttavia, si possono fare alcune osservazioni sul funzionamento della Commissione in generale”. Lo afferma un comunicato diffuso lunedì dal portavoce del Ministero degli esteri israeliano, che prosegue: “E’ ben noto che l’intero processo che ha portato alla produzione di questo rapporto era sin dall’origine politicamente motivato e moralmente sbagliato. Israele, così come prende seriamente in considerazione ogni denuncia indipendentemente dalla sua origine, studierà attentamente anche questo rapporto. Prendiamo nota tuttavia del fatto che gli autori stessi del rapporto ammettono di non disporre di molte informazioni rilevanti. Ed è comunque deplorevole che il rapporto non riesca a vedere la profonda differenza che esiste fra il comportamento etico tenuto dalle Forze di Difesa israeliane durante l’operazione Margine Protettivo e quello terroristico delle organizzazioni che hanno dovuto affrontare”.

Asilo israeliano durante un allarme anti-aereo della scorsa estate

Asilo israeliano durante un allarme razzi della scorsa estate

“Il rapporto – prosegue il comunicato del Ministero degli esteri israeliano – è stato commissionato da un organismo notoriamente di parte, sulla base di un mandato chiaramente di parte, e inizialmente affidato a un presidente, William Schabas, spudoratamente prevenuto. Il Consiglio Onu per i diritti umani è affetto da una particolare ossessione contro il solo Israele, e approva più risoluzioni specifiche contro Israele che contro la Siria, l’Iran e la Corea del Nord messi insieme. Per la verità, più risoluzioni su Israele che su tutti gli altri paesi messi insieme. Il mandato della Commissione d’inchiesta dava per scontata sin dall’inizio la colpevolezza di Israele e il presidente sotto cui ha svolto il grosso dei lavori, William Schabas, è stato costretto a dimettersi a causa di un palese conflitto di interessi che aveva nascosto alle Nazioni Unite (un lavoro retribuito per conto dei palestinesi). La Commissione d’inchiesta mancava inoltre degli strumenti e delle competenze necessari per condurre un esame serio e professionale delle situazioni di un conflitto armato. Israele prenderà in considerazione il rapporto alla luce di queste carenze fondamentali, esortando tutti gli osservatori imparziali a fare lo stesso”.

“Israele – conclude il comunicato di Gerusalemme – è un paese democratico rispettoso dello stato di diritto, che è costretto a difendersi contro terroristi palestinesi che commettono regolarmente un doppio crimine di guerra: prendono di mira indiscriminatamente i civili israeliani e mettono deliberatamente in pericolo i civili palestinesi, compresi i bambini, usandoli come scudi umani. Nel difendersi dagli attacchi, i militari israeliani hanno agito in conformità ai più elevati standard internazionali. Ciò è stato confermato sia da un esame approfondito condotto da esperti militari e legali israeliani, sia da rapporti di professionisti militari di fama internazionale. Israele continuerà a rispettare il diritto di guerra, nonostante le tattiche spietate dei suoi nemici. E continuerà a indagare ogni presunta irregolarità in conformità con gli standard internazionali e a cooperare con gli organismi delle Nazioni Unite che operano in maniera obiettiva, equa e professionale”.

(Da: MFA, 22.6.15)

Gadi Yarkoni, che ha perso le gambe in un attacco di mortaio palestinese dello scorso agosto, è stato recentemente eletto sindaco di

Gadi Yarkoni, che ha perso le gambe in un attacco di mortaio palestinese dello scorso agosto, è stato recentemente eletto sindaco della municipalità di Eshkol

Scrive Avi Issacharoff, su Times of Israel: «Il rapporto delle Nazioni Unite sull’operazione Margine Protettivo è tutt’altro che sorprendente e non offre nessuna conclusione di qualche portata. Come previsto, il rapporto accusa Israele e le “organizzazioni palestinesi” di possibili crimini di guerra. Il rapporto non rivela nulla che non fosse già noto e non presenta nessuna scoperta rilevante. Le organizzazioni palestinesi, guidate da Hamas, hanno effettivamente sparato migliaia di razzi contro le città israeliane, e centinaia di non combattenti palestinesi sono effettivamente rimasti uccisi nella guerra della scorsa estate. Il dato fondamentale, e più rilevante, è proprio quello che manca in questo rapporto: Israele non avviò la guerra e si è essenzialmente concentrato sull’obiettivo di fermare i lanci di razzi di Hamas e impedire infiltrazioni terroristiche attraverso i tunnel. Praticamente sin dal primo giorno Israele ha accettato tutti i cessate-il-fuoco proposti, ma è Hamas quella che ha insistito nel continuare a lanciare razzi da dentro aree densamente abitate, sapendo bene che ciò avrebbe comportato un prezzo pesante. Quel prezzo – il numero dei morti civili – non solo era messo in conto dal gruppo terroristico, ma era accolto con favore. I capi di Gaza sapevano che sarebbe arrivata ineluttabile la condanna internazionale di Israele, e questo rapporto ne è la riprova. Servono a ben poco le reazioni degli esponenti di tutto l’arco politico israeliano, che sembrano fare a gara su chi reagisce più rapidamente e con più forza. I loro commenti non cambieranno l’opinione pubblica internazionale e l’Onu continuerà a dare addosso a Israele. Il rapporto, che pretende di essere obiettivo, suona a tratti come un brutto scherzo. Scrivere che l’inchiesta “non può stabilire in modo definitivo quale fosse l’intento dei gruppi armati palestinesi per quanto riguarda la costruzione e l’uso dei tunnel” sotto il confine, aggiungendo che l’uso dei tunnel da parte di Hamas è legittimo finché è rivolto contro obiettivi militari, non è una cosa seria: è un’affermazione al servizio della propaganda di Hamas, fatta da persone che non hanno la minima idea di quello accade qui né di cosa accada fra i nemici di Israele. Allo stesso modo, interpretare come un “preavviso” per risparmiare civili israeliani le minacce di Hamas di bombardare Tel Aviv e il suo aeroporto suona come una tragica barzelletta. Hamas naturalmente ha elogiato la scelta delle Nazioni Unite di condannare Israele. Perché non dovrebbe? Il rapporto si spinge al massimo a criticare i “funzionari di Gaza” che non hanno manifestato la volontà di indagare sui crimini di guerra della parte palestinese, come se si trattasse di azioni ad opera di qualche misteriosa organizzazione straniera e non della dirigenza stessa di Hamas. I lanci di razzi sono attribuiti a non meglio identificati “gruppi armati palestinesi” o alle Brigate Ezzedin al-Qassam, quasi senza menzionare che hanno giusto qualche collegamento con Hamas. Alle fine dei conti, questo rapporto molto probabilmente non cambierà nulla. Il prossimo round scoppierà quando Hamas lancerà di nuovo raffiche di razzi su Israele, e Israele reagirà bombardando i siti da cui sono stati lanciati i razzi anche se si trovano in zone abitate, e le Nazioni Unite torneranno a condannare Israele».

(Da: Times of Israel, 22.6.15)