Un udito sopraffino, ma solo dentro la testa

Ricercatori dell’Università di Gerusalemme e del Weizmann hanno scoperto nell’uomo neuroni con una capacità di discernere frequenze molto superiore a quella delle cellule che generano il segnale e del nervo uditivo che lo porta al cervello

image_1973La ragione per cui nell’uomo si sia sviluppata una tale sensibilità risulta ancora un mistero. L’udito umano è tarato in modo da discriminare con accuratezza le differenze di frequenza dei suoni, ma la capacità dell’orecchio impallidisce in confronto con quella esibita da singoli neuroni della corteccia cerebrale deputata a elaborare i segnali sonori, che hanno una capacità di discriminare le frequenze quasi incredibile.
La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Gerusalemme e dell’Istituto Weizmann di Rehovot, diretti da Israel Nelken e Yael Bitterman, che la illustrano in un articolo sull’ultimo numero della rivista “Nature”.
La cosa apparentemente paradossale è che questi neuroni sono capaci di discernere fra frequenze con una sensibilità 30 volte superiore a quanto non siano in grado di fare le cellule sensoriali dell’orecchio interno, superando sotto questo aspetto le capacità discriminatorie di quasi tutti i mammiferi non umani, con l’eccezione dei pipistrelli. In altri termini, nell’ascolto queste cellule non sfrutteranno mai appieno le proprie possibilità: la loro capacità di risoluzione eccede di gran lunga quella delle cellule che generano il segnale e quella del nervo uditivo che lo trasporta fino al cervello.
“In effetti è un mistero la ragione per cui nell’uomo si sia sviluppata una tale sensibilità – osserva Itzhak Fried, dell’UCLA, che ha partecipato alla ricerca – Una simile selettività non è necessaria per la comprensione del parlato, ma potrebbe avere un ruolo nelle capacità musicali. Ci sono anche prove che la discriminazione nelle frequenze è correlata nell’uomo a diverse competenze cognitive, fra cui la memoria di lavoro e la capacità di apprendimento, ma servono altre ricerche per chiarire questo rompicapo”.
La scoperta è stata resa possibile dal monitoraggio dell’attività cerebrale di alcuni pazienti affetti da una forma di epilessia incoercibile, nei cui cervelli erano stati introdotti elettrodi per identificare con precisione la localizzazione dei loci all’origine dalla patologia in vista di un trattamento chirurgico.

(Da: Le Scienze, 15.01.08)