Una faziosità esasperante

Il parere della Corte dell’Aja sulla barriera anti-terrorismo: commenti dalla stampa israeliana

image_289Il parere della Corte Internazionale dell’Aja sulla barriera anti-terrorismo: alcuni commenti dalla stampa israeliana

Scrive Ha’aretz: Il totale rigetto delle ragioni di Israele è esasperante. E’ ben difficile accettare la completa omissione del terrorismo palestinese da parte della Corte dell’Aja e il vago riferimento ad una “violenza” contro gli israeliani, i cui esecutori e mandanti sembrano del tutto anonimi. Nel suo fervore di presentare i palestinesi come vittime innocenti, la Corte ignora gli attentati suicidi e ogni altro attacco terroristico. Qui sta la grande differenza tra la decisione della Corte dell’Aja e quella dell’Alta Corte di Giustizia israeliana circa la barriera difensiva. La Corte israeliana ha riconosciuto la necessità della barriera per la sicurezza e ha accolto l’approccio del governo secondo cui la costruzione della barriera ha lo scopo di proteggere i cittadini e non di annettere territori. C’è un solo punto sul quale la Corte dell’Aja e quella di Gerusalemme concordano: le esigenze di sicurezza di Israele non devono ignorare i diritti della popolazione palestinese, e dunque non deve essere costruita una barriera che leda i diritti di movimento, di impiego e di istruzione. Israele ha degli obblighi e delle responsabilità non solo verso la sicurezza degli israeliani, ma anche verso le condizioni di vita degli abitanti dei territori. Solo in questo senso il tracciato della barriera deve essere riprogettato.

Scrive Yediot Aharonot: Leggendo la decisione della Corte dell’Aja non restano dubbi: se i giudici della Corte internazionale fossero stati chiamati a decidere della legalità dell’esistenza di Israele, a maggioranza avrebbero deliberato che lo stato ebraico è un’entità illegale. La decisione della Corte, che non spende neanche una parola per condannare il terrorismo, è totalmente di parte. Tutta la colpa viene attribuita a Israele. Delle argomentazioni di Israele non ne viene accolta nemmeno una. Viceversa, tutte le affermazioni arabe e palestinesi, anche le più estremiste, sono state accolte e fatte proprie dalla Corte.

Scrive Ma’ariv: Quella della Corte dell’Aja passerà alla storia come una delle decisioni più carenti e peggio concepite che siano mai state prese da un organismo legato alle Nazioni Unite. Ignorando completamente le legittime esigenze di Israele, giungendo al punto di non menzionare nemmeno la parola terrorismo, la Corte ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio quanto la sua opinione fosse predeterminata. La spudorata iniquità e la faziosità anti-israeliana inerenti alla sentenza renderanno più facile per Israele ignorarla. La decisione sarebbe stata molto più problematica per Israele se la Corte si fosse concentrata sul tracciato della barriera anziché sulla sua stessa esistenza. L’Alta Corte di Giustizia israeliana aveva già decretato che alcune sezioni della barriera sono illegali e aveva ordinato di ridisegnarne il percorso allo scopo di minimizzare il più possibile la quantità di terreni palestinesi espropriati per la costruzione. Se la Corte dell’Aja avesse prestato attenzione alla Corte israeliana e avesse sentenziato che il problema non è la barriera difensiva in se stessa ma il suo percorso, avrebbe contribuito ad accrescere la pressione sul governo israeliano affinché costruisca la barriera in corrispondenza o a ridosso della Linea Verde [la ex linea armistiziale fra Israele e Giordania dal 1949 al 1967], rafforzando l’idea sempre più radicata, benché errata, che quella linea costituisca il confine di fatto di Israele. Ma non è andata così. Ignorando ogni legittima esigenza di Israele e appiattendosi totalmente sulla posizione palestinese, la Corte dell’Aja si è giocata tutta la credibilità che poteva avere quale importante organismo di giurisprudenza internazionale, relegando se stessa nella parte dell’ennesima istituzione Onu politicamente corrotta e prezzolata.

Scrive Jerusalem Post: Molte cose sono state dette e molte restano da dire sull’opinione espressa venerdì dalla Corte dell’Aja, per lo più riguardo alla competenza della Corte, alla sua capacità e alla sua ragionevolezza. Come può Israele aspettarsi giustizia da un tribunale internazionale nel quale nessun giudice israeliano ha diritto di sedere? Come può aspettarsi giustizia da un tribunale nel quale siede un giudice egiziano (che aveva già pubblicamente espresso il suo parere negativo sulla barriera prima che il tribunale si riunisse)? Come può aspettarsi giustizia da una Corte la cui competenza nella materia era stata contestata praticamente da tutti i paesi democratici rispettosi del diritto (Europa inclusa), e sostenuta invece praticamente solo da dittature? Come può aspettarsi giustizia da una Corte che accantona la questione che ha generato la necessità della barriera, cioè il terrorismo? Ma il punto non è questo. Il verdetto sarebbe scandaloso se la Corte dell’Aja fosse partita da un qualche previo standard di riconosciuta integrità. In questo caso, invece, tutti sapevano fin dall’inizio quale sarebbe stato il suo giudizio. Da tribunali farsa può venire solo una giustizia farsa. Più interessante è la questione dell’uso politico che verrà fatto di questo verdetto. Di Saeb Erekat e dei suoi epigoni sappiamo già a che velocità si sono gettati su questo documento, ultimo di una serie di risoluzioni Onu irrilevanti, faziose o interpretate in modo tendenzioso allo scopo di creare l’impressione di una causa palestinese legalmente inattaccabile. Per gli Stati Uniti, l’amministrazione Bush ha già respinto il parere della Corte dell’Aja in quanto non competente, e ha già detto che opporrà il veto al Consiglio di Sicurezza a qualunque risoluzione che scaturisse da quel parere. E il contendente Kerry è d’accordo. Resta da vedere cosa farà l’Europa.

(Da: Ha’aretz, Yediot Aharonot, Ma’ariv, Jerusalem Post, 11.07.04)

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