Una giornata nera per il Medio Oriente

Revocate le sanzioni, miliardi di dollari affluiranno nelle casse di Teheran ampliando la sua capacità di alimentare terrorismo e bagni di sangue

Di Avi Issacharoff

Avi Issacharoff, autore di questo articolo

Avi Issacharoff, autore di questo articolo

Il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha twittato sabato che “è giunto il momento per tutti, soprattutto per le nazioni musulmane, di prendersi per mano e liberare il mondo dall’estremismo violento. L’Iran è pronto”.

L’affermazione è giunta in perfetta coincidenza con la notizia della morte per fame di un altro abitante di Madaya, la città siriana assediata da mesi dalle forze del presidente Bashar Assad, alleato dell’Iran. Ed è anche giunta nel mezzo alle continue notizie sulle uccisioni quotidiane di civili perpetrate in Siria dalle forze di Assad, sostenute da combattenti delle Guardie Rivoluzionarie iraniane e dagli Hezbollah libanesi armati dall’Iran. Si calcola che siano circa 250.000 le persone uccise, per la maggior parte ad opera delle forze del regime assistite dall’Iran, dall’inizio della guerra civile siriana, quasi cinque anni fa.

Il contributo dello “Stato Islamico” (ISIS) al bilancio inesorabilmente in aumento delle vittime siriane non può essere ignorato. Proprio questo fine settimana si è saputo che le sue forze hanno perpetrato un ennesimo massacro di soldati di Assad e relative famiglie, nella zona di Deir el-Zour. Ma se qualcuno nell’amministrazione Obama o nella leadership europea pensa che i combattimenti in Siria vedano in campo i “buoni” (Assad, l’Iran, gli Hezbollah) contro i “cattivi” (l’ISIS) farebbe bene a verificare meglio i fatti.

La rimozione delle sanzioni contro l’Iran non rappresenta un giorno di festa, per il Medio Oriente. E’, piuttosto, un giorno sinistro per la regione, che vedrà affluire miliardi nelle casse del regime iraniano, buona parte dei quali porteranno una grande quantità di armi, conflitti, spargimenti di sangue e morti in tutta la regione.

Bambino siriano nella cittadina di Madaya assediata da sei mesi dalle forze sostenute dall'Iran

Bambino siriano nella cittadina di Madaya assediata da sei mesi dalle forze sostenute dall’Iran

Con grande beneficio dell’Iran, l’ISIS investe una quantità enorme di denaro e risorse per assicurarsi d’essere percepito come la forza del male assoluto. Una conseguenza è quella di creare l’impressione che il regime iraniano, in confronto, sia relativamente pragmatico, un’entità con cui si può negoziare. Ma poi arrivano le notizie da Madaya, così come da moltissimi altri luoghi, a ricordarci qual è il vero volto del regime iraniano. Uno sguardo alle numerose aree di conflitto nella nostra regione mette in evidenza l’onnipresente coinvolgimento dell’Iran nel bagno di sangue: nello Yemen, in Iraq, in Siria, in Libano e anche nella striscia di Gaza.

Tutto questo avrebbe dovuto far squillare da tempo i campanelli d’allarme alla Casa Bianca e nelle altre capitali. Ma quelli come Susan Rice e Ben Rhodes (consiglieri per la sicurezza nazionale Usa) sono bloccati nell’illusione che l’Iran salverà il mondo dagli estremisti islamici sunniti. Sarebbe ridicolo, se non fosse tragico.

Oltre naturalmente ai cittadini iraniani, coloro che sono in procinto di beneficiare della revoca delle sanzioni contro l’Iran sono: Hezbollah, che dispone già di circa 150.000 razzi e missili di vari tipi e dimensioni e che è ora è destinato a ricevere molti più aiuti finanziari dall’Iran; le milizie popolari in Iraq; gli Huthi nello Yemen; e Hamas a Gaza (oltre alla Jihad Islamica, se aggraderà all’Iran).

Per gli stati sunniti relativamente moderati, questo è davvero un giorno triste: il giorno in cui l’Iran viene accolto nella comunità internazionale e contemporaneamente viene aiutato ad allargare la sua capacità di sostenere le forze terroristiche e destabilizzanti in quegli stati sunniti e altrove.

È vero, è improbabile che l’impianto ad acqua pesante di Arak possa produrre una bomba al plutonio nel prossimo futuro. Ma l’accordo sul nucleare e la rimozione delle sanzioni non farà che aggravare il terrorismo sciita, e certamente non farà nulla per la popolazione che muore letteralmente di fame a Madaya.

(Da: Times of Israel, 17.1.16)