Una nuova Onu, fedele agli ideali di 70 anni fa

La nomina di un nuovo Segretario generale e la sessione dell'Assemblea Generale del mese prossimo offrono l'occasione per porre fine al pregiudizio anti-israeliano delle Nazioni Unite

Editoriale del Jerusalem Post

L’inclinazione delle Nazioni Unite contro Israele è un fatto ben documentato. Il punto più basso è stato senza dubbio la risoluzione, approvata nel 1975 su impulso dell’Unione Sovietica, che equiparava il sionismo al razzismo. Il crollo dell’Unione Sovietica non ha migliorato le cose (a parte la doverosa abrogazione di quella risoluzione nel 1991). I paesi arabi e le altre nazioni del terzo mondo hanno continuato a votare in blocco contro lo stato ebraico.

Per decenni Israele è stato l’unico paese membro cui veniva costantemente negata l’ammissione in un gruppo regionale, che è la struttura organizzativa attraverso la quale gli stati possono entrare a far parte di organismi e comitati delle Nazioni Unite. I paesi arabi si rifiutano ancor oggi di permettere l’ingresso di Israele nel gruppo regionale asiatico, il raggruppamento geopolitico naturale di Israele. Anche se finalmente, nel maggio 2000, Israele è stato ammesso nel gruppo “paesi occidentali e altri”, la sua appartenenza rimane limitata e senza la possibilità di partecipare alle attività della sede Onu di Ginevra.

Israele è l’unico paese al mondo che compare nell’ordine del giorno permanente del Consiglio Onu per i diritti umani. Paesi che perpetrano costantemente orribili violazioni dei diritti umani, come il Sudan e l’Iran, vengono menzionati dal Consiglio Onu per i diritti umani – quando vengono menzionati – solo nell’ambito del dibattito generale. Così, non solo il numero di risoluzioni portate contro Israele nel Consiglio Onu per i diritti umani supera quelle portate contro ogni altro singolo paese: superano anche – e di molto – il totale delle risoluzioni portate contro tutti gli altri paesi del mondo messi insieme. Nel 2015, per esempio, il Consiglio Onu per i diritti umani ha avanzato 20 risoluzioni contro Israele per presunte violazioni dei diritti umani, e solo tre contro tutti altri paesi (una contro l’Iran, una contro la Siria e una contro la Corea del Nord).

Irina Bokova, attuale direttrice Unesco, possibile candidata bulgara a Segretario generale Onu

Irina Bokova, attuale direttrice Unesco e possibile candidata bulgara a Segretario generale Onu

I “relatori speciali” sulla “situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967″ hanno fatto a gara in fatto di faziosità anti-israeliana. Nel 2008 John Dugard giustificò il terrorismo palestinese come una “conseguenza inevitabile” delle azioni di Israele. Richard Falk ha paragonato il trattamento dei palestinesi da parte di Israele al comportamento dei nazisti durante la Shoà. Nel 2009 Richard Goldstone, per conto delle Nazioni Unite, ha accusato Israele di colpire intenzionalmente i civili, salvo poi ritrattare l’infamia in un editoriale del 2011.

Nella sua visita in Israele dell’agosto del 2013, il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ammise il pregiudizio delle Nazioni Unite. “Purtroppo – disse Ban Ki-moon, rispondendo a una domanda sulla discriminazione anti-israeliana all’Onu – a causa del conflitto, Israele è gravato di accuse e subisce pregiudizi, talvolta anche discriminazioni. E’ una situazione spiacevole” ha aggiunto, sottolineando che Israele dovrebbe essere trattato allo stesso modo di tutti gli altri 192 stati membri.

È ora di cambiare. Ban Ki-moon termina il suo secondo mandato il 31 dicembre. Per consuetudine la carica ruota fra le regioni e adesso è la volta dell’Europa orientale. Fra i favoriti figurano due donne bulgare cui si offre l’opportunità di intervenire dove Ban Ki-moon ha fallito, adottando misure concrete per porre fine ai pregiudizi anti-Israele delle Nazioni Unite.

Kristalina Georgieva, attuale vicepresidente della Commissione europea responsabile del bilancio, un’altra possibile candidata bulgara a Segretario generale Onu

Kristalina Georgieva, oggi vicepresidente della Commissione europea e Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane, possibile candidata bulgara a Segretario generale Onu

Negli ultimi anni vi sono stati alcuni segnali positivi. Nel 2009 le Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione proposta da Israele a proposito di tecnologie agricole per lo sviluppo. Nel gennaio 2015 l’Assemblea Generale ha tenuto per la prima volta una sessione speciale dedicata all’aumento delle violenze antisemite nel mondo. Un segnale di normalizzazione può essere visto anche nella crescente quantità di beni e servizi che le istituzioni delle Nazioni Unite acquistano da Israele, in gran parte prodotti informatici, elettro-medicali e apparecchiature per comunicazioni (a conferma, per inciso, dell’indubbio valore delle tecnologie avanzate israeliane).

L’Onu ha una lunga storia di pregiudizi contro Israele, ma un cambiamento è possibile. Un tempo l’Onu era molto diversa. Lo stato d’Israele si è realizzato grazie, fra l’altro, alla risoluzione 181 sulla spartizione del Mandato Britannico approvata dall’Assemblea Generale il 29 novembre 1947.

La nomina di un nuovo Segretario generale e la sessione d’apertura dell’Assemblea Generale il prossimo mese offrono l’occasione per una vera modifica del trattamento riservato a Israele. Il prossimo Segretario generale dovrebbe adottare misure per integrare Israele nelle istituzioni dell’Onu, porre fine all’approccio fazioso del Consiglio per i diritti umani e compiere ulteriori passi verso la normalizzazione dei rapporti fra Nazioni Unite e Israele. Se ne sarà capace, le Nazioni Unite del XXI secolo si riavvicineranno agli ideali delle Nazioni Unite che quasi 70 anni fa sostennero la nascita dello stato di Israele.

(Da: Jerusalem Post, 21.8.16)