Una tregua dalle drammatiche conseguenze?

Anziché sganciarsi definitivamente, Israele è ricollegato alla striscia di Gaza

Da un articolo di Guy Bechor

image_2162Oggi la striscia di Gaza è come un serbatoio strapieno con due sbocchi. Israele controlla uno dei due sbocchi, mentre l’Egitto tiene il dito sull’altro. Il primo che toglie il dito si ritrova con la striscia di Gaza che gli si riversa addosso per molti anni a venire. Israele ha ceduto per primo e ne pagherà le conseguenze storiche, demografiche e di sicurezza.
Sin dalla guerra del sei giorni (1967), gli egiziani sono rimasti ai margini a guardare con malcelata soddisfazione mentre israeliani e palestinesi si distruggevano a vicenda nella striscia di Gaza. Quando Israele si è disimpegnato da Gaza (nel 2005), la speranza era di vederla ricollegata all’Egitto. Con una mossa sofisticata, venne imposto alla striscia di Gaza un assedio in gran parte psicologico e per la prima volta dal 1967 l’ peso si spostava sull’Egitto.
Il mondo arabo reagiva con furore alla chiusura dei valichi per Gaza: come poteva l’Egitto non aprire la sua frontiera per aiutare i palestinesi? La pressione dei mass-media sul regime di Mubarak diventava enorme e si stava per conseguire un risultato storico: la striscia di Gaza stava per essere riportata dentro al mondo arabo.
Naturalmente gli egiziani non avevano alcun interesse a vedere l’onere di Gaza spostarsi su di loro e dunque furono loro quelli che hanno esercitato maggiori pressioni, soprattutto su Israele, per arrivare alla recente tregua. Non l’hanno fatto per amore dei palestinesi, bensì per distanziarsi da loro cosicché l’onere tornasse addosso a Israele: quello stesso Israele che ha già pagato un prezzo pesante per cercare di disimpegnarsi da Gaza.
Per diversi mesi Israele è riuscito a tenere testa all’Egitto, tenendo il dito sullo sbocco dalla sua parte. Ma ora si capisce che l’Egitto aveva interesse a vedere i razzi dei terroristi continuare a piovere da Gaza su Israele cosicché Israele cedesse e Gaza le restasse attaccata addosso.
Hamas ha fatto il lavoro per loro. Il vero e completo disimpegno israeliano da Gaza era ormai vicino quando Mubarak ha promesso a Hamas che avrebbe unilateralmente riaperto la frontiera a Rafah (tra striscia di Gaza e Sinai egiziano) se non si fosse arrivati alla tregua. Eravamo solo a un Qassam da questo risultato.
Ma Gerusalemme ha ceduto: ha accettato il “periodo di calma” e ha tolto il dito dal suo sbocco. Da adesso in avanti Gaza sarà di nuovo attaccata a Israele, e chissà per quanto tempo. Il valico di Rafah con l’Egitto resterà chiuso durante il “periodo di calma”, mentre Israele ha riaperto i suoi valichi verso la striscia di Gaza. In altri termini, torna a rifornire i terroristi che vogliono la sua rovina.
Quel che è peggio, una volta riaperti i valichi i palestinesi chiederanno che sia permesso il transito da Gaza alla Cisgiordania dei “civili innocenti” e così vedremo gli uomini addestrati in Iran e il know-how per la produzione di razzi e missili passare in Cisgiordania, in vista del piano di Hamas di prendere anche là il potere.
Così la ricerca di una calma temporanea e superficiale procurerà grandi danni strategici, con le maggiori città israeliane che finiranno nel raggio della gittata dei Qassam. Il tutto perfettamente prevedibile, in modo quasi imbarazzante.

(Da: YnetNews, 22.06.08)